Amiatanews (Fabrizio Pinzuti): Abbadia S. Salvatore 04/05/2016 Dalle critiche alle speranze per un futuro degno di un’impresa fondamentale per l’area amiatina. Unanime il pensiero dei rappresentanti delle forze sindacali, politiche, di parlamentari e di amministratori presenti all’incontro organizzato a pochissimi giorni dalla seconda asta di vendita dell’azienda, prevista per domani, venerdì 6 maggio.
Non sono mancati nell’iniziativa pubblica, organizzata dalla FLAI CGIL, lunedì pomeriggio ad Abbadia San Salvatore ,l’impegno e il sostegno delle forze sindacali, politiche, di parlamentari e di amministratori per la risoluzione dei gravi problemi dell’azienda serricola Floramiata, con sede a Piancastagnaio ma fonte di reddito e di occupazione di un intero comprensorio, il più importante polo produttivo rimasto, dopo la disintegrazione delle iniziative di riconversione industriale sorte dopo la chiusura delle miniere, almeno sotto l’aspetto delle dimensioni e del numero di occupati. Su tutti la spada di Damocle dell’asta del 6 maggio dopo il fallimento dell’azienda. “C’è stata – ha affermato nell’intervento introduttivo Tiziano Lazzarelli, coordinatore CGIL zona Amiata – una gestione scellerata della famiglia Montanari che, nonostante le facilitazioni e i finanziamenti pubblici ricevuti, è riuscita nell’impresa di far fallire Floramiata, alla quale hanno contribuito alcune pressioni esercitate dal territorio, a cominciare dal sindacato. Si deve prendere atto della fine del periodo dell’assistenzialismo. La procedura fallimentare segue le proprie regole, a cominciare dal vendere l’azienda per tutelare i creditori. La base d’asta di 13 milioni di euro è alta e non è improbabile che l’asta stessa vada deserta, per poi arrivare a una successiva asta con base più bassa. Il commissario fallimentare e il giudice delegato hanno finora tenuto un atteggiamento attento, con il quale è stata possibile la cassa integrazione in deroga. Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di creare per Floramiata le migliori condizioni, pur tenendo conto che c’è una procedura da seguire. Floramiata per il territorio è l’unico ritorno economico della geotermia, rispetto alla politica di rapina delle risorse dell’Amiata esercitata con le centrali. Alla curatela chiediamo, in caso di asta deserta, di proseguire nell’esercizio straordinario. Lo scambiatore di calore alimentato con le medie e basse entalpie geotermiche è un bene sovracomunale di tutto il territorio ed è interesse generale, non solo dell’azienda, mantenere la legislazione sul credito di imposta e sulle altre forme di incentivo per fonti di energia alternative e a basso impatto ambientale. Nel tavolo del confronto con eventuali imprenditori non partiremo da posizioni di forza. La trattativa deve coinvolgere anche la parte del lavoratori stagionali che da ottobre sono fuori dall’azienda, senza salario e senza alcuna copertura di ammortizzatori sociali. Non vogliamo assistenza, non abbiamo liste di nomi di lavoratori o cooperative a cui assegnare commesse, vogliamo solo buone condizioni di lavoro”. Il parlamentare del PD Luigi Dallai ha convenuto con Lazzarelli che il valore della risorsa geotermica deve rimanere un valore del territorio per il territorio. Gli impianti non sono obsoleti e costituiscono un altro valore dell’azienda, anche se modificazioni sono possibili in base alle scelte imprenditoriali. Non è da escludere la ricerca di eventuali canali di finanziamento, ma l’ipotesi di sfruttamente della medi e bassa entalpia può rientrare anche negli interessi del governo. Si può anche lavorare affinché il GSE (Gestore Servizi Elettrici) possa portare un vantaggio economico per l’azienda sulla base delle innovazioni prodotte. Questi sono passaggi che arrivano a valle dell’acquisizione di un soggetto imprenditoriale”. Per l’altra parlamentare del PD intervenuta, Susanna Cenni, “siamo all’epilogo di una storia annunciata con una impresa che non ha fatto il proprio mestiere, senza investimenti e contando solo su risorse pubbliche. C’è una nostra responsabilità come politici ad aver accettato il ricatto dei licenziamenti, ma un progetto industriale non c’è mai stato. Siamo al fallimento della riconversione ma anche al fallimento di un modo di fare impresa. Nessuna azienda ha avuto aiuti come Floramiata, a cominciare dall’energia. Noi l’abbiamo sempre seguita con protocolli, anticipazioni, aiuti,. Ora la svolta è quella tesa ad individuare imprenditori seri, sapendo che all’interno dell’azienda ci sono know how, competenze e professionalità. Anche per la cassa integrazione in deroga è indispensabile aprire qualche spiraglio per la ripresa dell’attività” Graziano Piccinetti, RSA CGIL, ha rincarato la dose sulla passata gestione di Floramiata, più da “prenditore che da imprenditore. Oggi c’è solo commercializzazione e non più produzione ma il fatto che proprio oggi i lavoratori siano stati chiamati ad effettuare lavoro straordinario significa che le prospettive ci sono, anche se, con l’azienda che si sta svuotando servono più investimenti per riattivare la produzione. Ci restano solo 15 giorni di cassa integrazione e si deve tener conto che siamo in esercizio provvisorio, in un clima di grande incertezza, non solo economica”. [gallery columns="5" link="file" ids="19060,19059,19058,19057,19056,19055,19054,19053,19050,19049"] Per il sindaco di Abbadia San Salvatore Fabrizio Tondi “dobbiamo ancora attraversare il deserto e con rosorse regionali che sono state destinate altrove (24 milioni sui 40 disponibili sono andati a Lucca, a Siena solo centomila). Siamo abituati al sacrificio ma è arrivato il momento di mettere insieme il pranzo con la cena. Stiamo dando molto come comunità alla green economy senza avere benefici di ritorno:si deve invece tener conto che stiamo dando acqua a tutti e che il calore deve costituire un motore di sviluppo. Questa proposta non può essere di un solo comune, la risorsa geotermica deve essere una risorsa di comprensorio” Il consigliere regionale PD Simone Bezzini ha insistito che “è dovere delle istituzioni segnalare alla curatela anche gli interessi dei lavoratori e dell’intero territorio, cercando un punto di incontro tra gli interessi dei creditori e la continuità produttiva dell’azienda” . Per l’altro consigliere regionale PD Stefano Scaramelli “le esperienze di riconversione effettuate in aree industriali dismesse o in crisi, come Piombino o la costa, possono rappresentare modelli da seguire anche per l’Amiata e per i lavoratori di Floramiata”. Dopo le conclusioni Paola Bittarello, della FLAI CGIL, che ha fatto un accenno all’esperienza della Tenda Rossa, idea di stare nei territori in difficoltà, un accorato appello alla necessità della turnazione in un contratto di solidarietà, è stato rivolto da Brunella Del Segato, una delle lavoratrici attualmente fuori dall’azienda che non riscuotono più un salario dall’agosto dello scorso anno. Rimandiamo agli articoli della sezione “Speciale Floramiata” per avere un quadro generale della situazione sin dall’insediamento del curatore fallimentare. —> Speciale Foloramiata Il servizio realizzato attraverso la collaborazione di Amiatanews con Tele Idea ]]>