Radicofani. Un giardino dedicato a Gino Buricchi

Amiatanews: Radicofani 01/04/2019
Cerimonia mercoledì 3 aprile, ore 11

Sarà intitolato a Gino Buricchi il giardinetto che si trova alla Mossa, l’area di Radicofani compresa tra l’area camper e il Monumenti ai caduti francesi.
La cerimonia solenne è prevista per mercoledì 3 aprile (ore 11). Sarà presente il sindaco Francesco Fabbrizzi, insieme ad altre autorità. “In questo modo – sottolinea lo stesso Fabbrizzi – vogliamo onorare la memoria di un nostro concittadino, sottufficiale di Polizia che serviva nella Questura di Fiume nel 1945, che si è comportato in maniera eroica. Poteva andarsene, è rimasto per tutelare la popolazione locale sottoposta al passaggio di fronte. Sfuggito alle ire dei tedeschi, non riuscì a evitare la fucilazione da parte dei titini, insieme ad altri graduati ed esponenti delle istituzioni italiane”.

Si legge in un documento sul Buricchi
Secondo quanto asserito dall’ex poliziotto a Palumbo Alberino, appartenente al Battaglione di Polizia Mobilitato Fiume, di stanza Sussak, sbandato a seguito della caduta di Spalato dell’8 settembre 1943, nella Questura di Fiume erano presenti i sottufficiali Buricchi, Lenzi e Cavallo, il dr Giovanni Palatucci è il dr Alberto Tommaselli. Pochi giorni dopo i tedeschi offrivano la libertà del personale della Questura in cambio della propria cooperazione contro il comune avversario comunista, che, nel contempo a Spalato, si era già macchiato di inutili stragi. Buricchi, preferiva rimanere al suo posto per meglio tutelare la cittadinanza. Riuscito a sopravvivere alle ire tedesche, all’atto dell’arrivo dei partigiani comunisti di Tito si presentava, come da ordini impartiti, a questi, il giorno 3 maggio 1945, che decretavano la sua condanna a morte; fucilato insieme a molti altri poliziotti, militari e civili nei pressi del campo di Grobnico. Una corrispondenza tra il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei ministri del 7 novembre 1945 relativa al personale della Questura di Fiume, indica che il poliziotto veniva sicuramente catturato dai partigiani di Tito, deportato per ignota destinazione e soppresso. Veniva fucilato a Grobnico, insieme a molti altri poliziotti, militari e civili. Analoga comunicazione veniva fornita dal Ministero Affari Esteri con nota del 19 giugno 1950.


Fonti
Comunicato stampa del 01/04/2019

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