Rubrica “Altro punto di vista”. Molte persone avvertono il “Christmas Blues”, la depressione natalizia Fra qualche settimana sarà l’8 dicembre ed inizierà il periodo natalizio … con la corsa ai regali, organizzazione cene degli auguri, pensare a come organizzare cenoni e pranzi ( il 25 dicembre staremo con voi, il 26 a cena stiamo con i suoceri ..etc). In tutta queste frenesia e felicità molte persone sentono il “Christmas Blues”, quella tristezza, apparentemente inspiegabile, che coglie molte persone nel periodo delle feste. Per combatterla un buon antidoto è provare a dire qualche no e concedersi dei momenti premio. Luci, decorazioni, cene, brindisi e regali… sono tutti segni visti da “lontano” di felicità e gioia. Non per tutti però: alcune persone durante le festività sono soggette a una sorta di tristezza, di cattivo umore, che assomiglia tanto a una sorta di depressione. Gli esperti la chiamano Christmas Blues, che significa “depressione natalizia”. Il Christmas Blues è una fase transitoria dell’umore: si manifesta a partire da qualche giorno prima del Natale, quando ha inizio la frenesia delle cene e la corsa agli acquisti, a dopo l’Epifania, con le ultime occasioni di regali e di incontri con amici e parenti. Una volta terminato questo periodo, la persona sofferente di tristezza natalizia di sente come “svuotata”, apatica, priva di interessi. In seguito, con il passare dei giorni e la ripresa delle consuete attività lavorative, la tristezza si allontana poco per volta. Si tratta di un disturbo che, a parere degli esperti, riguarda soprattutto i giovani adulti sui trenta – quaranta anni, mentre bambini, ragazzi e persone più anziane sembrano esserne quasi immuni. Alla base di questo disturbo si ritrova quasi sempre una personalità già predisposta alla depressione e l’associazione della quantità di luce solare in meno, tipica di questo periodo dell’anno, con la conseguente minore concentrazione della serotonina, il neurotrasmettitori che regolano l’appetito, il sonno e appunto il tono dell’umore, completa il quadro del Christmas Blues. Ci si sente tristi in mezzo a persone felici Chi è soggetto a Christmas Blues prova una sorta di fastidio nel dovere necessariamente sottostare alle tradizioni delle feste. Il ritrovarsi insieme, lo scambio dei regali, i festeggiamenti imposti dal periodo provocano un desiderio di fuggire, di nascondersi in casa propria e di godersi un bel film, in santa pace, crogiolandosi nella propria tristezza e aspettando che il periodo delle feste giunga al termine. Non sempre, però, è possibile assecondare questo desiderio di solitudine: i doveri e le tradizioni impongono di mostrarsi sorridenti con gli amici, i figli ed i genitori. Tutto questo non fa che accrescere il disagio. Cosa fare, per sentirsi meglio? Sicuramente è consigliabile una sana via di mezzo. Non è necessario, in altre parole, partecipare controvoglia a tutte le occasioni di festeggiamento. Ci si può concedere, per esempio, di rifiutare con gentilezza ma decisione l’ennesimo invito a un brindisi o a una cena se preferiamo rimanere a casa a guardare “Una poltrona per due”. In questi casi, è bene dedicare del tempo a se stessi, facendo qualcosa che ci piace e ci fa sentire “leggeri”. D’altra parte, anche isolarsi non è consigliabile: la solitudine durante le feste induce ad avere pensieri negativi su se stessi e sul futuro. È quindi opportuno sforzarsi e uscire, anche solo per una passeggiata nelle ore in cui la luce è più intensa, è un validissimo anti-malumore o un pomeriggio al cinema con le persone care per vedere una commedia. La regola madre per stare bene con se stessi e con gli altri è domandarsi se vogliamo andare alla cena o al pranzo o all’aperitivo, o in generale se desideriamo fare una certa cosa. In caso positivo andremo e ci sentiremo gratificati dalla giornata o cena passata con le persone care. In caso negativo tramite una modalità sincera e autentica spiegheremo al nostro amico/parente che per vari motivi preferiamo declinare l’invito, questo ci farà sentire più sinceri con noi stessi; e se dopo aver pronunciato la frase “no preferisco non venire!” dovesse scattarci il senso di colpa, ricordiamoci che la verità è un atto di fiducia nei confronti di noi stessi e dell’altro chiunque esso sia, e sempre “l’altro” avrà sicuramente i suoi strumenti per assimilare un nostro no.]]>