Amiata. A Piancastagnaio il primo incontro tra Enel ed imprese

Enel alle imprese amiatine: volontà di concreta collaborazione. Si è svolto ieri, 12 gennaio, il primo incontro tra Enel Green Power e le imprese amiatine. Voluto dai sindaci dei tre “comuni geotermici” (Piancastagnaio, Santa Fiora ed Arcidosso), l’incontro ha vista la presenza di almeno una cinquantina di aziende locali e quella dello staff dirigenziale di Enel (Toscana e Nazionale) con in primis il Responsabile Geotermia Enel Green Power Ing. Massimo Montemaggi. L’obiettivo dell’incontro era principalmente quello di mettere in diretto contatto le aziende amiatine con i responsabili di Enel Green Power (Enel GP), per quel che riguarda la fornitura di prodotti e servizi legati alle attività di mantenimento e sviluppo degli impianti geotermici. Nelle parole di benvenuto iniziale dei Sindaci Vagaggini (Piancastagnaio), Balocchi (Santa Fiora) e Marini (Arcidosso), le intenzioni di collaborare attivamente con Enel GP, viste le nuove intenzioni ed atteggiamenti dell’azienda verso le stesse Amministrazioni ed il territorio. Dunque tre nuovi Sindaci e tre volontà congiunte nel migliorare le sinergie con Enel GP, confermando che la salute e l’ambiente sono presupposto per operare su un territorio che, in passato, ha visto spesso Enel operare in una maniera oggi comunque non più accettabile e sostenibile. Ovviamente tra le primarie richieste, quelle di realistiche ricadute occupazionali, con il sostegno alle imprese locali e le nuove opportunità legate anche allo sviluppo di un turismo rinnovato in Amiata, da troppi anni condizionato anche da una non sempre condivisibile gestione della stessa geotermia. Nelle parole dei Sindaci, non più un’Amiata “terra di conquista”, ma territorio di aziende e lavoratori, che, anche con Enel, dovranno crescere in numero, in formazione, in riconoscimento e prestigio. Un’assemblea che ha visto i responsabili Enel presentare le attività dell’azienda sia a livello nazionale che mondiale, indicando strategie e volontà generali e, ovviamente, le attività geotermiche previste sull’Amiata che vedono oggi la centrale Bagnore 4, come esempio di “eccellenza mondiale in termini di tecnologia” e Piancastagnaio al centro tra le presenti e future attività principali. Nella presentazione di Enel GP, l’analisi della ricaduta nell’ultimo triennio, i programmi nei prossimi anni  e le strategie di diversificazione finalizzate ad una maggiore collaborazione delle imprese amiatine con il mondo Enel. Programmi dove lo stesso Ing. Montemaggi ha voluto porre delle “incertezze”, viste le moratorie ed i fermi amministrativi passati allo sviluppo geotermico. Seguito con attenzione l’intervento sulle procedure e modalità per il processo di qualifica alle gare Enel per partecipare a gare ed appalti, con impegno da parte di questa ad organizzare un incontro sul corretto utilizzo del portale web. A tal proposito, vista la dimensione ridotta delle aziende in Amiata, l’invito a costituirsi in A.T.I. (Associazioni Temporanea d’Impresa), così da poter partecipare a gare importanti e poter concorrere ad investimenti medi di circa centocinquanta milioni di Euro/anno. Gli imprenditori presenti hanno manifestata l’idea che lo sviluppo della geotermia ad alta entalpia nell’Amiata, è una prospettiva da percorrere, senza pregiudizi, continuando a mantenere alta l’attenzione per la salute delle persone e dell’ambiente come per qualsiasi processo industriale. (Ricordiamo che per “geotermia ad alta entalpia” si intende quella in grado di produrre energia elettrica attraverso il vapore ad alta temperatura che, azionando delle turbine, trasforma il proprio contenuto energetico in energia meccanica.) Lo sfruttamento del vapore e dell’acqua calda, oltre che per la produzione di energia elettrica, il teleriscaldamento delle abitazioni e per la produzione di calore per uso industriale, deve essere concretamente quel motore ò creare  nuovi posti di lavoro e non solamente consolidare l’attuale livello occupazionale. Secondo gli imprenditori  sicuramente una grossa opportunità di lavoro per le persone e le imprese, per tutto l’indotto. La ricchezza prodotta ha, inoltre, effetti benefici su tutto il sistema dei servizi pubblici e può produrre una contrazione sensibile della fiscalità. Meno tasse, dunque, e più lavoro con la convinzione che la sospensione o la chiusura dell’attività geotermica provocherebbe una regressione economica e sociale. Un incontro “interlocutorio”, una sorta di “prima volta” che ha visto una presenza significativa di aziende al punto che l’organizzazione ha deciso di trasferirsi presso la saletta Comunale del Comune di Piancastagnaio, visto che quella delle riunioni dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, non era in grado di contenere persone e relative strumentazioni audio visive. Riportiamo in questo articolo alcuni interventi. Il saluto dei Sindaci L’intervento dell’Ing. M. Montemaggi, Responsabile ENEL Green Power Geotermia ]]>

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Mirko Bravi

    Colgo questa importante opportunità da privato cittadino e “ricercatore” per rivolgere 2 quesiti da approfondire insieme all’ing. Montemaggi e al suo staff tecnico scientifico. Ritengo molto positiva l’apertura offerta dall’Ingegnere a contributi esterni per migliorare l’attività di Enel Gp sull’Amiata e ringrazio i tre sindaci per lo sforzo compiuto.
    Purtroppo non ho potuto partecipare a questo interessate evento e mi sono dovuto accontentare solo delle registrazioni pubblicate sul sito amiatanews.it dal Sig. Marco Conti.
    Premetto, anche se non credo che sia di qualche utilità o dia valore aggiunto a quello che sto per dire, che dai tempi delle scuole medie sono sempre stato affascinato e ho sempre sostenuto lo sviluppo delle energie rinnovabili e anche lo sviluppo del geotermico meglio se “sostenibile”. Non ho nulla di personale contro Enel Gp e nella mia attività di ricerca, che per fortuna è sempre stata libera grazie anche ai professori che ho avuto che mi hanno lasciato sempre ampio margine d’iniziativa, ho cercato di approfondire e chiarire alcune tematiche in materia di geotermia e impatto ambientale, al di là di qualsiasi preconcetto. E’ probabile come succede a tutti che qualche volta mi sbagli e mi sia sbagliato.

    Quesito 1

    Sappiamo che gli impatti connessi con le emissioni delle centrali geotermici sono sito specifici. Le caratteristiche del fluido geotermico cambiano sia a seconda della profondità sia nello spazio e anche nel tempo. In sostanza ci sono differenze sia tra le emissioni di Bagnore 3 (BG3) e quelle di Piancastagnaio 3,4 e 5. C’erano delle differenze tra BG3 e BG1- BG2 (le centrali dove lavorava mio nonno) che prelevavano il fluido dal bacino superficiale. Ci sono differenze su BG3 da anno in anno (dati Arpat). Ci sono differenze sostanziali tra l’area tradizionale di Larderello e quella dell’Amiata. Ci sono differenze tra la
    Toscana, l’Islanda e le altre nazioni del mondo dove enel GP installa i suoi impianti.
    E’ ampiamente documentato in letteratura che la composizione dei fluidi geotermici amiatini, e in particolare quelli di Bagnore, presenti delle criticità elevate rispetto ad altri fluidi geotermici nazionali ed internazionali.

    Riteniamo insieme al Prof. Basosi che per rendere le centrali geotermiche del Monte Amiata “a impatto circa zero per quanto riguarda le emissioni”, il 100% dei fluidi geotermici con i gas incondensabili devono essere reiniettati all’interno dello stesso serbatoio geotermico (non deve uscire nulla dal ciclo di produzione). Ciò è possibile, in linea di principio, attraverso l’uso di tecnologie a ciclo binario, tecnologia di installazione che è probabilmente più costosa e può avere una minore efficienza per la produzione di energia elettrica rispetto alle tecnologie usate correntemente nei campi geotermici del Monte Amiata, ma allo stesso tempo (poiché esso è un ciclo chiuso), annulla le emissioni in atmosfera che non sono per nulla trascurabili.

    Enel GP purtroppo (a mio avviso) ha sostenuto che sull’impianto di Bagnore 4 le difficoltà poste dall’applicazione del sistema binario in contesti di fluidi ad alta temperatura (alta entalpia) non possono essere superate. Io invece ritengo che potevano essere superate puntando su investimenti in ricerca e sviluppo mirati all’implementazione di queste tecnologie, tenendo conto delle caratteristiche sito-specifiche dei fluidi geotermici Amiatini. I soggetti che a mio avviso sembravano i naturali promotori di questa ricerca erano proprio quelle aziende che già lavorano con la risorsa geotermica in Italia, poiché possiedono già know how, risorse e conoscenza del territorio.

    La regione Toscana nel 2010, con la DGR 344 e non a caso seguendo alcune direttive europee che impongono il contenimento dell’ ammoniaca (NH3), ha posto un limite alle emissioni di 2kg/h di NH3. Questo valore da BG4 non sarà mai rispettato con l’abbattitore in progetto. Infatti, si è concesso una deroga al rispetto di questo valore, perché Enel GP dichiara che sta utilizzando la migliore tecnologia disponibile (MTD). Questo passaggio che definirei “ardito, forzato” da parte della Regione di Arpat e di Enel GP, contrasta con quanto fatto nell’impianto di geotermico da 100MW di Ngatamariki (ricordiamo che Bagnore 4 è da 40 MW) che potremmo definire un esempio pratico di ciclo binario fatto con fluidi ad alta entalpia.
    https://www.youtube.com/watch?v=sEdWXbn35kQ
    https://pangea.stanford.edu/ERE/db/WGC/papers/WGC/2015/06023.pdf

    Nella registrazione l’ingegnere ribadisce che con fluidi ad alta entalpia non si possono fare cicli binari in netto contrasto con quanto fatto nell’impianto da 100 MW di New Zeland che non emette fumi in atmosfera (“there is not steam plume” ….dicono e scrivono ) e che a mio avviso avrebbe permesso di eliminare gran parte delle criticità connesse con la geotermia amiatina oltre che a rispettare i valori di legge previsti nella DGR 344.
    Ing. Montemaggi potrebbe gentilmente chiarire questo evidente paradosso tra quanto sostiene nell’intervista e quanto fatto in New Zeland da un vostro “concorrente”? Probabilmente il problema sta nel rapporto gas-incondensabili/Vapore presenti nei fluidi Amiatini rispetto a quelli di Ngatamariky. Forse in Amiata questo rapporto è più alto, mi potrebbe fornire la reference che evidenzia queste differenze, io purtroppo non riesco a trovarla?
    Ad ogni modo credo che converrà con me che la sua affermazione nell’intervento a Piancastagnaio che non si possono fare cicli binari con fluidi ad alta entalpia sia smentita dall’esempio sopracitato.
    Ci sono altre inesattezze che mi sembra di aver sentito, tra cui una riguarda il numero di pozzi per fare 150 MWel con cicli binari. A Ngatamariki la centrale geotermica ha una potenza di 100 MW e funziona con 7 pozzi “The geothermal plant consists of three production and four re-injection wells, each extending to a depth of more than 3,000m”.

    Quesito 2

    Nel lavoro mio e di Basosi (http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2014/122-14/Bravi%20M%20Basosi%20R%20Environmental%20impact%20of%20electricity%20from%20selected%20geothermal%20power.pdf), basato su dati ARPAT, si mostrano i limiti della tecnica a Flash usata dall’ENEL sull’Amiata, per quanto riguarda emissioni di CO2 (Global Warming Potential) e NH3 (Acidification) e si chiarisce che queste centrali non sono “carbon free”.
    Infatti, i pozzi (i fori) a 3000/4700 metri che servono per alimentare una centrale geotermica, creano banalmente una corsia preferenziale “un’ autostrada” che porta i gas contenuti nei serbatoi geotermici profondi (CO2, H2S, NH3, CH4 ecc.) in superficie e da qui in atmosfera. (“aumentano la permeabilità e quindi il flusso di fluidi geotermici e di gas in modo del tutto innaturale”).
    C’è un problema di tempi. Probabilmente questi gas contenuti nei serbatoi profondi in modo naturale avrebbero raggiunto la superficie, ma avrebbero impiegato “migliaia- milioni di anni” (con le fumarole , le terme, le gallerie delle miniere ecc). Con le autostrade a 3-4000 metri di profondità (le perforazioni di Enel GP) questi gas raggiungono la superficie e l’atmosfera con una velocità molto diversa da quella naturale. C’è un contrasto nei tempi; “decine di anni” contro “migliaia di anni”.
    Per esempio in Islanda (dove ci sono i gayser) si può tentare di sostenere che le emissioni naturali sono sullo stesso ordine di grandezza di quelle create dalle perforazioni per gli impianti geotermici. Ci sono scienziati (Ármannsson, H., Fridriksson, T., Kristjánsson, B.R., 2005. CO2 emissions from geothermal power plants and natural geothermal activity in Iceland. Geothermics 34, 286–296) che anche là (ripetiamolo dove i fenomeni naturali sono ben più visibili che in Italia), dubitano che le emissioni di CO2 connesse con la geotermia siano trascurabili. In Amiata e credo che in generale il discorso può essere esteso a tutte le situazioni che prevedono perforazioni profonde (migliaia di metri) con portate importanti, sostenere questa tesi è un’assurdità scientifica, che abbiamo denunciato anche nel lavoro con Basosi (accettato dalla comunità scientifica internazionale).
    Per quanto riguarda l’impatto sulla salute umana il nostro lavoro non evidenzia criticità. Purtroppo però il nostro metodo di analisi non tiene conto degli effetti che l’ammoniaca (NH3) può avere come precursore del PM10 e PM2.5. Analizzando nel dettaglio questo aspetto posso segnalare che recentemente sempre con maggior frequenza sono usciti molti lavori scientifici di prestigiose università e centri di ricerca dove si sostiene che i problemi legati alle emissioni in aria di ammoniaca presentano criticità più marcate di quanto finora non si pensasse. Alcuni lavori che ho segnalato ad ARPAT, Regione, Sindaci, ARS, Comitati (rivisti e accettati dalla comunità scientifica) stimano con precisione i danni che genera l’emissione in atmosfera di ammoniaca anche fornendo i costi sanitari al kg di NH3 immesso in atmosfera. Ma già lo stesso CAFE (Clean Air for Europe ) che risale al 2005 aveva stimato dei costi importanti sugli effetti dell’ammoniaca immessa in atmosfera e non a caso la Regione Toscana con la DGR 344 del 2010 ha imposto il limite di 2 kg/h di NH3.
    L’abbattitore di ammoniaca in progetto (realizzato) su BG3+BG4, a mio avviso, rappresenta la migliore tecnologia disponibile (MTD ) per Bagnore 3 (impianto esistente che deve ottenere la nuova autorizzazione alle emissioni e per tutti gli altri Vs impianti in funzione in Toscana che hanno problemi di NH3) ma non per Bagnore 4 (impianto di nuova realizzazione che entra in esercizio dopo il limite posto dalla DGR 344).
    La maggior parte delle emissioni di NH3 in Amiata deriva da Bagnore 3 ( circa 200-225 kg/h per 24 ore al giorno per 365 gg/anno). La NH3 genera Particolato per circa il 20% in massa: ce lo dice il report CAFE (sopracitato) a partire dal 2005. Essendo particolato di origine secondaria è molto probabile, come sostiene anche ARPAT e la Regione, che il problema si verifichi lontano dall’Amiata. In condizioni difficili da prevedere (sfortunate, poco probabili), a mio avviso non si può escludere che ci sia un aumento delle concentrazioni anche su scala locale (ovviamente mi auguro di no e mi auguro di essere smentito da una campagna di misura appropriata). A mio avviso si può escludere questa condizione solo con un misuratore in continuo del PM10 PM2.5 e dell’NH3, magari visibile da tutti da remoto ora per ora (consiglierei ad Enel di far vedere visualizzato ora per ora anche la concentrazione di H2S dalla propria rete di qualità dell’aria), posizionato in una due scuole pubbliche.
    Pensate che bello, mi collego al misuratore con internet, vedo che la concentrazione di particolato (ora per ora) noto che è inferiore del 50%, del 30, del 20, del 10% rispetto alla città dove vivo abitualmente e rientro sull’Amiata a respirare nel week end un po’ di aria “bona”, senza il sospetto che questo incantesimo sia stato rotto da scelte sbagliate. Se poi al bar trovo uno degli “irriducibili” (termine che ho sentito usare per chi è in prima linea tra i comitati ambientalisti Amiatini) che mi dice che la geotermia fa male, mi collego a internet e gli dico, guarda non mi risulta. Che stai dicendo? A mio avviso tutti ne troverebbero vantaggio: cittadini (tra cui gli stessi comitati), Enel GP, amministrazioni, strutture
    Alberghiere, proprietari di immobili dell’Amiata. Ci sarebbe il misuratore-i
    che garantisce tutti (anzi a mio avviso ci doveva essere il misuratore…..). Se invece
    purtroppo ci saranno delle criticità si affronteranno.
    Ing. Montemaggi è d’accordo con questa mia richiesta di un monitoraggio leggermente più evoluto rispetto all’attuale? Non crede che anche Enel GP ne troverebbe beneficio?
    Allo stato attuale 13.01.2015, siamo nella situazione che a BG3 si è aggiunta BG4, non si sa se l’abbattitore di NH3 ancora è in funzione, non si misura in continuo o almeno non si rendono pubbliche le concentrazioni di NH3 e di Particolato. Arpat mi dice che il misuratore in continuo nell’NH3 acquistato da Enel GP per misurare la concentrazione in aria ancora non è funzionante perché ci sono dei problemi tra software e sensore e vi dà una scadenza per farlo funzionare entro marzo 2015 “Scrive Arpat…..si prende atto di quanto dichiarato circa il malfunzionamento dell’analizzatore in continuo e si ritiene che entro il 31.3.2015, ove lo strumento non sia rientrato in funzione, debba essere da voi valutata la possibilità di sostituire l’analizzatore con altro di maggiore affidabilità, ove reperibile sul mercato.” Sinceramente a me non sembra una cosa normale, e mentre scrivo son qui che scuoto il capo.

    Condivide con me, che questo clima di poca trasparenza e chiarezza ha contribuito a creare gli allarmi e che è proprio questi allarmi minano lo sviluppo sostenibile della geotermia in Amiata, ma in generale in Toscana e in Italia?
    Si faccia un esame di coscienza chi ha contribuito a crearlo.

    La ringrazio in anticipo per le risposte che mi darà, e mi auguro che veda questo intervento come un contributo nella direzione di un miglioramento della vostra attività, cosa che anche Lei auspicava nell’incontro con le imprese a cui come ripeto non ho potuto partecipare.

    Distinti Saluti e a presto,
    Mirko Bravi

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