Il piccolo chiostro. Corri, Giancarlo, corri.

Amiatanews: Amiata 28/09/2020
Appuntamento con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni riprese dalle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata.

Di Don Carlo Prezzolini (Toscana oggi – Confronto 20/09/2020)

Alla fine di luglio, dopo quasi cinque anni di Sla, è morto l’amico Giancarlo Scalabrelli, a poco più di 70 anni. Ho celebrato il suo funerale,  nell’abbazia del Santissimo Salvatore di Abbadia, il primo agosto, per me data molto significativa perché il giorno dopo, quattro anni fa, era morta, della stessa orribile malattia, mia sorella Rita. E proprio il desiderio di continuare ad essere vicino a mia sorella mi aveva spinto a andare a trovare Giancarlo e a diventare suo amico.
Sono stati incontri complessi e sempre più dolorosi: i primi anni Giancarlo comunicava con me, e con il resto del mondo, scrivendo con gli occhi sul computer. Poi comunicava attraverso lo sguardo e puntando gli occhi su una lavagna trasparente. Negli ultimi mesi era impossibile qualsiasi comunicazione. Questa orribile malattia, ancora incurabile e oggetto, ritengo, di inadeguate ricerche, riduce la persona come un tronco di legno, salvandogli solo la vista, l’udito e il funzionamento del cervello. La situazione di Giancarlo era ancora più dolorosa per i problemi di comunicazione che ha la sua unica figlia. Nei primi incontri non proponevo di pregare all’amico, fino a quando, in seguito ad una brutta crisi respiratoria, mi aveva chiamato anche come sacerdote, oltre che come amico. E da allora nei nostri incontri recitavamo il Padre nostro e ci affidavamo a Lui.
Confesso che quasi sempre, dopo le mie visite, mi “arrabbiavo” col Padreterno chiedendomi, e chiedendogli, come mai non lo prendeva con sé. Poi mi dicevo che questa era un mio modo, magari estremo, per pregare per il  caro amico.
Per fortuna abbiamo potuto celebrare il suo funerale alla presenza dei suoi cari e di tanti amici. Nella liturgia della Parola ho proposto il brano del Vangelo di Giovanni (15,1-5) su Gesù vera Vite e noi suoi tralci: se restiamo uniti alla Vite portiamo tanti frutti ma possiamo scegliere di staccarci e non produrre nessun frutto. Questo brano evangelico, che per la prima volta avevo proposto al funerale di mia sorella, era particolarmente adatto: lo Scalabrelli era stato professore di viticoltura all’Università di Pisa e si era molto occupato di migliorare e valorizzare il Montecucco e altre specificità agricole, come la pera picciola dell’Amiata, sua terra di adozione.
I frutti non sono il praticare il cammino cristiano in maniera formale o a parole, ma da come viviamo, delle scelte che facciamo, dai nostri rapporti con gli altri e con il creato. Nella breve omelia mi sono chiesto se Giancarlo era rimasto unito alla Vite. Mi sono risposto di sì, per come aveva vissuto. Per l’amore dimostrato per la sua terra, la Maremma, che aveva esplorato con la sua pratica sportiva della corsa e valorizzato con studi e impegni nella sua specialità. Aveva fatto tante pubblicazioni scientifiche e anche una dedicata alla sua voglia di correre, “Corri, Carlo, corri” (2016). Per l’amore per l’ambiente: oltre alla sua professione, ricordo un profetico suo libro, “Viaggio nella Toscana del 2050”, del 2008, dove descriveva la nostra regione dopo l’esaurimento delle fonti energetiche derivanti dal petrolio. Per l’amore per la musica: aveva fatto parte, con tanta passione, di una corale a Pisa. Per l’amore per la sua famiglia di origine e per la nuova. Per i grandi dolori della sua vita, per l’handicap della figlia Sara e per la sua orribile malattia. E questi dolori lo hanno unito alla passione e morte del Signore Gesù e lo hanno unito alla sua risurrezione.
Giancarlo è stato sepolto nel cimitero della sua città di nascita, Orbetello.
Spero vivamente che sia ricordato non solo all’Università di Pisa ma anche in Maremma e ad Abbadia San Salvatore, luogo di nascita della moglie Maria Amalia, dove si era ritirato negli anni della sua tanto lunga malattia.
Il mio saluto vuole riprendere il titolo di un suo libro ricordato: “Corri, Giancarlo, corri libero e senza più nessun  peso nei fecondi pascoli del Padre, che ti accoglie come suo figlio prediletto e amato”.

Carlo Prezzolini
donprez51@gmail.com
Toscana oggi – Confronto 05/07/2020

Lascia un commento