Amiatanews 27/01/2016 Nel giorno della memoria, ripercorro, per i brevi attimi di un ricordo, la sosta al campo di Mauthausen
A mio dire. Giornata della Memoria: "Se questo è un uomo…". Per non dimenticare
Nell’agosto del 2006, di ritorno dalla splendida città di Colonia, in Germania, volli fermarmi, nel famigerato campo di sterminio di Mauthausen, Austria, quel piccolo paese, dove Hitler avrebbe voluto trascorrere, diceva lui, gli anni della pensione. Arrivai dopo una notte di viaggio, in un’alba di fine estate, con un cielo cupo e minaccioso, in perfetta sintonia con il luogo tetro e surreale, che ti si presenta davanti all’arrivo. Una fortezza, con ancora i fili spinati, i cavalli di frisia, le bianche chicchere e trasformatori, attaccate alle sbarre, dove passava la corrente elettrica della morte. All’interno del grande campo, tutte le strutture comuni agli altri famigerati simboli, dove si doveva operare, secondo il boia Himmler, la “soluzione finale”. La cosa che mi colpì, all’ingresso, alcuni lettori di nastro portatili che, in maggior parte, venivano date a scuole e scolaresche, con una registrazione, il cui appello era quello di credere alla realtà di quanto visto per non dimenticare. Nelle lapidi e nei cippi commemorativi, anche tanti toscani e figli della nostra provincia, immolati nell’olocausto della follia. Oggi, giornata della memoria. Alla più grande tragedia dell’odio e dell’intolleranza, va il silenzio del ricordo profondo. Le parole di un famoso salmo biblico, ripercorrono il dramma della Shoah: “…lungo i fiumi di Babilonia…alle sue rive…ci fermammo piangendo…là i nostri persecutori ci schernivano…cantateci i canti di Sion… alle fronde dei rami appendemmo le nostre cetre”.
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