Amiatanews: Acquapendente 15/05/2020
Appuntamento alle ore 21.00 sulla pagina face book Pro Loco per un evento-connubio tra fede e laicità
Di Giordano Sugaroni
Il grande giorno è arrivato: questa sera, seppur virtualmente, Pro Loco di Acquapendente, Parrocchia Santo Sepolcro e Comune di Acquapendente festeggeranno la Madonna del Fiore. Appuntamento alle ore 21.00 sulla pagina face book Pro Loco per un evento-connubio tra fede e laicità.
Secondo una ritualità ben precisa che come ogni anno celebra l’origine-miracolo. Che ci porta dietro nel tempo fino al 1166 quando il piccolo centro viveva sotto il dominio imperiale del Governatore di Federico Barbarossa. Desiderosi di ribellarsi ed affidarsi al dominio della Chiesa, trovarono il soccorso nella intercessione della Santa Vergine che si manifestò in un miracolo in un vigna fuori dall’allora Porta di Santa Vittoria. Dr fronte ad una cappella contenente l’Immagine Sacra, due lavoratori della terra nel discorrere sulla rivolta sottolineavano come la stessa sarebbe andata a buon fine, quanto il ciliegio secco davanti a loro fiorisca in quel mese di Maggio. Stupefatti di fronte all’avverarsi di tutto questo, narrarono dell’evento invitando il popolo a recarsi nel luogo per far voto di ribellione al tiranno e darsi in mano alla Chiesa. Poche ore dopo il miracolo la Santa Vergine venne in sogno all’eremita Alberto da Bretagna che dimorava nella Chiesa di Santa Vittoria. Su invito della Stessa, si recò a trovare Papa Alessandro Terzo, raccontando gli eventi accavallatisi nel giro di poche ore. Il Santo Padre scrisse subito ai fuoriusciti da Siena, di Lucca (Tolomei), di Pisa ed Orvieto per andare a liberare Acquapendente. Che con l’aiuto degli aquesiani portarono a termine la missione. Il popolo decise quindi di indire ogni anno una solenne Festa a metà Maggio, portando in processione “pungoli” ossia attrezzi di ferro simili alla spatola, infilati su un lungo bastone che gli fa da manico adornati di fiori. L’arnese che aveva il duplice scopo di ripulire l’aratro dalle incrostature di terra durante l’aratura e di punzecchiare i buoi per farli procedere speditamente nel lavoro, si trasformò nel primo ventennio dello scorso secolo in qualcosa di più laico : il Pugnalone. Ossia grandi quadri (mt 2.60 x mt 3.60) eseguiti ogni anno da gruppi di giovani su bozzetti di artisti locali con l’utilizzo di petali di fiore di ogni tonalità, foglie verdi e secche, aghi di pino, infiorescenze di noce ed altro materiale vegetale