L’oftalmologo recentemente a Boston per il summit annuale degli oculisti. Il dottor Stefano Baiocchi, oftalmologo di fama internazionale e dirigente medico presso la unità operativa complessa di Oculistica della AOU senese, si è recentemente recato negli States e, precisamente a Boston, per prendere parte all’importante summit annuale degli oculisti, giunto alla dodicesima edizione e per la prima volta in America. Le precedenti edizioni si sono svolte infatti in Svizzera (Zurigo per otto edizioni, Ginevra una edizione) e in Germania (una volta a Dresda e una volta a Lipsia). Tema del congresso, il Cheratocono e la particolare procedura del suo trattamento. “Sono dodici anni che ce ne occupiamo, unitamente alla scuola di Dresda”, spiega Baiocchi al suo rientro in Italia e a Abbadia San Salvatore, di cui è originario. “Il Cheratocono è la causa più frequente di trapianto di cornea in soggetti al di sotto dei 40 anni. Colpisce pertanto i ragazzi e è di fondamentale importanza che si effettui una diagnosi precoce”, aggiunge. Il sistema messo a punto si chiama “topografia corneale”, al cui perfezionamento hanno messo le mani gli stessi ricercatori senesi, tanto è vero che viene definito tout court sistema BCV (Baiocchi, Calossi e Versaci) e è riconosciuto tra i più sensibili dai massimi esperti mondiali, quali Yaron Rabinovitz e Stephen Klyce. Negli Stati Uniti Baiocchi è stato accompagnato dal collega Cosimo Mazzotta, uno dei maggiori studiosi di cheratocono e dei maggiori esperti, a livello mondiale, di “microscopia confocale”, un esame diagnostico di ultima generazione, che consente di valutare i processi di infezione, degenerazione e riparazione istologica nel sistema vivente. I due italiani si sono confrontati con studiosi provenienti da tutto il mondo. “Gli americani sono molto più indietro di noi, perché la FDA (la Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali) non ha ancora consentito l’impiego libero del cross-linking del collageno corneale, che utilizza l’azione sinergica della riboflavina (vitamina B2)e dei raggi UV-A”, spiega il medico. Si tratta essenzialmente di una terapia conservativa che tende a rallentare il progressivo sfiancamento della superficie corneale, provocato dal cheratocono. “Abbiamo portato le nostre esperienze di casi di stabilità che non hanno uguali nel resto del mondo. Nessuno può vantare follow up sopra ai due anni”. La procedura di Cross-Linking è stata messa a punto a Dresda dal gruppo di ricercatori coordinati da Theo Seiler e Gregor Wollensak nel 2003 e è stata introdotta in Italia dal gruppo di Siena Caporossi, Baiocchi e Mazzotta nel 2004. Con Mazzotta cinquanta lavori pubblicati sull’argomento, almeno quattro testi divulgati in lingua italiana, inglese e spagnola, una cinquantina di corsi tenuti in tutto il mondo, da Città del Messico a Hongkong, da Mosca a Pietroburgo. Un sodalizio molto forte che si avvale delle reciproche specializzazioni e conoscenze. Il cheratocono è classificato come malattia rara con una incidenza (nuovi casi l’anno) riferita attorno ad 1 caso per 2.000 abitanti. Gli studi epidemiologici si attestano, però, all’anno 2000 quando la topografia corneale non era diffusa. Oggi, una ricerca condotta per conto della regione toscana, presenta una incidenza, tra i pazienti amiatini di Baiocchi, di un 1 caso su 310 pazienti (una incidenza non lontana da quella rilevata in altre zone), tanto che da patologia rara si è trasformata in patologia sociale.
Fonti. Mariella Baccheschi – Corriere di Siena]]>