L’ex Sindaco senese analizza la classifica sulla qualità della vita delle provincie italiane pubblicata da “Il Sole 24 Ore” e “Italia Oggi”.
Le annuali classifiche sulla qualità della vita delle province italiane, da parte del Sole 24 Ore e di Italia oggi, restituiscono, per la realtà senese, un quadro preoccupante. Resta lo “zuccherino” di una collocazione di rilievo nell’ambito Toscano e dell’Italia centrale (prima posizione, nonostante l’undicesimo posto assoluto), ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte a quanto sta avvenendo (che i numeri fotografano molto bene): resistiamo solo grazie a rendite del passato, arretriamo su aspetti che fino a poco tempo fa erano un fiore all’occhiello del nostro territorio. Un dato su tutti: su sicurezza e giustizia scendiamo incredibilmente alla 61esima posizione! Siamo molto indietro su lavoro e consumi (23), demografia e tenuta sociale (22), ambiente e dei servizi (19). Solo per cultura e tempo libero registriamo un terzo posto.
Nei primi dieci posti, secondo il Sole 24 Ore, si trovano nove province che per abitanti e caratteristiche sono simili a quella senese (Belluno, Aosta, Sondrio, Bolzano, Trento…). Tra queste c’era abitualmente Siena (che è stata spesso sul podio, e persino al primo posto), ora fuori dalla top ten (undicesimo posto anche per Italia Oggi). I motivi? Il nostro territorio, secondo il Sole 24 Ore, non è più sicuro come un tempo: per truffe e frodi informatiche siamo al numero 100, per scippi e borseggi al 64esimo posto, per furti in abitazione al 67esimo, per le rapine al 27esimo. Reggiamo per i furti di auto (12esima piazza), ma il baratro è sulla giustizia: siamo a quota 67 per le cause sopra i tre anni, e al numero 46 per indice di litigiosità. Persa la patente di territorio sicuro, non sembra esserci una prospettiva di crescita. Abbiamo due Università ma siamo al 53esimo posto per numero di laureati, al 30esimo per anni di studio e, incredibilmente, al 67esimo posto per start-up innovative. L’economia non va: Siena scende, su ricchezza e consumi, alla posizione numero 23, la stessa che viene occupata per il reddito pro-capite e per i beni durevoli. Siena è all’80esimo posto su 110 province per protesti e, sebbene vanti un decimo posto l’occupazione in generale, per quella giovanile siamo nell’imbarazzante posizione numero 45. Allo stesso tempo, tocchiamo il 66esimo posto per la banda larga e la posizione numero 104 per i canoni di locazione. La provincia di Siena, sempre secondo il Sole 24 Ore, resta indietro anche per imprese registrate (35), quota di export sul Pil (altra posizione pessima: 61), numero di ristoranti e bar (27) e per l’ecosistema urbano (46). Che sia un territorio senza prospettive incoraggianti lo indica il tasso di natalità (61), l’indice di vecchiaia (85), il saldo migratorio interno che ci dà il senso di un progressivo spopolamento (59), la spesa sociale pro-capite (35), le dimissioni ospedaliere fuori regione (46). Gli indici economici sui servizi e l’innovazione ci potrebbero portare molto più in basso, se non reggessero alcuni dati. E qui sta il problema: ci salvano qualità che sono un retaggio di tempi migliori. Ad esempio, siamo ben messi su sportelli e bancomat (al sesto posto, ma il Monte dei Paschi li sta chiudendo), importo delle pensioni (11), depositi bancari (5). Reggono le librerie e i cinema ogni 100mila abitanti (sulle due voci siamo al terzo posto), il numero di spettacoli (12), la spesa dei viaggiatori stranieri (10) grazie ai costosi relais del Chianti e della Val d’Orcia. Altra consolazione, gli acquisti on-line (quarto posto). Ma non si deve piangere sul latte versato. Sono indispensabili scelte coraggiose e una capacità di governo del territorio che, evidentemente, è venuta meno negli ultimi anni. Bisogna rilanciare il ruolo dell’Università, legandola a doppio filo con la voglia di fare impresa dei giovani senesi. Ed occorre investire sulla sicurezza, sulle infrastrutture, attrarre investimenti, recuperare ruoli e funzioni perdute sulla cultura, sulla promozione delle produzioni di qualità. Sopratutto, si rende necessaria una visione strategica, che in questo momento è assente.
Fonti. Comunicato Stampa 28/11/2017]]>