Abbadia S. Salvatore. L’olio extra vergine dell’areale amiatino: il perché di un valore

Amiatanews: Abbadia S. Salvatore 26/08/2020
Successo ieri per la degustazione gratuita curata da  Antonello De Cesare, degustatore ufficiale dell’Accademia Maestro d’Olio di Lucca

Si è svolta ieri, martedì 25 agosto, alla “Galleria Centrale” di Abbadia San Salvatore,  la degustazione gratuita di Olio extra vergine di oliva dell’areale amiatino.
L’evento, organizzato dall’Ufficio I.A.T di Abbadia, è stato curato da Antonello De Cesare, degustatore ufficiale dell’Accademia Maestro d’Olio di Lucca, con la collaborazione del fotografo senese Bruno Bruchi,esperto gastronomo nonché profondo conoscitore del territorio.
L’iniziativa, avvenuta a numero chiuso, con la presenza dei produttori e del Sindaco Fabrizio Tondi, ha registrato il tutto esaurito con un’attenta e interattiva partecipazione dei villeggianti presenti e degli stessi residenti.

Il tema della conoscenza dell’olio – a differenza di quanto avviene nel mondo del vino divenuto oggetto di mode o approcci talvolta superficiali e  temporanei – è in realtà  molto più complesso.
Questo accade per tante ragioni. Una delle principali, a livello di cultura di massa, è  considerare l’acquisto di una bottiglia d’olio, un semplice atto consumistico segnato dalla regola del minor prezzo. Succede così, che quella che dovrebbe essere una scelta oculata e ben ponderata, perché centrale nella riuscita di una ricetta o di un abbinamento, viene fatta con l’esclusivo criterio economico di spendere il meno possibile.
Ma vi siete mai chiesti come è possibile trovare sugli scaffali della grande distribuzione delle bottiglie d’olio classificato come extra vergine a prezzi “stracciati”di circa 3 euro, talvolta anche a meno? Cosa pensate ci sia dentro quella bottiglia quando è noto che il lavoro di una filiera produttiva corretta deve includere dei costi (incomprimibili sotto certi limiti) della cura agronomica dell’oliveto, della raccolta, della frangitura nonché nello stoccaggio e imbottigliamento?

L’incontro di Abbadia con produttori e consumatori ha avuto come scopo proprio l’approfondimento di queste tematiche attraverso una degustazione dell’olio extra vergine mirata a far conoscere – con un approccio più ragionato e tecnico, fondato sulle regole fondamentali di riconoscimento dell’olio di qualita’ – la produzione proveniente sia dal Comune di Abbadia che dai comuni di Castel del Piano e Seggiano.

Per privilegiare l’aspetto pratico e divulgativo dell’evento e’ stato valutato un numero di campioni ristretto a cinque.
Tre i produttori di Abbadia San Salvatore (Davide Coppi, Fabio Nulli, Faenzo Fastelli); un produttore di Castel del Piano (Agricola Santella); un produttore di Seggiano (Abbraccio di Mirko Rossi).

Nel merito della produzione presente in questa parte dell’areale amiatino è stata fatta una distinzione fra i due versanti della montagna. Quello occidentale grossetano, esposto verso la maremma è caratterizzato dalla prevalente presenza di una cultivar autoctona: “l’olivasta seggianese” mentre in quello orientale senese, esposto verso la Valdipaglia e la Valdorcia, si coltivano le tradizionali cultivar toscane: Leccino, Frantonio, Moraiolo e Pendolino.

Una seconda precisazione è stata fatta in merito ad un’ ulteriore differenza fra i campioni presentati.
Quelli di Abbadia sono di piccoli produttori e destinati sostanzialmente all’ autoconsumo familiare, mentre gli altri due fanno parte del Consorzio di Tutela di Seggiano Dop con una destinazione vocata alla vendita.

Il bilancio conclusivo della manifestazione è stato positivo sotto molti profili.
E’ emerso che la qualità dei campioni presentati – sia dei piccoli produttori badenghi (sempre più attenti a una filiera di qualità) che dei “professionali” produttori del territorio grossetano – è stata di elevata qualità, con olii di livello sia sotto il profilo olfattivo che gustativo.
E’ emerso soprattutto che riuscire – anche in tempi, purtroppo tristi e perduranti di Covid- a fare cultura divulgativa sull’olio ha la valenza simbolica di incoraggiare i produttori( quelli “veri” piccoli, medi e grandi che siano) a proseguire sulla strada intrapresa della qualità.
Un percorso che – nonostante le difficoltà da loro incontrate tra concorrenza sleale del finto olio evo, mutamenti climatici e calo delle vendite in tempo di Covid- alla fine ripaga sempre perché è la risposta “resiliente” a raccogliere e valorizzare al meglio ciò che la natura offre mutevolmente nel corso delle stagioni.

Si ringrazia Antonello De Cesare per le informazioni per la stesura dell’articolo. 
Le foto sono di Bruno Bruchi che ringraziamo

 

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