L'altro punto di vista. "E se chiedessi aiuto?"… Quanto è difficile dire ho bisogno di aiuto!

Alcuni consigli o campanelli d’allarme da ascoltare per provare a riconoscere il proprio malessere e prendersi cura della propria salute. Andare a parlare del proprio disagio con qualcuno (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra) è una decisione che si elabora un po’ alla volta, poiché non si tratta di qualcosa né familiare né naturale. Spesso si attende molti mesi o addirittura anni e, quando ormai il convivere con i propri problemi ha iniziato a compromettere in modo significativo differenti ambiti della propria vita ed il conforto delle persone vicine (familiari, amici,..) non riesce più ad alleviare il proprio malessere, si valuta la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo. Lo scopo di questo articolo  articolo è quello di dare dei consigli o campanelli d’allarme da ascoltare per provare  a riconoscere il proprio malessere e prendersi cura della propria salute. Come capire se si ha bisogno dello psicologo? Chiariti i pregiudizi  voglio confermare che andare dallo Psicologo non significa assolutamente essere “diversi”, “matti” ma, al contrario, prendersi cura della propria salute mentale, la quale va di pari passo con la propria salute fisica e con il benessere generale e, quindi, essere persone sane che riconoscendo un disagio, al quale in un determinato periodo della propria vita non riescono a far fronte, decidono di rivolgersi allo specialista competente in materia per attivare un processo di cura e di guarigione. Come possiamo, dunque, comprendere se abbiamo bisogno di uno psicologo e quindi di un aiuto? Di seguito elenco alcune circostanze in cui, generalmente, ci si rivolge ad uno psicologo o psicoterapeuta:

  • per ritrovare serenità e felicità,
  • per favorire una crescita interiore personale,
  • per delle esigenze di comprensione e/o di orientamento,
  • per raggiungere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri e delle proprie sfere vitali (familiare sentimentale, sociale, lavorativa, scolastica),
  • per una crisi temporanea,
  • per dipanare dinamiche e difficoltà affettive, sociali, familiari, relazionali, scolastiche, lavorative,
  • per uscire da situazioni di stallo e/o blocco,
  • quando i sintomi (es. ansia, stress, depressione…) aumentano progressivamente di intensità e frequenza, persistendo troppo a lungo nel tempo e incidendo negativamente nella propria vita,
  • in caso di lutti ed eventi traumatici ,
  • per liberarsi da eccesso di ansia, stress, impulsi, pensieri, paure, difficoltà, idee e sentimenti negativi (tristezza, idee fataliste sul futuro, paure irrazionali),
  • quando un problema psicologico tende ad aumentare di intensità e frequenza, cronicizzandosi ed invadendo in modo disfunzionale tutte le varie sfere vitali,
  • per ristabilire equilibrio e giusto livello di umore e di autostima,
  • per rimodulare e migliorare il proprio carattere e la propria personalità,
Come lo psicologo può essere d’aiuto?
  • Sostenendo la persona attraverso il disagio interno fino alla sua attenuazione e/o scomparsa,
  • Aiutando a comprendere, riattivare e rinsaldare le proprie energie e capacità, soluzioni e motivazioni interne, permettendo in tal modo il superamento di blocchi ed ostacoli psichici,
  • Creando uno spazio diverso da quelli soliti della vita quotidiana, in cui confidarsi e confrontarsi ritrovando punti di riferimento e risposte,
  • Fornendo le necessarie informazioni in merito al problema esposto ed inviando, eventualmente, ad altro specialista.
Come comprendere se un sostegno psicologico o una psicoterapia servono? Premesso che l’intervento psicologico o psicoterapico si fondano sulla reciproca collaborazione attiva di professionista e cliente, su un “contratto di lavoro” con precisi obiettivi e su una specifica relazione di fiducia reciproca, empatica, disponibile e accogliente, solo in itinere è possibile fare una valutazione dell’efficacia del percorso. Gli elementi valutabili sono:
  • la qualità della relazione, luogo in cui il cliente possa sentirsi a suo agio nel raccontarsi, esprimere il proprio disagio e i propri pensieri, accogliere le indicazioni dello psicologo;
  • il tempo: una terapia “rapida” o “lunga” non sono necessariamente garanzia di efficacia e di raggiungimento del proprio benessere. Ciò che, invece, è consigliabile è partire da un’attenta analisi del bisogno e formulazione di piccoli obiettivi raggiungibili e realistici all’interno di un arco temporale definito e concordato insieme. Raggiunto quel momento fare “il punto della situazione” in modo onesto e condiviso, eventualmente rivalutando un ulteriore periodo di approfondimento, analisi, elaborazione a seconda delle esigenze attuali;
Come spiegare ai propri familiari la necessità di rivolgersi ad uno psicologo? A conclusione di questo articolo un altro tema importante che, a volte determina la decisione di andare da uno psicologo, è la relazione con i propri familiari e la possibilità di essere con loro sinceri e trasparenti nel dichiarare la propria necessità. Spesso, purtroppo, ci si trova in sistemi familiari che difficilmente comprendono tale bisogno, probabilmente condizionati da pregiudizi e stereotipi (lo psicologo è solo un ciarlatano, ma perché devi andare a raccontare ad un estraneo i fatti tuoi, tirati su le maniche da solo/a, ce l’hai fatta in passato perché non dovresti farcela adesso?….). Altre volte siamo noi stessi immersi in questi stereotipi e false convinzioni e, quindi, temiamo il giudizio altrui, negandoci la possibilità di condividere questa scelta e, magari, di trovare comprensione e rassicurazione.
Dott.ssa Elena Lorenzini – Psicoterapeuta sistemico relazionale ]]>

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