Sabina Romagnoli, nel suo spazio “Diversamente Storica”, all’interno della rubrica “Arte e Territorio”, ci presenta due tra le opere più significative dei grandi scultori Canova e Bartolini: Paolina Borghese (o Venere Vincitrice) e la Ninfa dello Scorpione. Buon Anno a tutti gli amici di Amiatanews, da Sabina. Voglio iniziarlo in bellezza questo 2016 e, per questo, ho pensato di parlare in questo articolo di due sculture la Paolina Borghese o Venere vincitrice di Antonio Canova e la Ninfa dello Scorpione di Lorenzo Bartolini.
Paolina Borghese o Venere Vincitrice di Paolo Canova.
L’opera venne commissionata dal marito di Paolina Bonaparte, ovvero Camillo Borghese, il quale volle che questa scultura venisse realizzata in occasione del matrimonio tra i due. E’ possibile notare che lo scultore, abbia realizzato tutte le superfici degli elementi che compongono l’opera, in modo differente. La consistenza dei cuscini, ad esempio, ha uno spessore differente rispetto alla vestaglia che avvolge il corpo del soggetto; allo stesso modo, anche la pelle di Paolina è diversa: su di essa Canova ha cosparso della cera color rosa, per rendere più realistica il derma del soggetto. Paolina regge in mano una mela che ricorda il Pomo della Discordia citato nell’Iliade, dove, tra le dee greche Era, Atena e Afrodite, si contendevano il Pomo come premio alla più bella tra le tre che doveva essere scelta da Paride. Nella contesa vinse Afrodite; Canova, rappresentando la donna in queste vesti, non fa altro che accostare tale membro reale, alla bellezza della dea greca: per questo la scultura viene anche chiamata Venere Vincitrice. Elemento, da non dimenticare, è la presenza del meccanismo sul triclino, su cui Paolina è sdraiata, che permette a tale opera di poter ruotare in modo che gli spettatori possano ammirare questo lavoro da qualsiasi angolazione. [caption id="attachment_15195" align="aligncenter" width="400"] A. Canova Paolina Borghese[/caption] [caption id="attachment_15196" align="aligncenter" width="400"] A. Canova Paolina Borghese[/caption]La Ninfea dello Scorpione di Lorenzo Bartolini.
L’opera fu commissionata dall’imperatore di Russia nel 1846 e terminata da Giovanni Duprè. Una fanciulla dai tratti adolescenziali, in cui l’acerba e pudica nudità del corpo, non ha nessun rimando sensuale, anzi, la delicata figura femminile appare immersa in un pensiero spirituale, che emana tutta la sua purezza. Il viso, dai lineamenti precisi, gli occhi, attenti rivolti al piede appena punto dallo scorpione che si sta allontanando da lei. Charles Baudelaire, quando vide la Ninfa, incantato, scrisse: “Certo, i nostri scultori sono i più destri, e, questa preoccupazione eccessiva del mestiere, assorbe loro come i pittori; ora, è appunto a causa della qualità un pò dimenticata che c’è poco gusto, nobiltà e grazie. Il gusto e la purezza di intenzioni, la castità di linee che non esclude l’originalità.” [caption id="attachment_15193" align="aligncenter" width="400"] L. Bartolini. Ninfea dello Scorpione[/caption] [caption id="attachment_15194" align="aligncenter" width="400"] L. Bartolini. Ninfea dello Scorpione[/caption]Osservando le due opere esiste, a mio parere, un filo conduttore. Il “finto realismo”, dal materasso ai cuscini passando per il peplo di Paolina, che possono, verosimilmente sembrare concreti, finché non si constata al tatto che è marmo e la “visione mentale” della Ninfa. Entrambe in dimensioni diverse, ma che possono ingannare e, come dico sempre, andare con la mente oltre, oltre i limiti ingannatori e spesso non veritieri, anche se bellissimi. Curiosità. Sapete da dove deriva la parola “sinceramente”? Deriva dalla scultura, perché in questa arte come, citato sopra, la cera era usata per rendere veritiero il particolare.]]>