Abbadia San Salvatore. "Lettera aperta di una maestra alla Buona Scuola": l'importanza dell'esempio.

L’appello di un’insegnante delle scuole elementari Abbiamo ricevuto ieri in redazione, una lettera con richiesta di pubblicazione, inviataci dalla maestra Daniela Piccinetti, che insegna alla scuola primaria (scuole elementari), di Abbadia San Salvatore. Abbiamo letto con attenzione “Lettera aperta di una maestra alla Buona Scuola”, questo il titolo scelto da Daniela, prima di decidere di pubblicarla nella sua integrità, come, del resto, facciamo ogni volta che i lettori ci chiedono di prendere in considerazione su Amiatanews le loro idee da rendere pubbliche. Pubblichiamo integralmente la lettera, scritta lo scorso 1° Ottobre, che i più grandi, i così chiamati “remigini”, ricorderanno come giorno d’inizio dell’anno scolastico, lasciando al lettore una propria riflessione, che può esprimere attraverso un commento in questo articolo o sulla nostra pagina Facebook “Amiatanews”


Lettera aperta di una maestra alla “Buona Scuola”

Parola carica di significato. Semplice quanto grande, che quasi m’imbarazza portare: Maestra. La Chiesa l’ha da sempre attribuita a Gesù, il Quale insegnava la Giustizia, la Verità, l’Amore e l’Umiltà, e lo faceva dando per Primo l’Esempio. Noi, trascurando troppo spesso quest’ultimo particolare, ce la siamo fatta nostra. Questa mia lettera si rivolge alla “Buona Scuola” ma, e in particolare, a Voi, piccoli alunni della Terra, perché, nonostante tutto, ancora fermamente credo che la Scuola siate Voi…e Voi soltanto. Il resto è fatto di adulti che hanno smesso di essere bambini. Adulti che hanno giurato di insegnarvi il rispetto e la comprensione, mentre, indifferenti al male che procurano, denigrano e distruggono il lavoro di chi non è gradito. Adulti che Vi parlano di lealtà e feriscono i colleghi alle spalle. Adulti che esigono che impariate a chiedere scusa ed essi stessi, per primi, non ne sono capaci. Adulti che elaborano progetti dove scrivere incontestabili parole, scopiazzate qua e là, su riviste, testi e siti internet, in un copia e incolla, dove spiccano ovvie finalità, che dovrebbero caratterizzare, naturalmente, l’insegnamento. Parole giuste, quanto scontate, che vanno a evidenziarsi dentro la cornice di un progetto: integrazione, interazione, inclusione, disponibilità, amicizia… ma troppo spesso accade che gli stessi fautori, prevarichino, escludano, feriscano, accusino e condannino, senza appello e in forma vessatoria, chi si dimostri da essi “Diversamente Pensante”. E tutto dietro una subdola indifferente formalità che non prevede chiarezza. Adulti che dovrebbero insegnarvi a sorridere, salutare, chiedere permesso, saper aspettare il vostro turno, ed essi stessi non lo sanno fare. E non abbiano a risentirsi per questa mia lettera rivolta alla “Buona Scuola”, che ha perduto per strada la giusta misura e trasuda di iniquità e ingiustizie, coloro che si ritengono fuori da queste enunciazioni…non abbia a risentirsi chi si sente migliore o diverso, perché verrebbe meno al ruolo di Maestro. Se lo volete, pensate pure che chi sta scrivendo non sia di voi migliore…potreste anche avere ragione, ma di nuovo verreste meno al dovere di umiltà e riflessione. Temo altresì che la Scuola impostata così, come un’azienda, con tanto di premi ai migliori, prima o poi fallirà, perché nella scelta dei più Bravi, sempre troveremo chi sarà capace di farsi ben volere dai dirigenti di turno, di emergere e di apparire, di pubblicizzare e di vendere, a discapito di coloro che, all’ombra dell’indifferenza, lavoreranno con impegno e passione, senza la luce di alcun “riflettore”. E vorrei aggiungere, cara “Buona Scuola”, semmai non lo avessi mai detto, che anch’io credo nell’importanza e nell’alto valore della tecnologia, ma penso anche che nella “Primaria” stia prendendo troppa velocità, dimenticando il senso della temperanza e, mentre ogni maestro è intento a ricercar la connessione, un passo al giorno, si scorcia la lezione. Un tempo, c’era tempo…per la lettura, la poesia, i “temi”, i sentimenti, le recite, le regole, la bella grafia, le passeggiate in ogni stagione, l’ordine, la precisione…e senza alcun progetto, c’era un quaderno per ogni disciplina. Non vi erano premi per i maestri più bravi. I premi o i giudizi negativi erano negli sguardi dei bambini, nelle loro conquiste o frustrazioni. Erano i loro progressi a farti andare avanti e le loro incertezze a farti soffermare. Sì, è vero, sempre ci sono e sempre ci saranno cose da poter migliorare…ma ciò che non dovremmo mai scordare, e che invece, dimentichiamo spesso, è che il vero insegnamento deve partire sempre dall’ESEMPIO. Daniela P. Abbadia S. Salvatore  1 Ottobre 2016
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