Per Floramiata e le aziende in crisi è necessario trovare risorse regionali come accaduto per Piombino. Per il ponte del Paglia, richieste da subito le procedure d’urgenza. A giorni il progetto esecutivo. “La carta di Abbadia S. Salvatore” per una geotermia diversa, compatibile coi nostri territori. Utilizzo della media e bassa entalpia. Abbiamo incontrato il Sindaco di Abbadia San Salvatore, Fabrizio Tondi, in questo momento anche Presidente dell’Unione dei Comuni. Più che un’intervista, un cordiale colloquio in un momento difficile per l’Amiata, affrontando temi di attualità. Informiamo che, relativamente a Floramiata, l’intervista ha preceduto di poche ore l’incontro tra le OO.SS. ed il liquidatore fallimentare, dove è stato trovato l’accordo sulla cassa integrazione in deroga, rotazione dei lavoratori e mobilità.
Sindaco Tondi, anche come Presidente dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, nelle ultime settimane, tre sono gli elementi che hanno caratterizzato l’area amiatina. Alcuni “storici”, come la geotermia, con le relazioni ARS ed ARPAT sugli ultimi dati epidemiologici, alcune polemiche relative al ponte di Paglia sulla Cassia ancora chiuso al traffico e, soprattutto per gli immediati risvolti sociali, il fallimento di Floramiata. Un periodo non facile, Sindaco Tondi… (Tondi) “Si, effettivamente vivo da amministratore e da cittadino con grande apprensione queste tre problematiche che hanno bisogno di soluzioni veloci, chiare e con prospettive, a garanzia del lavoro, di uno stato sociale e della salute di un’intera comunità oggi e domani.” Si riferisce subito a Floramiata… (Tondi) “Sicuramente. Il fallimento di Floramiata è stato, per quanto la situazione fosse da tempo difficile, un duro colpo per i circa 250 dipendenti e le loro famiglie, sia per quelli a contratto indeterminato che per gli avventizi. Ma un duro colpo anche per tutta l’area amiatina. La speranza della cassa integrazione in deroga, della rotazione e della mobilità, (divenuta certezza dopo alcune ore – nota di chi scrive), sarebbe già una soluzione che, pur temporanea, sostiene almeno i lavoratori “fissi”; per gli avventizi, che ne han maturato il diritto, ad oggi, la disoccupazione agricola rimane l’unico sostegno. Se si raggiungerà l’accordo, per quanto possibile, il problema dell’emergenza legate al sostegno del personale è risolto; stiamo lavorando sulla questione dell’urgenza. Una volta che Floramiata dovesse esser ceduta, ci sarà da rivedere il riassetto dell’azienda in termini di occupazione e di mercato. Come avvenuto a Piombino, bisognerà trovare dei fondi regionali specifici per le aree considerate di crisi, come la nostra, a sostegno degli aspetti sociali ed economici. Aspettiamo le decisioni di queste ore per poi seguire attentamente l’evolversi relativa alla vendita dell’azienda”. Una situazione che coinvolge anche l’indotto, tra cui il settore trasporti. Legandoci anche a quest’aspetto, le chiedo il punto sul Ponte di Paglia sulla SR 2. Qualche settimana fa, AssoTIR, ha organizzato una manifestazione pubblica a cui hanno partecipato anche i suoi colleghi Sindaci di zona, consiglieri regionali e rappresentanti del commercio, artigianato ed agricoltura. Pur nella volontà comune, la riapertura al più presto del traffico veicolare con la sistemazione del ponte, anche attraverso uno di tipo “Bailey”, abbiamo notato, tra voi amministratori, differenza nelle procedure. In particolare col sindaco di Piancastagnaio, che chiede una procedura d’urgenza anche con la nomina di un “commissario ad acta” … (Tondi) “Quello che ha chiesto il Sindaco di Piancastagnaio, Luigi Vagaggini, era stato già chiesto nelle sedi istituzionali mesi fa. Purtroppo la richiesta di procedura d’urgenza, con il coinvolgimento del Prefetto ed il sollecito alla Regione, ha dato esito negativo. Tutto questo è agli atti della stessa Provincia, che si era attivata in tal senso, così come è stato riferito. Anche la lettera scritta dal Dirigente, non dall’Assessorato di competenza, non è corrispondente alla situazione. Ad oggi la situazione del ponte di Paglia, sulla SR 2 Cassia, anche in base al all’ultimo cronoprogramma di Settembre, che aggiorna quello di Luglio, è questa: siamo in attesa nei prossimi giorni del progetto definitivo, dopodiché il Consiglio Comunale di Abbadia, dove insiste la struttura, approverà il progetto che” tornerà” subito in Provincia. Nel frattempo sono già state espletate le procedure relative al progetto di via, con il bacino del Tevere, la Soprintendenza e con gli enti interessati. Sostanzialmente questi passaggi burocratici sono stati fatti, anche per anticipare il più possibile i tempi, a cui, ricordiamo, dobbiamo aggiungere anche le procedure per la gara d’appalto. Dopo l’approvazione del Consiglio Comunale, unito sotto questo aspetto, quando il progetto tornerà in Provincia, ci sarà la possibilità di seguire quella che comunque è una procedura semplificata (art. 34) o quella che è una procedura semplificata accelerata (art. 97), che consentirebbe di accorciare ulteriormente i tempi. Va però preso atto, che saremo comunque senza il ponte per il prossimo inverno; andremo dunque a primavera. Questa è la situazione, una situazione di indubbio forte disagio. Posso dire che è stato fatto quel che era possibile fare, ma i ritardi ci sono e questo è certo; ritardi legati anche al fatto, che il tutto è capitato in coincidenza con la nuova legge che ha coinvolto le Provincie, creando delle problematiche amministrative e procedurali. Ricordo che sulla Cassia, non è solo il ponte sul Paglia il problema; è infatti necessario verificare con attenzione anche gli altri viadotti. Un aspetto considerato è quello che il ponte, assieme a Floramiata e Rivart, facesse in maniera che tutta la zona fosse definita come un’area di crisi. Questo fa si che le situazioni non debbono essere più viste legate ai singoli comuni o alle singole aziende dove esse si trovano; del resto tutta l’area deriva dalle conversioni minerarie e quindi aziende ed infrastrutture debbono essere pensate facenti parti di una comunità al di là dei confini comunali. Sindaco Tondi. Proprio ieri sono stati presentati i dati epidemiologici aggiornati sullo stato di salute in aree geotermiche. La sua posizione sulla geotermia è nota e “certificata” attraverso gli impegni de “La Carta di Abbadia San Salvatore – Regole per una Buona Geotermia”, i tavoli istituzionali e partecipazioni a conferenze pubbliche come quella che presiederà domani a Rimini in occasione di Eco Mondo. Quale la sua riflessione, ad oggi, sull’utilizzo di questa risorsa di cui l’Amiata è così ricca. (Tondi) La geotermia può esser fatta in vari modi ed ubicata in siti diversi. Personalmente sto lavorando e seguendo con molta attenzione un altro sviluppo della geotermia, diverso da ciò che siamo abituati a vedere sull’Amiata dove sono presenti centrali geotermiche “flash” provviste di abbattitori (nota: le centrali flash trasformano l’acqua bollente profonda e ad alta pressione, in acqua più fredda e a bassa pressione. Il vapore che risulta da questo processo è utilizzato per far funzionare la turbina – fonte National Geographic Italia). Una tecnologia, quella utilizzata sull’Amiata, che pur avendo avuti importanti progressi, anche in termini di impatto ambientale e di emissioni grazie ai nuovi abbattitori, viene, ad oggi, ritenuta ormai superata, a differenza di altri tipi di impianti ad emissioni zero (a media o bassa entalpia), che consentono di sfruttare la risorsa geotermica con bassissimo impatto ambientale ed emissioni, sostanzialmente a zero in rapporto alle centrali che esistono sull’Amiata. Assieme al capogruppo di maggioranza di Piancastagnaio (Samuele Bechini), siamo andati a visitare uno di questi impianti di geotermia binaria nell’hinterland di Monaco di Baviera, situati all’interno del tessuto urbano vicino ad una scuola ed un centro commerciale. [caption id="attachment_13613" align="aligncenter" width="300"] Ubicazione della centrale di Sauerlach[/caption] (Nelle centrali binarie, l’acqua bollente viene fatta scorrere accanto a un secondo fluido che ha un punto di ebollizione molto al di sotto rispetto a quello dell’acqua. Tutto ciò fa sì che quest’ultimo fluido si trasformi in vapore, il quale poi aziona la turbina – fonte National Geographic Italia). E’ possibile replicare questi tipi di impianti sull’Amiata? Enel dice di no per una questione tecnica. Oltretutto c’è anche da considerare i vincoli del P.I.T. (Piano di Indirizzo Territoriale – Piano Paesaggistico Toscano), in cui si dice che certi tipi di intervento (la costruzione di centrali industriali) non possono essere effettuati. E’ comunque evidente che costruire centrali in Val d’Orcia, in prossimità dei vigneti del Brunello, del Montecucco, piuttosto che su produzioni agricole di qualità, non sono possibili. Viceversa nelle aree industriali, è possibile ubicare ed utilizzare questo tipo di nuove centrali che, oltre che per caratteristiche tecnologiche, si differenziano per potenza sviluppata (parliamo di centrali di 5 MW contro i 20 MW e ben oltre esistenti attualmente). [caption id="attachment_13612" align="alignleft" width="214"] La centrale di Sauerlach[/caption] “La Carta di Abbadia San Salvatore” si muove proprio in questa direzione. Per primo in Italia ho sollevato il problema delle centrali geotermiche flash, sulla loro criticità. Enel ha fatto sicuramente progressi ed oggi l’azienda ha una mentalità diversa rispetto ad anni fa, ma rimango convinto che questo tipo di tecnologia in situazioni ambientali delicate come, del resto, è l’Amiata nel suo insieme, appare inadatta. L’altra, ubicata ed installata con tutti i criteri necessari, potrebbe essere tranquillamente compatibile. Oltretutto, si prevede che sul versante tirrenico, dall’arco appenninico ligure fino in Campania, di poter avere questo tipo di risorsa che andrebbe a sostituire quasi il 15% delle fonti fossili. Una serie di piccole centrali diffuse, con attenzione all’ambiente ed al territorio. E’ chiaro che sull’Amiata, finché non si inizia a fare sperimentazione su queste nuove tecnologie, attraverso scelte imprenditoriali private che decidono di investire sulla costruzione di questo tipo di centrali geotermiche, in aree già dedicate ad impianti industriali, non cambieremo le cose. Sorgenia S.p.A., ad esempio, ha già delle concessioni in zona ed ha fatto un’ecografia un anno fa, riscontrando condizioni compatibili. La “Carta di Abbadia San Salvatore”, dice che se vengono rispettati i suoi punti essenziali, non si vede il motivo per cui non procedere in questa direzione, così diversa da quella a cui siamo abituati da decenni. Potrebbe essere motivo di impulso e rivalutazione delle nostre zone industriali, già in condizioni disagiate di per se. Anche in riferimento a Floramiata, sarebbero risorse di area molto importanti. Si tratta dunque di capire se si tratta di una questione ideologica? Con l’ideologia, lo sappiamo, poco ci si ragiona… Oppure non si capisce ancora di cosa si stia parlando? In questo caso, si possono organizzare momenti informativi attraverso documentazione e visite sul posto (vedi il caso di Monaco di Baviera)… In tal senso abbiamo intenzione per il prossimo gennaio, di organizzare un incontro informativo aperto a tutti… E’ la geotermia che siamo abituati a vedere? No, stiamo parlando di tecnologie ed impianti diversi. Inoltre è possibile installare anche centrali piccolissime a bassa entalpia, ben al di sotto dei 5 MW, piccoli bagaglini di qualche metro quadrato di dimensione o scambiatori di calore “in pozzo”, che possono dare energia elettrica, riscaldare e raffreddare. Immaginiamoci, per parlare del mio comune, cosa possa significare tutto questo per scuole, impianti sportivi, uffici pubblici, l’area mineraria e quel che si vuole pensare… Per esporre e confrontarmi su questi argomenti, sono stato invitato a Rimini al convegno di Eco Mondo, il più importante convegno sulle “tecnologie pulite” europeo, in un contesto dove si discutono anche questi argomenti, alla presenza di scienziati ed esperti e di politici nazionali. La Buona Geotermia – La Carta di Abbadia San Salvatore vede il consenso di massimi esperti scientifici d’Italia. Le centrali, quelle che vediamo oggi, hanno concessioni fino al 2024 e, pur rispettando la normativa vigente, è altresì chiaro che, alla scadenza, come del resto previsto dalla legge, bisognerà sfruttare le migliori tecnologie costruire le centrali di cui si parlava, sempre sia possibile; tra l’altro, queste possono avere strutture architettoniche a piacimento, così da potersi integrare nel nostro territorio. Ha fatto parlare molto uno studio dell’IRPET (Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana ), avrebbe accorpato in un solo comune il versante senese dell’Amiata… (Tondi) Al di là di alcuni studi su presunti accorpamenti tra Comuni, il concetto è duplice, ribadito anche nei giorni scorsi a Giurlani, Presidente di UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Un conto sono i servizi, un conto le municipalità. I sevizi nei piccoli comuni come i nostri, debbono essere razionalizzati dando loro efficacia ed efficienza anche sotto l’aspetto del risparmio e della qualità. Sono inutili le duplicazioni perché oltre a costare di più, non riescono spesso ad essere efficienti, peggiorando il rapporto tra cittadino, impresa ed istituzione. Oggi la tecnologia permette ai dipendenti della Pubblica Amministrazione, notevoli opportunità in termini di miglioramento lavorativo e risposta al cittadino. Un esempio è quello della Polizia Municipale, che pur da migliorare, da alcuni anni offre servizi accorpati. Relativamente alla municipalità, dobbiamo sempre ricordare che i nostri territori sono nati su questo principio, che poi è la storia dell’uomo sin dalle sue prime forme di aggregazione. Pur presentando caratteristiche di base uguali o simili, abbiamo comunque a pochi chilometri di distanza, tradizioni, modi di parlare ed atteggiamenti diversi, che rimangono caratteristiche e ricchezze della nostra montagna. Una comunità si ritrova, discute del proprio futuro confrontandosi anche col resto del territorio che presenta le sue stesse caratteristiche. Io sono per l’esistenza di strutture come l’Unione dei Comuni, dove è riconosciuto un vertice di comando e responsabilità. Dunque un unione di servizi mantenendo le municipalità che rimane tradizione. Per concludere Sindaco, sembra sempre più evidente la necessità di riprogettare servizi e tessuto imprenditoriale. Non a caso, ha usato il termine di “area di crisi” legando fra se le crisi aziendali e le forti difficoltà per la viabilità ed il trasporto merci. C’è esigenza di risposte forti da parte delle Istituzioni e che diano prospettive nuove. Quale il suo pensiero? (Tondi) Senza dubbio… E’ quella che potremmo definire “Area di crisi Amiata 2.0”, ovvero il riprogettare le nostre attività imprenditoriali e manifatturiere. Possiamo vivere di turismo nella parte alta della montagna, ma dobbiamo rivedere il comparto manifatturiero. Probabilmente non siamo in grado da soli di sostenere il rinnovamento; avremo necessità del sostegno delle Istituzioni, a partire dalla Regione con l’avvio di procedure che agevolino l’attività di impresa, sapendo che abbiamo disponibilità di una risorsa importante come il calore, le acque e infrastrutture come le stesse vie di comunicazione che, adeguate, possono agevolare lo sviluppo. ]]>