Arcidosso. Lite fra stranieri: il sindaco Jacopo Marini risponde alla Lega

Il primo cittadino: “Non c’è uno stato di guerriglia ad Arcidosso e nemmeno sta venendo meno la percezione della sicurezza.  Un episodio di questo tipo non rappresenta la norma”, dice Marini che aggiunge: “Non è certo alzando frontiere, a mio avviso, che si mette uno stop al fenomeno dei flussi migratori che interessano tutto il mondo”. Dopo la lite fra stranieri avvenuta mercoledì ad Arcidosso e l’invito della Lega al sindaco di intervenire per fronteggiare la situazione, arriva la risposta del sindaco Jacopo Marini: “Non c’è bisogno che la Lega mi esorti a premere sulle autorità perché questa amministrazione è in costante contatto con le forze dell’ordine con cui lavora gomito a gomito”. Il sindaco di Arcidosso Jacopo Marini non condivide il quadro rappresentato da Alberto Lazzaretti della Lega: “Non c’è uno stato di guerriglia ad Arcidosso e nemmeno sta venendo meno la percezione della sicurezza.  Un episodio di questo tipo non rappresenta la norma – incalza Marini – lo dicono gli stessi dati forniti dalle forze dell’ordine nelle quali ripongo la massima fiducia per il lavoro egregio che stanno facendo, pur con organici ridotti. Proprio le forze dell’ordine registrano da noi una microcriminalità in diminuzione. Inoltre, anche se questo episodio è senz’altro increscioso, non è direttamente collegato a questioni raziali.  Erano frequenti, alcuni anni or sono  – aggiunge – scazzottate e risse fra amiatini doc, tanto pesanti da indurre alla chiusura di più di una discoteca del territorio. Anche alcuni atti di vandalismo accaduti di recente sono stati compiuti sia da stranieri che da italiani. Dipende dalla stupidità delle persone e non dalla loro etnia.  Inoltre questi ragazzi sono stati subito individuati anche grazie all’uso della videosorveglianza, segno che il territorio è efficacemente presidiato” “Siamo anche noi dalla parte della sicurezza e della legalità – continua il Sindaco di Arcidosso – . È peraltro noto che le autorità di polizia e quelle giurisdizionali non fanno altro che applicare le leggi esistenti e che le amministrazioni locali non dispongono di poteri autoritativi in tale materia, rientrando le espulsioni esclusivamente nella competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza e dell’Autorità Giudiziaria. Inoltre, la disciplina dei c.d. “motivi ostativi” all’ingresso o alla permanenza nel territorio nazionale (reati e condizioni di pericolosità sociale) è contenuta nel T.U. dell’Immigrazione, il cui testo attuale, per tali profili, è essenzialmente quello risultante dalla Legge Bossi-Fini, che porta il nome del fondatore del partito di Lazzeretti. Ora sono al governo nazionale e possono modificare la legge là dove ritenuta carente. Vedremo”. “Se poi la Lega pensa di risolvere ad Arcidosso un problema mondiale – prosegue Marini – , è un altro paio di maniche. Non è certo alzando frontiere a mio avviso – che si mette uno stop al fenomeno dei flussi migratori che interessano tutto il mondo. Certo è che noi occidentali abbiamo affamato l’Africa e gli africani cercano da noi salvezza. Penso anche che la politica di chiusura della Lega, se paga nei tempi brevi da un punto di vista del consenso, potrebbe diventare un boomerang nei tempi lunghi e ritorcersi contro l’Italia che rischia l’isolamento internazionale. Infine concludo che quando esseri umani si trovano in mezzo al mare e hanno la vita in pericolo vanno aiutati, altrimenti è inutile professarsi cristiani”. Ricordiamo che Mercoledì 13 Giugno u.s. I Carabinieri hanno denunciato tre tunisini, dopo che questi avevano partecipato a una rissa, nata per futili motivi, in pieno centro storico di Arcidosso; la cullutazione aveva coinvolto dapprima due minorenni e poi i rispettivi familiari intervenuti per dividerli. Da qui la presa di posizione di Alberto Lazzaretti della Lega sezione Monte Amiata, che, tra l’l’altro, dichiarava: «Le persone hanno paura – sottolinea la Lega – soprattutto nelle ore serali, a frequentare alcuni luoghi e a lasciare soli i propri figli. Il paese assomiglia sempre di più a un dormitorio, ostello di persone che spesso lavorano, quando va bene, in zone che, evidentemente, puntano su altre strategie di sviluppo e che non gradiscono la presenza di situazioni che, come si suole dire, “sciupano l’immagine” del paese. Questa situazione è figlia di una politica di accoglienza e di integrazione sbagliata, all’interno della quale si tende solo a dare e mai a pretendere, e mai mettere di fronte alle loro responsabilità alcuni soggetti».


Fonti Comunicato stampa 14/06/2018]]>

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