Amiata. Geotermia: comunicato stampa di Beni Comuni Grosseto

Geotermia: comunicato stampa di Beni Comuni Grosseto cropped-logo-grosseto-04-arcob_800x600 Riportiamo il Comunicato stampa dei Beni Comuni Grosseto a firma di Andrea Marciani In merito alla petizione promossa da Giga contro la moratoria sulle perforazioni geotermiche. La moratoria sui permessi di trivellazioni esplorative ideata dal governatore Rossi ha il dono di scontentare tutti, sia quelli che ravvedono nella moratoria solo bassi intenti elettorali e nessun reale cambiamento di rotta sull’opzione “trivella tutto”, sia quelli che non tollerano neanche un attesa di sei mesi per accedere alle munifiche incentivazioni pubbliche. Noi pensiamo che il governatore Rossi, in questa impasse, raccoglie ciò che ha seminato, consentendo alla multinazionale Enel di conferire alla geotermia, con le sue centrali flash, una pessima fama. La geotermia ad alta entalpia, che sfrutta temperature dei fluidi superiori ai 200 gradi e che pratica solo l’Enel (e solo in Italia) a Lardarello e sull’Amiata è quella delle centrali flash, che rilasciano in atmosfera i vapori provenienti dai pozzi. Queste centrali emettono più CO2 in atmosfera di una equipollente centrale a carbone o a gas, inoltre, nel caso di bacini magmatici infausti come quello su cui siede l’Amiata, emettono anche tutta una gamma di inquinanti che vanno dall’arsenico all’ammoniaca, passando per il metano, il mercurio, il boro, l’acido solfidrico. Anche i filtri, che ultimamente sono stati applicati alle loro ciminiere (grazie solo all’instancabile lotta dei comitati locali) non riescono a trattenerne che una modestissima parte. Questo tipo di centrale non può certo essere considerata “rinnovabile” né per le possenti emissioni di gas climalteranti che genera, né per il pesante sfruttamento delle falde freatiche, né per la necessità di rinnovare costantemente i pozzi che si raffreddano con lo sfruttamento e ancora meno per i prodotti chimici (per lo più soda caustica) che vengono immessi nel sottosuolo per rolungarne l’efficienza. Possono forse più correttamente essere definite “attività industriali di sfruttamento minerario” (di quelle a pesantissimo impatto ambientale). Rossi, autorizzando nel 2012, la nuova centrale flash di Bagnore 4, in assenza peraltro di una valutazione d’impatto ambientale cumulativa sulle emissioni complessive di tutte le centrali già esistenti, ha messo una pietra tombale sulla speranza di far percepire ai cittadini l’energia geotermica come amica dell’ambiente. Alla posa di questa pietra tombale però hanno contribuito anche gli illustri firmatari della petizione Giga di ieri, oggetto di questo comunicato, tutti rappresentanti di grandi associazioni ambientaliste “embedded” che annoverano Enel tra i loro sponsor e che per questa ragione non hanno mai fatto lo sforzo di distinguere tra la geotermia sostenibile e quella non. La media entalpia, con le sue centrali a ciclo binario, potrebbe essere meglio accolta dalle popolazioni locali ma anche questa tecnologia non può essere autorizzata a cuor leggero, perché la re iniezione dei fluidi geotermici non sempre garantisce l’equilibrio delle falde idriche e la necessità di grosse batterie di ventilatori per il loro raffreddamento le rende molto ingombranti e rumorose. La loro autorizzazione deve essere quindi oggetto di ponderati studi tecnici atti a valutarne l’impatto ambientale (e non “sburocratizzata” come chiedono i firmatari dell’appello). Per lo sfruttamento della media entalpia sarebbe preferibile la nuova tecnologia “a secco”, con il posizionamento degli scambiatori di calore direttamente in fondo ai pozzi, senza interferenza sui fluidi sotterranei, ma naturalmente c’è un problema di minore resa, quindi di profitti (e di avidità) . Tutt’altro discorso per la geotermia a bassa entalpia, in questa forma è alla portata di chiunque possieda qualche metro quadro di terra: consente l’auto-produzione dal basso, nessun inconveniente ambientale, riduzione della bolletta e dei consumi energetici. Come il FV sui tetti o il solare termico: una grande opportunità per tutti, da promuovere con entusiasmo. Oggigiorno la maggiore fetta dei Cip6 pagati in bolletta dagli utenti, teoricamente a sostegno delle energie rinnovabili, finisce ai petrolieri ed ai gestori di inceneritori, seguono poi le grandi multinazionali del fotovoltaico in terra agricola e della geotermia inquinante. Come comitato per i Beni Comuni, noi sosteniamo che gli incentivi pubblici, dovrebbero andare solo alle forme di energia rinnovabile in auto-produzione, (senza limiti di potenza, anche una grande industria potrebbe prodursi da sola l’energia che gli occorre). Questo sia per motivi tecnici: si produce energia lì dove si consuma, alleviando i problemi di distribuzione, sia per motivi etici: mettendo fuori gioco gli speculatori del guadagno facile, senza rischio d’impresa, ed infine per motivi politici: mettendo un freno alle disuguaglianze, facendo in modo che gli incentivi pagati dai cittadini tornino ai cittadini sia sotto forma di risparmio energetico che di bolletta. Ricordiamo, a solo titolo di esempio, che in Italia viene stimata una superficie di 25mila chilometri quadrati di tetti e lastrici solari adatti ad ospitare impianti fotovoltaici e che basterebbe un quinto di questa superficie a soddisfare tutti i bisogni elettrici diurni della nazione. Senza interferire con l’ambiente, le produzioni agricole o con il paesaggio. Andrea Marciani, per il Comitato Beni Comuni di Grosseto]]>

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