Rubrica “Altro punto di vista”. L’ansia è causa di disagio soggettivo e provoca limitazioni in aree importanti dell’esistenza della persona. Capita a tutti noi di pensare ad alcuni eventi della nostra vita che più di altri ci preoccupano, ma ci sono alcune persone che sono ossessionati da questi pensieri ansiogeni; preoccuparsi in maniera eccessiva fa più male che bene. Chi soffre di “preoccupazione cronica”, ha l’errata percezione che il suo continuo “ripensare” alle stesse cose gli permetta di risolvere i problemi e provvedere al futuro. Al contrario però, questo meccanismo non si rivela efficace poiché gli schemi di pensiero ricorrenti ostacolano l’elaborazione cognitiva e causano un eccesso di stimolazione delle aree celebrali. L’estrema “vigilanza” rende il corpo e la mente non in grado di affrontare difficoltà e tensioni nel modo giusto. Questa “preoccupazione perenne” è chiamata disturbo d’ansia generalizzata. Si tratta di un disturbo che interessa il 5% della popolazione italiana e circa tre milioni di persone. L’ansia è causa di disagio soggettivo ( ciò che crea ansia ad una persona non lo crea ad un’altra) e provoca limitazioni in aree importanti dell’esistenza della persona. Dunque il preoccuparsi eccessivamente non aiuta la persona, anzi. Ma perché molte persone utilizzano questo meccanismo ? Perché credono di controllare e risolvere un problema pensandoci giorno e notte. Le ricerche dimostrano che quanto più indugiamo sui pensieri negativi, tanto più i relativi pericoli ci sembrano reali e continuano a ripresentarsi nella nostra testa (e vita), a volte in maniera incontrollabile. Il meccanismo perverso fa si che la persona pensi ripetutamente al problema che ritiene spinoso illudendosi di controllarlo, mentre in realtà finisce per perdersi nel problema stesso e conseguentemente cerca di evitarlo passando la giornata a dirsi “ non ci devo più pensare” ottenendo però l’effetto contrario. Ecco dunque che i preoccupati cronici vanno incontro a problemi di salute e a sintomi somatici quali tensione muscolare, irritabilità, difficoltà legate al sonno e irrequietezza.
Trattamento
Nel trattamento sistemico-relazionale del disturbo d’ansia generalizzato viene utilizzato un protocollo che prevede l’impiego di procedure quali:- Psicoeducazione, che consiste nel fornire al paziente informazioni relative al ruolo che hanno le credenze sulle preoccupazioni nell’insorgenza e nel mantenimento del disturbo
- Individuazione dei pensieri disfunzionali (es. giudizi sulle preoccupazioni) alla base del disturbo e messa in discussione di tali valutazioni
- Apprendimento di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia
[caption id="attachment_5182" align="alignleft" width="81"] Elena Lorenzini[/caption] Psicologa – Elena Lorenzini – elena.lorenzini@alice.it]]>