Acquapendente. Le origini della Festa della Madonna del Fiore e dei Pugnaloni

Amiatanews: Acquapendente 30/04/2020
“Per non dimenticare”, un percorso nella storia di chi ha fatto la storia della manifestazione.

Di Giordano Sugaroni

Fede e laicità ancora più stupendamente dopo i giorni cupi Conoravirus per festeggiare la Madonna del Fiore aquesiana. In attesa del programma ufficiale della Pro Loco, da metà Aprile fino a Domenica 17 Maggio si susseguiranno un caleidoscopio di emozioni. Con la parte prettamente religiosa affidata alla Parrocchia del Santo Sepolcro secondo una ritualità ben precisa che come ogni anno celebra l’origine-miracolo.

Tutto ci riporta a quel 1166 quando, il piccolo centro, viveva sotto il dominio imperiale del Governatore di Federico Barbarossa. Desiderosi di ribellarsi ed affidarsi al dominio della Chiesa, trovarono il soccorso nella intercessione della Santa Vergine che si manifestò nel miracolo avvenuto in una vigna fuori dall’allora Porta di Santa Vittoria. Di fronte a una cappella contenente l’Immagine Sacra, due lavoratori della terra, nel discorrere sulla rivolta, erano convinti che la stessa sarebbe andata a buon fine quanto il ciliegio secco davanti a loro sarebbe fiorito in quel mese di Maggio. Stupefatti di fronte all’avverarsi di tutto questo, narrarono dell’evento invitando il popolo a recarsi nel luogo per far voto di ribellione al tiranno e darsi in mano alla Chiesa. Poche ore dopo il miracolo, la Santa Vergine venne in sogno all’eremita Alberto da Bretagna che dimorava nella Chiesa di Santa Vittoria. Su invito della Stessa, si recò a trovare Papa Alessandro III°, raccontando gli eventi accavallatisi nel giro di poche ore. Il Santo Padre scrisse subito ai fuoriusciti da Siena, di Lucca (Tolomei), di Pisa e di Orvieto per andare a liberare Acquapendente riuscendo a portare a termine la missione con l’aiuto degli aquesiani. Il popolo decise quindi di indire ogni anno una solenne Festa a metà Maggio, portando in processione “pungoli” adornati di fiori, attrezzi di ferro simili alla spatola, infilati su un lungo bastone che gli fa da manico. Il “pungolo”, che aveva il duplice scopo di ripulire l’aratro dalle incrostature di terra durante l’aratura e di punzecchiare i buoi per farli procedere speditamente nel lavoro, si trasformò nel primo ventennio dello scorso secolo in qualcosa di più laico: il Pugnalone.
I “Pugnaloni” sono grandi quadri (mt 2.60 x mt 3.60) eseguiti ogni anno da gruppi di giovani su bozzetti di artisti locali con l’utilizzo di petali di fiore di ogni tonalità, foglie verdi e secche, aghi di pino, infiorescenze di noce e altro materiale vegetale. Purtroppo, l’emozionante rituale non avverrà in questo 2020.

Nei prossimi appuntamenti di “Per non dimenticare”, vi racconterò dei Gruppi:  Acquaviva, Barbarossa, Corniolo, Corte Vecchia, Costa San Pietro, Porta della Ripa, Porta Romana, Rugarella, Sant’Anna, Santo Sepolcro, Torre Giulia de Jacopo, Torre San Marco, Via del Carmine, Via del Fiore, Via Francigena che non potranno scendere nell’agone gara.  

Credito fotografico
Foto copertina: ripresa da acquapendente.online
Foto in basso: ripresa da www.movemagazine.it

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