Natale, viene a dirci che possiamo costruire ancora un mondo in cui condividere, significa aprirsi a nuovi orizzonti di pace, giustizia, equità sociale e amore. Nel Natale, il termine Condivisione, cioè il “mettere in comune il tutto” che la vita ci offre, senza se e senza ma, trova il suo fulcro più importante, nel racconto evangelico dell’annuncio dell’angelo ai pastori dormienti. Il Divino, comunica con l’umano scegliendo non i dotti e i sapienti dell’epoca, ma solo poveri guardiani di pecore, considerati “i paria”, cioè coloro che non avevano alcuna voce in capitolo nella società ebraica. Dio, facendosi uomo, si rivela agli umili per tracciare nel mondo una strada di salvezza dopo la rovinosa caduta nel giardino dell’Eden. La risposta dei piccoli pastori, al messaggio del Natale, è quella stupita di chi, con innocenza e semplicità vede, in quella normalissima e tenera scena di un bambino povero come loro, avvolto in fasce e bisognoso di tutto, con accanto due genitori più stupiti di loro, è quella di una condivisione fatta di piccole cose: un po’ di cibo, qualche panno per scaldare il bambino, il cuore pieno di gioia per aver trovato, in quella piccola carne, la presenza del Dio altissimo. Il nostro tempo riscopre la parola “condividere”, nelle tante immagini che la rete informatica ci offre con incredibile velocità. Si condivide tutto, da ogni parte del mondo: immagini, video, messaggi, documenti, conversazioni e dialoghi, stati d’animo, affetti, rancori, odi, auguri e tante altre sensazioni che corrono sul filo di social e contenitori informatici, dove l’essere invisibili, coperti da una rete telematica, ci autorizza o ci dà il diritto a ad essere quel che non siamo. A volte mi domando dove sia andato a finire quell’antico senso di condivisione che ha unito la nostra gente, anche nei momenti di più cupa disperazione. la virtualità di un tale sentimento, ci fa dimenticare chi sono gli altri, chi è il nostro vicino prossimo, chi naviga non nelle facili onde della rete, ma nella quotidianità fatta di solitudine e di sofferenza. Nelle istituzioni, anche quelle religiose, forse non si guarda più alla condivisione del prossimo, quanto a condividere discorsi e teorie che non mettono al centro l’uomo. Don Andrea Gallo, il discusso e amato prete di frontiera, morto qualche anno fa, scriveva in merito alla vera condivisione nella sua piccola e contestata Chiesa: “Arriva il momento in cui spezzo il pane con i miei randagi’ di strada: è il momento più bello che mi fa capire quanto la Chiesa sia davvero Santa nei suoi testimoni sconosciuti e nascosti agli occhi del mondo.” Natale, viene dunque a dirci che possiamo costruire ancora un mondo in cui condividere, significa aprirsi a nuovi orizzonti di pace, giustizia, equità sociale e amore fraterno; questo si può fare, se al centro della nostra vita mettiamo l’uomo e chi si sta accanto nei nostri pensieri]]>
"Dieci Lettere" per un Buon Natale: "C" come condivisione
- Autore dell'articolo:Redazione
- Articolo pubblicato:18/12/2016
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