Abbadia San Salvatore. Dai Comitati e da Rete NOGeSI la ferma richiesta per uno "Stop a nuove centrali e al polo geotermico"

Sabato 2 Dicembre, si è tenuta la giornata studio sul tema “Effetti e rischi dello sfruttamento geotermico: dal sottosuolo all’ambiente e alla persona”. Si è tenuta Sabato passato, 2 dicembre, presso il Centro Giovani di Via Mentana, una giornata di studio sul tema “Effetti e rischi dello sfruttamento geotermico: dal sottosuolo all’ambiente e alla persona”. L’assemblea pubblica, organizzata  da Rete NOGeSI e Comitati e cittadini in difesa del Monte Amiata, ha visto un’importante partecipazione di persone interessate alle problematiche in oggetto (gli organizzatori segnalano l’assenza dei rappresentanti delle istituzioni locali) esposte dal geologo Massimo Bisconti, dallo studioso ed esponente del Forum Ambientalista di Grosseto, Roberto Barocci  e dal vulcanologo Mastrolorenzo Giuseppe, dell’Osservatorio Vesuviano INGV. Presente anche il geologo Andrea Borgia che ha affrontato il tema “Territorio e salute: inquinamento  dalle centrali geotermiche sulle acque, suolo e aria”. L’intervento di apertura ha visto il saluto di Velio Arezzini, Presidente pro tempore di Rete NOGeSI, mentre la collega Cinzia Mammolotti, ha aperto i lavori ed è stata la moderatrice dell’assemblea.   L’iniziativa era stata presentata nei giorni precedenti attraverso dei comunicati stampa, all’indomani di una serie di eventi sul tema, che avevano visto sull’Amiata anche cortei di manifestanti, come quello dello scorso 11 Novembre, con una marcia di protesta contro lo sfruttamento geotermica tra Abbadia e Piancastagnaio e nei giorni successivi la consegna di una diffida ai sindaci dei territori. Quella di sabato – si indicava nelle note stampa di presentazione – voleva essere un approfondimento sulle conseguenze che le centrali geotermiche determinano  sul bacino idrico e termale del Monte Amiata, sulla salute umana e sull’ambiente, motivo di accusa, da parte dei comitati contrari, verso la Regione Toscana ed Enel Green Power di inquinamento ambientale e sanitario, del depauperamento delle acque; gli stessi sostengono anche la non rinnovabilità della risorsa ritenuta e l’attuale metodo di sfruttamento responsabile di emissioni di CO2. A questo uno stop deciso all’idea della Regione Toscana di realizzare un polo geotermico sull’Amiata, vista l’importanza strategica del bacino idrico, del vincolo idrogeologico, paesaggistico, dell’alto rischio sismico e dei  fenomeni di subsidenza già in atto. Questi dunque i temi della giornata studio posti all’attenzione dei presenti, evidenziati in una nota stampa diffusa quest’oggi, a firma Rete Nazionale NoGesi e Comitati e Cittadini in difesa del Monte Amiata, dal titolo esplicativo  “Stop a nuove centrali e al polo geotermico” che riportiamo integralmente.

Stop a nuove centrali e al polo geotermico

Una partecipazione numerosa e interessata di cittadini provenienti dall’intero territorio amiatino ha vivacizzato la giornata di studio organizzata dalla Rete Nogesi e dai movimenti che lottano in difesa del Monte Amiata che si è tenuta ad Abbadia San Salvatore sabato 2 dicembre. Rimarcata la totale assenza delle istituzioni, mentre le uniche risposte di impossibilità a partecipare sono arrivate dalla Protezione Civile e da Acquedotto del Fiora. Vulcanologi e geologi hanno concentrato i loro interventi sugli effetti e rischi che le trivellazioni e le centrali geotermiche arrecano al territorio, alle risorse idriche, all’ambiente e di conseguenza all’uomo, alla sua salute. Cosa avviene nel sottosuolo andando a perforare sino a 4.000 metri per poi estrarre e reiniettare fluidi? Le centrali a ciclo binario della “Buona geotermia” sono davvero sicure e ad impatto zero? Quali le problematiche correlate ai fluidi geotermici e ai gas incondensabili? Quali conseguenze sul bacino idrico del Monte Amiata tra i più importanti del centro Italia con 700.000 utenze? La montagna dell’Amiata, antico vulcano, ha caratteristiche geomorfologiche che la rendono un territorio tanto particolare quanto fragile, non a caso è considerata a rischio sismico e sottoposta a vincolo idrogeologico. Nella “Carta della pericolosità geologica” – ne ha parlato il geologo Massimo Bisconti – sono evidenziate le aree sottoposte a vincolo di inedificabilità assoluta. È anche emerso che talune centrali e pozzi sono stati realizzati da Enel in aree vincolate. A Piancastagnaio il territorio si è abbassato di un metro in circa 30 anni e ciò a causa dell’estrazione di vapore. Il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore Osservatorio Vesuviano, afferma che il fenomeno di subsidenza può anche accelerare fenomeni franosi. Non solo, è risaputo a livello mondiale che tra le conseguenze delle centrali geotermiche (anche a ciclo binario) vi sono quelle della sismicità indotta e dell’irreversibilità del danno per cui “quando andiamo ad intervenire con trivellazioni e centrali si va a modificare l’intero sistema in modo permanente e ad innescare processi irreversibili. “Proprio l’assoluta irreversibilità e l’imprevedibilità delle modificazioni termofluidodinamiche e meccaniche dei sistemi idrotermali, a seguito di trivellazioni, estrazioni e reiniezioni di fluidi impone la rigorosa applicazione del ‘principio di precauzione’. Tale principio obbliga a evitare azioni delle quali non sia prevedibile e quantificabile l’effetto a breve, medio e lungo termine, a tutela dell’ambiente naturale, delle risorse e della pubblica incolumità. In caso contrario si tratterebbe di sperimentazione non dichiarata ed eticamente e giuridicamente inaccettabile sull’ambiente e sulle persone”, ha dichiarato. Da qui la responsabilità soprattutto dei presidenti delle Regioni e dei sindaci primi responsabili della salute, della sicurezza del territorio e della tutela delle risorse anche per le generazioni future nel rispetto dei principi fondamentali della “geoetica”. L’alterazione della falda acquifera interagisce con il sistema idrotermale: cosa può accadere alle sorgenti di Bagni San Filippo o Bagno Vignoni? Roberto Barocci nella sua presentazione evidenzia l’obbligo della Regione Toscana di applicare il Piano di Tutela delle acque e come tale obbligo venga omesso, contravvenuto. “Abbiamo già perso la metà della risorsa idrica e aumentato la presenza di sostanze inquinanti tra cui l’arsenico”. Andrea Borgia, geologo, dopo aver ricordato che le popolazioni dell’Amiata sono soggette a un “lento avvelenamento” da mercurio, arsenico e uranio (confermato dalle analisi di laboratorio sui capelli e, di recente, dai primi esami del sangue dello studio epidemiologico InVetta – Ars), ha riferito il recente parere del settore idrogeologico regionale, sede di Pisa, secondo cui “i livelli piezometrici sono caratterizzati da cicli di recessione e di ricarica pluriennali, che sembrerebbero indipendenti dalle precipitazioni”. Mentre i dati dei piezometri della regione, fin dal gennaio scorso, hanno mostrato come l’acqua venga risucchiata verso il basso dallo sfruttamento del campo geotermico. La non rinnovabilità di questa energia è provata inoltre dalle enormi emissioni di gas climalteranti, che sul Monte Amiata risultano pari, se non superiori a quelle delle centrali a carbone. L’equivoco della energia geotermica continua, troppi gli interessi dietro gli incentivi che arrivano a pioggia in modo del tutto improprio. Si capisce bene come il concetto della geotermia sia collegato strettamente al puro profitto. Seguiranno altre iniziative in tutta l’Amiata, alta Tuscia e Toscana. E, nel mese di febbraio 2018, una forte mobilitazione in Regione Toscana. Rete Nazionale NoGesi – Comitati e Cittadini in difesa del Monte Amiata  Abbadia San Salvatore 04/12/2017
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