Fallimento Floramiata: il resoconto dalle pagine del Corriere di Siena
I lavoratori di Floramiata a Campo di Fiera. Chiedono lavoro per tutti (part time) anche durante l’esercizio provvisorio
Una assemblea molto partecipata e infuocata quella che si è svolta ieri mattina a Piancastagnaio, nello spazio di Campo di Fiera, in prossimità della sede della unione dei comuni Amiata Val d’Orcia. Oltre un centinaio di dipendenti di Floramiata, a cui si sono uniti rappresentanti delle confederazioni sindacali, delle istituzioni locali, dei partiti politici, nonché singoli cittadini giunti per testimoniare la loro vicinanza e solidarietà ai lavoratori, dopo la drammatica sentenza di fallimento del complesso serricolo di Casa del Corto. A tenere le fila della discussione
Paola Bittarello, per la Flai Cgil, Daniela Cherubini, per la Fai Cisl e Antonio Pietrilli, in rappresentanza della Uila Uil. Ha esordito Bittarello, ricordando come i lavoratori hanno sempre tenuto “un profilo di grande responsabilità all’interno dell’azienda”, durante il lungo periodo di crisi. “Per quanti sostenevano che con Montanari non esistevano prospettive di futuro, ora non ci sono più alibi”, ma quello che conta di più in questa situazione è “assumere tutti i provvedimenti nei tempi più brevi”. E non appena ha fatto riferimento a quei lavoratori, una cinquantina, che ieri mattina erano stati richiamati a lavoro dal curatore fallimentare, il malcontento ha cominciato a serpeggiare tra i presenti, che alla fine hanno sbottato. Non facile da comprendere i criteri seguiti, sfuggiti agli stessi rappresentanti sindacali, nella scelta del personale da impiegare in questo periodo, per altro molto limitato, di “esercizio provvisorio”. Non si è tenuto conto né degli scatti di anzianità, né del carico familiare, mentre il sindacato avrebbe dovuto maggiormente vigilare – è stato detto. Cherubini ha richiamato l’attenzione sulla importanza di un provvedimento come quello dell’esercizio provvisorio, che consente di tenere “viva” la fabbrica, in attesa di una possibile acquisizione da parte di soggetti interessati. E, ai lavoratori che insistevano con le loro proteste, ha replicato Petrilli della Uil, chiedendo il tempo necessario per mettere a fuoco e definire meglio le varie problematiche. Non per altro avevano chiesto un incontro con il curatore fallimentare proprio per la giornata di ieri per avere chiarimenti sulle modalità e sui criteri scelti per affidare queste prestazioni di manodopera. I presenti hanno avanzato diversi suggerimenti per far sì che tutti i lavoratori “sospesi” potessero essere coinvolti in questa fase, per lavorare anche meno ore (part-time), ma tutti. Il salario non è assicurato, ma è più giusto che il lavoro ci sia per tutti. E hanno infine deciso di presentarsi fuori dall’azienda durante l’incontro tra gli attuali responsabili e i sindacati. Bittarello ha quindi richiamato lo scopo di quella assemblea pubblica, a cui erano state invitate le istituzioni. Perché è urgente guardare al futuro, alla ricerca di quegli imprenditori che nell’arco dei sei mesi (sono quelli indicati dal curatore fallimentare) possano prendere in mano questa azienda. Nel frattempo le confederazioni si sono attivate a livello regionale, affinché sia la regione medesima a istituire una cabina di regia. A livello provinciale, invece, verrà organizzata, nel giro di una settimana, una iniziativa pubblica a Piancastagnaio, alla quale sarà invitata in primis la regione toscana.
Le istituzioni alzano il tiro e i sindaci si mostrano insofferenti ai diktat della regione
Per primo ha preso la parola il sindaco di Abbadia San Salvatore, in qualità di presidente della unione dei comuni Amiata Val d’Orcia. Ha richiamato alla unità generale, perché “siamo piccoli e non possiamo disperdere le forze”. La unità di intenti dovrà servire a alzare i toni della protesta e a richiamare l’attenzione della regione toscana, a cui l’Amiata versa importanti contributi, non solo su Floramiata, ma anche per Rivart, Amiata Marmi e la viabilità disastrosa. “La strategia comune è quella di alzare la voce e non dividerci”. E di essere vicini ai lavoratori. Il sindaco di Castiglione d’Orcia Claudio Galletti ha esordito di fronte ricordando il leggendario sindaco Taorgo Severini recentemente scomparso. Il sindaco degli scioperi alla rovescia e degli scioperi bianchi. “Bisogna alzare il tiro. Se è necessario andare a Firenze, andare a Roma. Il presidente Rossi ha stanziato importanti risorse per risolvere la crisi di Piombino. Anche se appartiene al mio stesso partito, si deve occupare di più a questo territorio, perché la politica esige che ci si interessi dei problemi dei cittadini. La nostra protesta deve essere forte”. Il sindaco di Piancastagnaio Luigi Vagaggini ha dichiarato che “il compito della politica è quello di programmare, prevedere, creare posti di lavoro”. Non sarà facile per il curatore fallimentare di Floramiata, con il carico di 18 milioni di debiti dell’azienda, trovare possibili acquirenti. “È necessario rivedere e ripensare un nuovo progetto Amiata. O si immaginano nuove prospettive o siamo alla morte civile. La regione toscana è unicamente interessata a riscuotere i soldi della geotermia. Faremo le riunioni, tenteremo di tutto, ma temo che siamo arrivati alla frutta”. E, infine, il sindaco di Catell’Azzara Fosco Fortunati, dopo aver definito la situazione occupazionale del distretto Val di Paglia molto preoccupante (Floramiata, Rivart, Amiata Marmi), ha sottolineato come le problematiche siano anche legate a un territorio diviso, come quello dell’Amiata (30.000 abitanti circa). Importante esprimere la solidarietà, ma il problema è anche quello della riunificazione della montagna. “Solamente con una azione condivisa e unitaria saremo in grado di sopperire a questa situazione. Nessuno può permettersi il lusso di andare da solo. Ma insieme dobbiamo rivendicare il diritto a esserci, a vivere in questa terra”. Il 21 ottobre i lavoratori andranno a Firenze per reclamare lavoro. Dalla regione fanno sapere che “c’è attenzione al problema”.]]>