Scaramelli interviene sull’ipotesi di aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena “Mps: ipotesi di aumento di capitale? Dico no per la quinta volta”. A dirlo è Stefano Scaramelli che interviene sull’allarme minimi storici del valore di Banca Monte dei Paschi di Siena. “Trovo assurdo – continua Scaramelli – chiamare in causa i parlamentari ed il Governo. La gestione diretta della politica sulla banca ha già prodotto troppi danni e distrutto il patrimonio della Fondazione. L’ho detto più volte e torno a ripeterlo. Ero contrario in passato all’aumento di capitale e anche adesso lo sono. Fondazione e Mps devono tagliare i ponti con le logiche e le manovre che hanno portato al disastro dell’istituto più antico del mondo per tornare ad essere soggetti che dialogano con il territorio e che guardano al futuro. Sarebbe un errore per la Fondazione, anche questa volta lo dico sin da subito, mettere altro patrimonio nella Banca senza alcuna certezza per il territorio, senza dividendi per altri anni, con il rischio di sciogliere il legame con il Monte, dopo aver ulteriormente dilapidato il patrimonio residuo. Sono tornato a sostenere questa posizione più volte in questi anni (dal 2011 al 2015) e oggi sono ancora convinto che la strada da percorrere sia soprassedere a un nuovo aumento del capitale. Se fosse stata percorsa questa via, oggi, Siena avrebbe avuto la liquidità necessaria per riacquistare la banca con risorse proprie. Le risorse nel contempo avrebbero prodotto redditività tale da essere motore per lo sviluppo economico delle terre di Siena. Oggi mi sembra di rivedere un film già visto. Sono cambiati i nomi dei protagonisti ma la trama è identica. Auspico uno scatto d’orgoglio da parte della città affinché si spezzino certe logiche che ripercorrono gli schemi che hanno già prodotto tanti errori. La politica deve stare fuori da Mps. Matteo Renzi ha fatto bene a chiare che non deve essere il Governo ad occuparsi della banca. A Siena la politica ha fatto fin troppi danni in passato. Ricordo, e ancora mi fanno male, certi elogi sulla “riuscita” degli aumenti di capitale, sulla “buona” partecipazione della Fondazione agli stessi e sulla “certezza” che la banca sarebbe restata autonoma. Il futuro della banca deve dipendere dalla banca. Mps è forte, a renderlo forte è la sua storia, l’attaccamento dei suoi dipendenti, i senesi e le loro tradizioni. Ecco su cosa deve gettare le basi il riscatto del Monte, lontano e fuori dalle ingerenze della politica. Serve oggi, come sarebbe servito ieri, un grande partner internazionale che faccia della nostra banca un modello stile Bnl con BNP Paribas in cui storia e governo locale hanno lasciato identità e autonomia all’ente. La Banca andava commissariata, salvaguardata e trasformata in banca regionale ma, ormai, l’unico auspicio è che possa diventare il punto centrale di una Banca di carattere internazionale che favorisca la crescita europea della città, una visione culturale nuova, capace di aprirla al mondo. Il riferimento è ad una divisione nazionale, un modello appunto simile a BNP Paribas che di Bnl ha fatto una grande banca nazionale. Siena, allo stesso modo, deve conservare i livelli occupazionali, i servizi aggiuntivi sulla città del Palio. La banca ha davanti a sé la sfida occupazionale, quella di preservare i posti di lavoro, in primis nella nostra città e nel nostro territorio, sostenere l’impresa, essere vicina ai cittadini per poi tornare a fare reddito. L’auspicio è che in questa fase delicata emergano interessi internazionali che consentano alla Banca di essere ancora un grande punto di riferimento nazionale. Non sarebbe accettabile per Siena divenire una succursale di una Banca popolare italiana: sarebbe la fine di una storia, la nostra storia, nata nel 1472. Dico questo da senese e da Montepaschino, non da Consigliere regionale, muovo lo scatto di orgoglio di una città che deve tenersi stretto il gioiello più grande dato in dono dai nostri nonni”.
Fonti: Stampa Siena – Elisa Manieri]]>