Amiatanews (Marco Conti): Abbadia S. Salvatore 11/05/2020
“Da imputarsi ad amministratori che faticano a vedere la montagna come parte del loro comprensorio e giocano partite di campanile e ad altri che la ritengono loro pertinenza esclusiva”
Riceviamo una nota stampa del gruppo consiliare di opposizione “Abbadia in Comune”.
Il tema di fondo è la divisione di intenti di questi giorni da parte delle amministrazioni locali relativa alla destinazione della seconda tranche pari a 500.000 Euro di un finanziamento regionale complessivo di 1,5 milioni di Euro, contributo per il miglioramento delle infrastrutture turistiche dell’Amiata. Un contributo diviso in tre parti uguali pari a 500.000 Euro.
Mentre la prima parte è già stata destinata al miglioramento dell’innevamento artificiale (con l’accordo dei Comuni di entrambe le Unioni), la seconda vede delle nette divisioni tra alcune amministrazioni amiatine circa la destinazione: c’è chi vorrebbe destinare tale somma nel migliorare i servizi di accoglienza nei cosiddetti quattro poli nella zona alta della montagna (Cantore, Contessa, Macinaie e Vetta), chi vorrebbe utilizzarla nella sentieristica che collega più in basso i comuni dell’anello amiatino per un turismo che veda l’Amiata come stazione turistica per tutto l’anno. Una scelta che, se non vedrà un punto di incontro (richiesto un po’ da tutti, imprenditori e cittadini compresi) rischierebbe di far saltare sia il secondo che il terzo contributo, quest’ultimo da destinare, secondo un progetto presentato, proprio alla sentieristica e ai percorsi MTB.
Di seguito la nota stampa integrale di Abbadia in Comune, dal titolo significativo:
“Muoia Sansone” o “L’état c’est moi”?
Un unico territorio, due fronti istituzionali, la possibilità concreta di vedere revocata la seconda trance di un finanziamento di 1,5 milioni da parte della Regione. Senza alcuna condivisione istituzionale, solo attraverso i comunicati, si apprende che i due progetti, pur con approccio diverso, hanno lo stesso obiettivo: valorizzare la sentieristica quale risorsa su cui costruire il rilancio del territorio. Eppure, assistiamo attoniti all’ennesima prova di una politica assurda. Mentre si consuma l’ennesima guerra intestina, nessuno coglie la marginalità e il ridicolo a cui ci ha condotto questa politica. Le istituzioni non possono, non dovrebbero, permettersi di vanificare sia il riconoscimento regionale alla valorizzazione turistica, sia l’impegno di operatori privati che hanno prodotto una progettualità comune. Ma ogni sindaco s’innamora della propria ossessione, dal “muoia Sansone” di Vagaggini & co., al “Destinazione Amiata c’est moi” di Tondi. Novello cesarismo senza l’acume e la forza di Cesare. Evidenziando che anche l’ottima idea di una politica comune… non era partecipata! È evidente che la condivisione sia stata quantomeno parziale, delineando un taglio orizzontale del territorio, lasciando inascoltati molti operatori ed escludendo totalmente le opposizioni. Il progetto solo-vetta, utile certamente ma non condiviso, unito alla supponenza di certi amministratori non ha aiutato né la sua comprensione né la possibilità di discuterne l’efficacia. I “contendenti” dovrebbero spiegare perché non sia possibile procedere sull’utilizzo della seconda tranche così com’è e usare la terza per le ipotesi avanzate in fretta e in furia, magari condividendole e migliorandole con gli operatori della valle e non solo della vetta. Sia detto per inciso: se il nostro comune – che coordina – non si fosse lasciato “affascinare” da imprenditori con progettualità avulse (bambuseti) o di indubbia fattibilità (realizzazione di un resort diffuso attraverso l’acquisto di tutte le strutture sopra i 1400 m), trascurando il coinvolgimento di altre istituzioni e di tutti gli stakeholders del settore turistico, forse il risultato sarebbe stato diverso. Oggi, invece di fossilizzarsi nello scontro serve mettere in campo quel di più di politica, che fin qui è evidente è mancata, alla ricerca di una sintesi possibile tra progetti e risorse in gioco, magari stavolta con la firma di un accordo partecipato. La perdita del finanziamento sarebbe un fatto grave da imputarsi ad amministratori che faticano a vedere la montagna come parte del loro comprensorio e giocano partite di campanile e ad altri che la ritengono loro pertinenza esclusiva. Se davvero una risorsa fosse vanificata per voglia di cesarismo, o per campanilismo, o per superficialità, le dimissioni sarebbero dovute. Dall’una e dall’altra categoria.
Gruppo consiliare “Abbadia in Comune”.