Abbadia San Salvatore. Paolo Flori (Comitati Democrazia Costituzionale ): "Per noi la riforma non è accettabile, neanche cambiando l'Italicum"

Intervista in esclusiva al portavoce dei Comitati di Abbadia San Salvatore e di Piancastagnaio, che dicono “NO” al Referendum Continua l’impegno di Amiatanews nel cercare di informare i lettori, relativamente al prossimo Referendum Costituzionale del 4 Dicembre che vedrà gli elettori aventi diritto, recarsi alle urne per rispondere “SI” o “NO” al quesito posto. Un referendum molto atteso dalla popolazione, dai partiti e movimenti politici italiani, ma anche dai tanti comitati spontanei di cittadini, nati e costituitisi in questi mesi, su tutto il territorio nazionale e, dunque, anche sull’Amiata. Dopo aver dato spazio al “SI” nelle nostre pagine anche con interviste, abbiamo questa sera incontrato il dott. Paolo Flori, il portavoce dei Comitati Democrazia Costituzionale di Abbadia San Salvatore e di Piancastagnaio, che promuovono il “NO” al Referendum, e che fanno riferimento al Coordinamento per la Democrazia costituzionale (www.coordinamentodemocraziacostituzionale.net) “con l’obiettivo di difendere e valorizzare i principi della democrazia della nostra Costituzione nata dalla Resistenza,  operando per attivare l’opinione pubblica, largamente inconsapevole del significato e dei contenuti del processo di riforme istituzionali in atto, e per promuovere un dibattito politico che consenta la partecipazione di tutti i cittadini e faccia avanzare la consapevolezza della posta in gioco per gli anni futuri. (fonte www.coordinamentodemocraziacostituzionale.net).


Chiediamo a Paolo Flori, cosa siano i Comitati e le motivazioni della loro nascita: cosa siano i  motivazioni della nascita “I Comitati fanno riferimento al Coordinamento Democrazia Costituzionale a cui a livello nazionale hanno aderito: Associazione Articolo 21, i Comitati Dossetti, Libertà e Giustizia, L’Associazione per la Democrazia Costituzionale, l’Associazione Giuristi Democratici, Libera Cittadinanza, FIOM, USB ed altre numerose associazioni; tra gli altri, CGIL e LIBERA partecipano come osservatori; hanno aderito costituzionalisti e personalità della cultura come Gustavo Zagrebelski, Luigi Ferrajoli, Nadia Urbinati, Massimo Villone e tanti altri.   Negli scorsi mesi sono state organizzate tre assemblee pubbliche: due nel mese di luglio (Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio con l’intervento del Prof. Nicola Vizioli, docente di Diritto Costituzionale – Università di Siena) ed una nel mese di ottobre (con l’intervento di Pancho Pardi del  Coordinamento Democrazia Costituzionale, ex Senatore della Repubblica).Ad Abbadia San Salvatore hanno supportato le iniziative del comitato ANPI Abbadia San Salvatore e Rifondazione Comunista che ha supportato anche l’iniziativa di Piancastagnaio.” Amiatanews, ha recentemente avuti occasione di intervistare esponenti politici (deputati o persone di spicco a favore del “SI” e, in particolar modo, militanti del Partito Democratico), che hanno esposto le loro motivazioni. Qual è la posizione dei comitati per il NO relativamente alla composizione del nuovo Senato ed alle sue competenze previste nella riforma? Prendendo spunto dalla recente intervista a Piero Fassino pubblicata da Amiatanews sabato passato (19 Novembre ndr), ci preme evidenziare in questa intervista, il punto di vista dei sostenitori del NO alla riforma. La riforma introduce modifiche alla Costituzione in merito al bicameralismo, ridefinisce le competenze tra Stato e Regioni, abolisce il CNEL ed interviene in merito all’elezione del Presidente della Repubblica, alla elezione dei Giudici della Corte Costituzionale e dei membri del CSM. Il Senato sarà composto da consiglieri regionali e sindaci nominati dai Consigli Regionali,  non eletti direttamente dai cittadini: secondo noi, si riduce  la rappresentanza e si aumenta l’ingerenza dei partiti. Altra cosa… Nel disegno della riforma, il Senato dovrebbe rappresentare i territori: invece il Senato concorre all’elezione  del Presidente della Repubblica, alla elezione dei Giudici della Corte Costituzionale e dei membri del CSM. Una camera composta da non eletti dal popolo, concorre ad eleggere gli organi che rappresentano i contrappesi e le garanzie per i cittadini. Il bicameralismo resta per svariate materie ed il Senato concorrerà all’attuazione delle politiche dell’Unione Europea: per la prima volta viene introdotto in costituzione come mission delle Camere l’attuazione delle politiche e dei trattati europei, senza nemmeno introdurre il limite dell’interesse nazionale, che c’è nella Costituzione della Repubblica Federale Tedesca. Ciò comporta una ulteriore cessione della sovranità nazionale all’Europa: hai voglia a minacciare veti (inesistenti nella realtà) all’approvazione del bilancio dell’Unione oppure togliere la bandiera dell’Unione dalla scenografia per fare marketing! La riforma introduce nuove modalità di partecipazione popolare. Quale il vostro punto di vista a riguardo? Gli istituti di partecipazione popolare, dovranno essere attuati mediante una legge costituzionale da approvarsi in un prossimo futuro, quindi non immediatamente attuabili. L’obbligo da parte delle Camere di prendere in considerazione le proposte ed i disegni di legge di iniziativa popolare, non è accompagnato da sanzione in caso di mancato esame delle stesse, ne potrebbe in alcun modo essere coartato il parlamento a farlo: il tutto si riduce a mera dichiarazione di principio. I sostenitori del “SI”, sono convinti che la riforma abbrevi i tempi di approvazione delle leggi e snellisca le procedure. Quale la vostra posizione? I tempi di approvazione delle leggi, in base ai dati forniti dallo stesso Parlamento, sono in linea con i tempi degli altri stati europei; semmai il problema è che si approvano troppe leggi spesso confuse e “difettose”. Il Governo con lo strumento dei decreti legge, monopolizza l’attività del Parlamento: solo il 20% delle leggi è d’iniziativa parlamentare. L’introduzione dell’istituto della discussione a data certa dei progetti di legge ritenuti fondamentali per l’attuazione del programma del Governo contribuirebbe ad approfondire lo svilimento dell’istituzione parlamentare. Le leggi che “faticano” ad essere approvate e che danno luogo alla famosa navetta sono quelle per le quali non vi è accordo politico: questa riforma non risolve questo problema. Durante i vostri dibattiti, avete mosso critiche anche al nuovo ruolo e alle competenze Stato/Regioni che a parer vostro non andrà a semplificare il sistema. L’intervento sul titolo V (rapporti Stato/Regioni) è improntato alla centralizzazione presso lo Stato delle competenze “strategiche” (energia, grandi opere ecc.) ed alla confusione per le altre competenze. Si veda, ad esempio, il pasticcio che, si crea con le competenze in materia di beni culturali e paesaggistici: la tutela e la valorizzazione sono attribuite allo Stato, la promozione alle Regioni! Che cosa si intende per promozione? Ci saranno sicuramente conflitti che produrranno contenzioso avanti alla Corte Costituzionale. Passiamo a un altro tema, oggetto di riflessione da ambedue gli schieramenti, pur non essendo quesito del quesito referendario. Parliamo, ovviamente, dell’Italicum (legge elettorale) che, lo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dichiarato di voler, in parte , cambiare, almeno per quel che riguarda l’elezione del Senato. Secondo lei, tali modifiche, qualora vi fossero, possono contribuire a modificare il giudizio sulla riforma costituzionale? Per noi la riforma costituzionale di per sé non è accettabile: eventuali modifiche della legge elettorale se potranno soddisfare, forse, la minoranza del PD, non potranno condurci a cambiare opinione sulla riforma costituzionale; il “combinato disposto” tra legge elettorale e riforma costituzionale introduce la modifica della Repubblica da parlamentare a, di fatto, presidenziale. Infatti, i partiti, presenteranno alle elezioni un “capo” (ITALICUM, articolo 2)  e il Presidente della Repubblica nominerà presidente del Consiglio dei Ministri il “capo” del partito che vincerà le elezioni, nonostante l’ipocrita “riserva” al Capo dello Stato in merito alla prerogative previste in Costituzione relativamente alla nomina del presidente del Consiglio incaricato. Una riforma di questa portata non si trova né nel programma del PD per le politiche del 2013 né nel programma di Renzi per le primarie che lo hanno portato prima alla guida del PD e poi a capo del Governo. Veniamo a una delle critiche mosse dai sostenitori del “SI”, è relativa al fatto che il fronte del “NO” è composto da soggetti, partiti e movimenti che poco hanno a spartire tra loro. Lo stesso Piero Fassino e recentemente lo stesso On. Luigi Dalli, entrambi del PD, ce lo ha confermato durante la recente intervista che ci ha rilasciato. Nell’intervista Fassino fa riferimento alla eterogeneità del fronte del NO che non costituirebbe, quindi, una maggioranza politica o una alleanza: sfugge all’esponente del PD che il 4 dicembre non si vota per le elezioni politiche e che esistono anche i cittadini “normali” non iscritti ai partiti o simpatizzanti che ai referendum, specialmente quando si tratta della Costituzione, votano anche in base alle proprie convinzioni personali e non in base alle appartenenze politiche oppure in vista di fantomatiche maggioranze da opporre a quella che attualmente sorregge il Governo; si deve però dare atto dell’educazione  del vocabolo utilizzato da Fassino (eterogeneità) in confronto a quella utilizzata da Renzi, “accozzaglia”,  per definire chi vota NO, con una sprezzante mancanza di rispetto per i cittadini e per chi non la pensa come lui, indegna di chi riveste una carica così importante, ma tant’è. Ricorda  Berlusconi quando, qualche anno fa, definì “coglione” chi votava per il centro-sinistra. Secondo i comitati del NO da quali volontà nasce questa riforma? La riforma costituzionale, che si può definire “Napolitano” e non solo “Boschi-Verdini- Berlusconi”, è stata approvata nel solco della modifica imposta da UE, FMI e BCE nel 2012 quando, in carica Monti, si è introdotto, con il voto favorevole di PD, PDL e Terzo Polo, il famigerato e pernicioso pareggio di bilancio in Costituzione (art. 81), votando in tutta fretta sotto il ricatto della Troika. E’ interessante, a questo proposito, leggere quanto è contenuto in un rapporto di  JP Morgan del giugno 2013  e quanto scritto nella relazione al disegno di legge costituzionale. La nostra Costituzione per gli onnipotenti ed osannati “mercati” è troppo garantista dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, che addirittura possono scioperare e protestare, e  deve essere modificata per dare più potere all’esecutivo che così potrà introdurre, data la presunta velocizzazione del processo legislativo, tutte quelle modifiche legislative e costituzionali che piacciono tanto ai “mercati” per permettere al Governo di continuare a fare quel che ha fatto finora a Statuto dei lavoratori, welfare e pensioni: cioè ridurre il reddito disponibile delle famiglie con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il tentativo di Renzi di spacciarsi come paladino antisistema e di far passare la riforma come rivoluzionaria contro i poteri forti, si scontra palesemente con la composizione della squadra dei poteri davvero forti  “tifosi”  per il SI: BCE, FMI, UE, Confindustria, Bankitalia, Marchionne ecc. ecc. Altro motivo per mettere una grossa croce sul NO sulla scheda che ci verrà consegnata il 4 dicembre. Concludiamo l’incontro con Palo Flori, facendo una domanda che abbiamo fatto a parte inverse: qualora dovesse vincere il “SI”, cosa farete? Il nostro Comitato di Democrazia Costituzionale, come del resto già indicato nel nome, non è un movimento politico ma un insieme di cittadini, costituiti in movimenti coordinati, che ha messo al centro del dibattito democratico, la Costituzione. Io, ad esempio, sono iscritto a  Libertà e Giustizia, con Presidente Nadia Urbinati, Vice Presidente Tomaso Montanari. Al proprio interno, le espressioni politiche, intendendo rappresentanze di partiti o movimenti politici giuridicamente riconosciuti, rimangono in qualche modo marginali in questa sede. Il nostro obiettivo è semplice e chiaro nella forma e nella sostanza: siamo contrari a questo tipo di riforma e cerchiamo di far capire le ragioni con atteggiamenti propositivi e aperti al confronto, democraticamente, appunto.  Personalmente e il Comitato che rappresento, focalizziamo la nostra azione contraria al cambiamento della Costituzione, solo in funzione di questo. Ha poca importanza, per quanto mi riguarda, la figura del Presidente del Consiglio in questo contesto: stiamo parlando della Costituzione e non dei componenti del Governo. Certamente aspetteremo il voto per ulteriori valutazioni relative alle percentuali del “SI” e del “NO”, ma non siamo qui a chiedere, in caso di vittoria del “NO”, le dimissioni del Presidente Renzi. Ora abbiamo ancora due settimane di impegno prima del voto referendario, che è, e rimarrà, motivo della nostra presenza nel dibattito pubblico. Certamente con noi tante le persone preparate ed esperte con cui stiamo condividendo questo percorso e che sono venute ospiti sull’Amiata, con confronti di qualità dinanzi ad assemblee partecipate ed interessate.
Dunque si avvia verso la conclusione una campagna referendaria che, anche sull’Amiata, è stata caratterizzata da molti appuntamenti pubblici, tutti svolti in un clima positivo, rivolti, secondo i due diversi schieramenti del “SI” e del “NO”, a informare i cittadini sul quel che propone il quesito referendario del prossimo 4 Dicembre che riportiamo in calce a questo articolo, ricordando il lettore, che sulla nostra home page, è presente un link ben riconoscibile, che rimanda al sito del Governo dedicato al voto. Si ringrazia il dott. Paolo Flori per la disponibilità verso la nostra testata. Questo il quesito che i cittadini troveranno sulla scheda:
Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione» approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?
]]>

Lascia un commento