Amiatanews: Amiata 23/12/2020
In un comunicato stampa le riflessioni del comparto dove convivono realtà con differenze ed esigenze diverse
Riceviamo e pubblichiamo integralmente la seguente nota stampa
Le ultime disposizioni riguardanti le misure per il contrasto alla diffusione del Coronavirus, che regolano gli spostamenti durante le feste di Natale, segnano la chiusura di un anno devastante per le imprese turistiche del Monte Amiata.
Il 2020, segnato da una primavera di fatto inesistente e un autunno quasi del tutto compromesso, si chiude nel peggiore dei modi (si prevede un fatturato pari a zero per molte imprese nel mese di dicembre).
Occorre inoltre constatare che il comparto turistico dell’Amiata aveva dovuto affrontare un difficile inverno 2019/2020 caratterizzato dalla quasi totale assenza di neve naturale e da un calo di presenze complessivo superiore al 20% dopo un’estate compromessa dai fenomeni alluvionali del 28/29 luglio. Per altro, la ripartenza prevista simbolicamente per il 7 gennaio 2021 appare piena di incognite, sia dal punto di vista (sicuramente prioritario) della tutela della salute pubblica, sia dal punto di vista turistico (gennaio – marzo è un trimestre che funziona solo con la garanzia della neve e non per la totalità degli attori).
Infine, molte delle nostre strutture stanno già facendo i conti con la sicurezza quasi matematica dell’annullamento di tutto ciò che può essere considerato “turismo sociale” (eventi, gruppi, gite scolastiche, manifestazioni, gare etc). Questo settore negli ultimi anni aveva visto grande impegno e buoni risultati per merito dei professionisti che avevano investito tempo denaro ed energie. Si rischia quindi di perdere quasi per intero, per un altro anno, una fonte di reddito rilevante sia per le strutture direttamente impegnate sia, di conseguenza, per tutte le altre strutture che beneficiano a cascata di un’occupazione straordinaria in determinate date.
La peculiarità del turismo sul Monte Amiata è quella di offrire occasioni di visita agli ospiti su quattro stagioni. Abbiamo lavorato negli anni per diversificare e non essere più dipendenti da singole mensilità o da eventi metereologici. Le nostre aziende sono progettate in molti casi per lavorare su 12 mesi: non bastano due mesi buoni d’estate (a differenza, per fortuna loro, di altri ambiti turistici) a salvare l’intero anno.
Le recenti decisioni governative in merito ai ristori lasciano inspiegabilmente le attività ricettive fuori dalle categorie destinatarie di sostegno (segnatamente bar e ristoranti anche loro pesantemente colpiti) denunciando una pericolosa mancanza di attenzione per una categoria che in questi mesi ha sofferto come se non più di ogni altra coinvolta nel settore. Teoricamente aperti, siamo di fatto impossibilitati a lavorare e, oltre al danno la beffa, siamo esclusi dai ristori.
Come si può ben capire, una struttura ricettiva con apertura annuale ha bisogno di ben altre misure rispetto a (solo per fare un esempio) attività di ristorazione stagionali. E’ impensabile erogare contributi, a distanza di ben 9 mesi dall’inizio della pandemia, ancora sulla base di un solo mese di riferimento (a tutto dicembre si è continuato a basarsi sulla prima, urgente analisi di confronto fra Aprile 2019 e Aprile 2020). All’interno del comparto turistico convivono tante realtà con enormi differenze ed esigenze: riteniamo sia doveroso iniziare, a questo punto, un’analisi più approfondita per un sostegno diversificato. L’obiettivo è evitare di causare squilibri maggiori rispetto a quelli che si sono già verificati.
Gli imprenditori turistici, senza distinzione tra paesi a valle e “zona alta della montagna”, quindi ancor meno tra Province e Comuni, chiedono uniti al governo nazionale e regionale un sostegno economico ad hoc per le aziende e per la filiera turistica del Monte Amiata.
Sarà necessario avere grande cura del comparto almeno fino all’inizio della bella stagione, quando si spera di poter tornare alla normalità nella fruizione turistica del nostro territorio. Riteniamo l’intervento necessario anche perché le strutture ricettive sono volano di sviluppo e di indotto, fonte di occupazione di manodopera locale. Molti dei lavoratori coinvolti (stagionali, a chiamata) non godono delle tutele previste per i dipendenti “ordinari” e c’è quindi bisogno di avere una speciale cura per l’intera filiera.
Sarà nostro dovere coinvolgere le Associazioni di categoria e le Istituzioni locali per trattare questo tema fondamentale e trovare soluzioni condivise