Amiatanews: Amiata 20/12/2020
Appuntamento con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni riprese dalle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata.
Di Don Carlo Prezzolini (Toscana oggi – Confronto 20/12/2020)
Tutti gli anni quando inizia il periodo di Avvento ho una grande tentazione: quella di dirmi che ormai è da più di 60 anni che vivo questo periodo e il prossimo Natale, ormai come posso prepararmi ancora, meditare ancora? Che posso scoprire ancora, come uomo e come presbitero?
E’ da quando avevo pochi anni che in casa babbo Alberto e mamma Iris ornavano un bell’albero, monumentale e ricco, costruito con i rami di abete potati e inseriti in un tronco, che veniva conservato per riutilizarlo. Eppoi costruivano un grande presepe, con la carpiccia, la segatura per fare le strade, le statuine, alcune con una lucina in mano per illuminare la notte. E anche la capanna e le capanne dei pastori e lontane forme di castelli in legno, fatte a mano da babbo. Pochi doni nella calza, un po’ di più le portava la Befana. Il centro era la nascita del Bambin Gesù e fin da piccolino la cara zia Gina, zia di mamma, mi portava alla Messa di mezzanotte, con le strade e le piazze del nostro paese, Abbadia San Salvatore, riscaldate e illuminate dalle “fiaccole”, che scintillavano magari in una bella nevicata. Forse peccavamo di eccessivo spirito di tradizione, che non ci faceva comprendere in pieno il senso della Festa.
Dare per scontato l’Avvento e il Natale? Personalmente ho da tempo questa tentazione, che poi rifiuto con forza. Questo Natale 2020 poi è diverso, ha perso tanto del consumismo che da molti anni ormai lo caratterizza: era diventata la festa delle cene, dei ritrovi, delle gite in montagna, dei regali … E la preoccupazione principale di questo anno, in tempo di pandemia, sembra proprio quella di non far perdere a questa festa troppo consumismo, altrimenti il PIL ristagna ancora di più! In questo Natale 2020 celebreremo, poi, meno Messe e prima nella santa Notte, dovendo rincasare per le 22.
Come sempre i momenti di crisi ci possono scuotere per ritrovare il senso della nostra fede, il senso di essere persone oggi, il senso e gli orizzonti verso cui si muove la civiltà umana dopo oltre due millenni dall’evento storico dell’Incarnazione del Figlio di Dio.
Personalmente sto cercando di recuperare il vero senso di questa Festa oggi, in piena crisi sanitaria e sociale, direi in piena crisi di una civiltà. Cerco di non dare niente per scontato, cerco di riaprire il mio cuore, la mia umanità, insieme alle comunità e alle persone con cui cammino nella fede, a questo che rimane un grande mistero, anzi rimane il Mistero di Dio e dell’uomo. Torna ancora nel nostro povero mondo “la Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Giovanni 1,9). Oppure, utilizzando una frase di un canto popolare ma molto significativo, “Dio si è fatto come noi / per farci come Lui”: ci sembra poco? E’ un grande Mistero, su Dio e su noi, ripeto, che non cesseremo di comprendere, di scoprire, di vivere se non quando vedremo, vivremo in pianezza il Mistero della santissima Trinità. Nella storia troppo spesso abbiamo ricoperto questo “Mistero di amore” con tanti riti e, come dicevo, negli ultimi decenni la società del consumo lo ha trasformato in una festa popolare, dei regali, delle spese e delle cene, con il rischio di farcene dimenticare il senso.
Spero che questo momento di crisi non ci impedisca di vivere la dimensione familiare, di incontro, anche di scambio doni. Ma, soprattutto, ci riconduca a comprendere il grande Mistero dell’Amore di Dio che, per amore per me, per noi, per tutta l’umanità ma anche per l’amore del creato e di tutte le creature si è fatto uomo:
“Vieni, Signore, in mezzo a noi, fa che viviamo nella tua amicizia che diventa una amicizia reciproca fra tutte le persone. Resta con noi per sempre”, prego reinterpretando il canto ricordato.
Carlo Prezzolini – donprez51@gmail.com
Toscana oggi – Confronto 20/12/2020