Amiata. “Facere de necessitate virtutem”; ma forse non c’è necessità.

Amiatanews (Marco Conti): 17/01/2021
Tanta gente, provinciali  chiuse (come gli impianti)
 
Se è vero che “Bisogna fare di necessità, virtù”, forse non c’è necessità, perché è proprio dalle grandi necessità che si fanno le grandi cose.
Mettiamola così.
Quest’oggi non era sicuramente pensabile un esodo di massa (quasi) biblico sulla nostra montagna e per lo più concentrato, a quanto pare, sulla SP 18 che da Abbadia sale verso la Vetta, chiusa per il grande afflusso di veicoli che non trovava sbocco visti i parcheggi tutti occupati. Almeno stando alle cronache riportate sul web e a testimonianze ricevute, sembra sia andata così già intorno alla tarda mattinata; problematiche anche lungo le strade del versante grossetano.
Con dispiacere, non son potuto essere sul posto (salute ancora birichina) ma le fonti sono più che attendibili.

Anche i sindaci direttamente interessati, sono rimasti sorpresi dal grande afflusso di visitatori e dispiaciuti per l’oggettiva difficoltà della gente nel  raggiungere i ‘poli’ amiatini. Impegno massimo per il Corpo di Polizia Municipale e le Forze dell’Ordine nel gestire una situazione non nuova ma inattesa in questa misura.

Tra i commenti, c’è che si la prende con l’inciviltà, chi con l’impreparazione, chi addirittura con la neve e lo sci che poi è l’unico sport che non ha servizi come, ad esempio, gli impianti di risalita. Slittini, bob, racchette e ciaspole sono salvi (per ora). Nel caso dello sci, ce l’hanno poi con ostinazione, quasi sperando in una bella sciroccata o nebbioni di quelli che “un ci si vede” (in arrivo a forza di chiamarli) per poi lamentarsi del fatto che “le stagioni non sono più come una volta”.
Tali soggetti dimenticano semplicemente che quello accaduto oggi, accade anche in estate. Non sempre, talvolta intendo; proprio come d’inverno quando si aspetta la neve per poi maledirla reclamando a gran voce spargimenti di cloruro di calcio o di sodio per levarsela di torno per non scivolare col tacco 12 fino come un picio.
Molti son quelli che si ricordano dell’Amiata a piacimento per poi dimenticarla o maltrattarla. Sono quelli, proprio loro.
Dirrete: “La gente ha voglia di libertà!”. Ci sta, ma la libertà è anche di tutti e ci sta anche questo. ‘ngià.
 
Ogni modo, levando di torno il mal odore degli incivili e degli incapaci che (anche) oggi, oltre a parcheggiare a busso avranno anche messo le catene (ne sono certo!), lasciata la macchina accesa da fermi, frenato in curva e tutto quel che possiamo immaginare, il pesce puzza dal capo e il pesce vero non è tutto sull’Amiata ma più in basso, almeno relativamente all’altezza sul livello del mare se non di latitudine.
Questa storia italiana del colore non ha trovato grandi risposte oggettive dal timore di certe responsabilità che partono da Roma, arrivano sull’Arno e poi si fermano o si disperdono nelle terre in  mancanza di qualche coraggio unitario che, secondo il mio modestissimo pensiero, si poteva tirar fuori.
Tutti, intendo.
So bene che siamo in emergenza sanitaria e che le regole le detta il Governo ma, una proposta in Regione o a qualche parlamentare di queste parti, poteva esser condivisa e avanzata; magari sarebbe arrivata anche tra gli scranni agitati di Roma che sembrano (spesso) così lontani dalla realtà.
Probabilmente non sarebbe accaduto nulla, ma almeno un documento, una richiesta, una proposta, poteva anche venir fuori dal cappello.
“Facile a dirsi!” direte e avete ragione; la mia è solo un’opinione e quindi conta ben poco. Inoltre la conoscete da tempo: avrei lavorato per contingentare saggiamente le presenze anche in virtù di quel che possiamo offrire come infrastrutture e servizi in questo inverno che, per molti, sarà, in termini di lavoro, più o meno come l’autunno e la primavera passati.
Magari partendo dal principio che i nostri territori (prendiamo ad esempio il famoso “Ambito Amiata” o le due Unioni dei Comuni), sono sostanzialmente liberi dal contagio con percentuali di positività inferiori allo 0,1%, tutti casi ben circoscritti e senza particolari conseguenze.
Da qui una serie di scelte a favore dei residenti e a protezione degli stessi, cercando di coinvolgere le strutture ricettive, commerciali e di servizi, garantendo una frequentazione più equilibrata, evitando così, almeno in parte, quel che è per primo è vietato: l’assembramento. Gli impianti aperti vincolati a numero di pass, avrebbero contribuito a distribuire i visitatori e gli appassionati su piste, bar, ristoranti. Seggiovue e sciovie che, per caratteristiche, sono perfettamente a norma anti Covid. Una scelta che poteva prendere in considerazione gli alberghi e i loro ospiti. Utilizzare a dovere la tecnologia già presente per regolare l’accesso degli autoveicoli. Avremmo tutti respirato meno monossido di carbonio e non essere indotti in tentazione di peccato contro l’innocente e i Santi proprio nel giorno di Sant’Antonio.
 
Rimane il mio ringraziamento per chi oggi, dalle Amministrazioni Comunali alle Forze dell’Ordine e tutti gli operatori coinvolti, ha cercato di far fronte a una situazione indubbiamente di necessità per il bene e la sicurezza collettiva.
 
Non biasimo alcuno, ci mancherebbe. Voglio solo bene alla nostra montagna e alle sue, le nostre, le mie genti.
Per questo concludo come iniziato: “Facere de necessitate virtutem”
 
La foto di copertina (Meteo Amiata), auto in coda lungo la SP 18  
(abbiamo offuscato le targhe leggibili)

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