Abbadia S. Salvatore. Dall’Amiata un canto alla Trinità

Amiatanews: Abbadia S. Salvatore 28/02/2021
Nuove scoperte all’Abbazia del Santissimo Salvatore

Di Carlo Prezzolini

L’abbazia del Santissimo Salvatore al Monte Amiata viene fondata a metà dell’VIII secolo dai nobili fratelli longobardi del Friuli Erfo, Anto e Marco, dopo aver creato anche gli insediamenti monastici di Sesto al Reghena, vicino ad Aquileia e di Marturi, nei pressi di quello che poi sarà il castello di Poggibonsi, in Val d’Elsa. San Salvatore viene fondata, come Marturi, per organizzare una nuova strada, che poi sarà detta  Francigena, che ha lo scopo di collegare i ducati longobardi del Nord, della Toscana e del Sud del Paese, e per l’utilizzazione del grande patrimonio dei boschi di castagno e di faggio dell’Amiata, di proprietà regia. Diventa, con la vicina Sant’Antimo, l’abbazia più importante della Tuscia. Nell’XI secolo ha uno scriptorium e una biblioteca monastica recentemente paragonati a quelli di Monte Cassino, casa madre dell’ordine benedettino.

In particolare ritengo che San Salvatore sia stata, fra la fine del X secolo e il secolo successivo, uno dei centri di elaborazione e di diffusione del culto della Santissima Trinità, elaborato in questo tempo nei monasteri benedettini e riformati. Nella Chiesa cattolica il culto viene ufficializzato solo nel 1331 da papa Giovanni XXII e stabilità nella domenica dopo Pentecoste.

Probabilmente all’inizio di questo cammino, a San Salvatore, c’è la leggenda della fondazione dell’abbazia stessa, che penso  risalga all’VIII secolo e che viene rielaborata in questo periodo. La leggenda è un canto letterario al Mistero della Trinità, poi tradotto in immagini pittoriche nella cappella di destra della chiesa abbaziale superiore, dipinta, nella seconda metà del XVII secolo, dal pittore amiatino Francesco Nasini all’interno del rinnovamento barocco dell’edificio.

La leggenda della fondazione narra di un evento prodigioso che avviene sopra “un bellissimo albero”: “una luce splendentissima, ora trina e ora singola” appare a dei guardiani di porci. Il re Ratchis, alla ricerca di luoghi per fondare monasteri, appresa la notizia, manda alcuni chierici e laici del suo seguito per verificare il miracolo. Gli inviati del re trovano il luogo e l’albero dell’evento e, di notte, assistono ad “uno splendidissimo fulgore scendere dal cielo”, che per tre ore si manifesta “ora trino e ora uno … nella prima vigilia della notte”. La visione si interrompe e riprende, con le stesse modalità e la stessa durata,  “alla seconda vigilia di quella stessa notte … e al primo cantare del gallo … affinché si venerasse la Trinità nell’unità e l’unità nella Trinità”. I pii inviati di Ratchis, ricolmi di gioia, restano ancora due notti per contemplare il Mistero e poi corrono dal re che decide di costruire, nel luogo dell’apparizione, un monastero dedicato al Salvatore, incarnazione del Mistero trinitario.

Un altro canto alla Trinità è composto dall’architettura della nuova chiesa abbaziale voluta dal grande abate Winizo e consacrata da Poppone, patriarca di Aquileia, nel 1035 alla presenza di ben diciotto fra cardinali e vescovi. La nuova chiesa è composta da tre parti: la chiesa inferiore aperta al popolo, la cripta e la chiesa superiore, il coro monastico. La parte terminale presenta tre absidi esterne, ognuna affiancata da due absidiole ricavate nello spessore dei muri, a formare tre “trifogli”, architettonicamente chiamati triconchi. Il numero tre organizza la struttura architettonica, rendendola un canto della pietra al Mistero trinitario.

Una recentissima scoperta, che conferma questa  mia ipotesi, ci documenta il canto liturgico alla Trinità. Nello “scriptorium” abbaziale viene composto, nella prima metà dell’XI secolo, il Missale amiatinum, il più antico libro liturgico che ci sia giunto completo, oggi conservato alla Biblioteca Casanatense di Roma. E’ in atto la trascrizione di questo antico codice, iniziata da Valeria Novembri e proseguita da Mario Marrocchi, di cui è prevista l’edizione a cura di don Manlio Sodi, noto esperto di liturgia. Il Missale contiene un proprio della solennità della Trinità alle carte 185v-188: i vespri della vigilia, le lodi, i vespri e la Messa della festa. Il testo, appena trascritto, va approfondito ma ritengo sia un altro inno alla santissima Trinità: l’inno letterario della leggenda e il canto delle pietre dell’architettura diventano preghiera,  canto liturgico dei monaci amiatini. Ritengo sia un nuovo, importante elemento che conferma San Salvatore come centro di elaborazione e di diffusione del culto alla Trinità

Carlo Prezzolini
donprez51@gmail.com
Confronto e Araldo poliziano, Toscana oggi 28 Febbraio 2021

Foto: Missale amiatinum, Biblioteca Casanatense di Roma, 1907, carta 184v  (particolare).

Lascia un commento