L’Amiata, terra di spiritualità e fede di donne e uomini nelle tradizioni pasquali. Anche quest’anno i paesi dell’Amiata si stanno preparando alla celebrazione della Pasqua con i riti della tradizione che si rinnovano durante l’intera settimana santa. L’evento più atteso, la “giudeata” o processione con il trasporto del Cristo Morto del venerdì Santo. Ad Abbadia San Salvatore, la processione si connota per la drammatizzazione teatrale, che avviene prima e dopo la processione medesima, con la partecipazione di figuranti, della banda cittadina e della corale. A sfilare, quindi, non solo soldati romani a cavallo, ma anche i personaggi della Passione, tra cui il cireneo scalzo, con il volto coperto che trascina la pesante croce, mentre viene percosso, le compagnie (oggi la Misericordia con gli incappucciati che portano la statua di Gesù Morto), la statua della Madonna e i bambini con in mano i simboli della Passione e i palloncini di carta illuminati. I palloncini illuminati sono la nota originale di questa processione. Vengono appesi anche alle finestre, insieme a tovaglie e coperte. A Castiglione d’Orcia la tradizione è antichissima. Vengono trasportate due effigi settecentesche in carta pesta, assai pregevoli, che rappresentano Gesù Morto e la Madonna dei Dolori. Della prima si prende carico da circa venti anni la Misericordia, i cui volontari indossano le vesti storiche, con “buffe” calate. Oltre alla barella con Gesù Morto trasportano lampioni e croci. Le donne, invece, trasportano ancora oggi l’immagine della Madonna addolorata. Ridotta nei numeri, ma pur sempre viva, la tradizione di accendere dei fuochi a forma di cono con i ginepri nei punti strategici del passaggio delle effigi. Le vie del paese sono illuminate da oltre cento torce. Immancabile, inoltre, “La Castigliana”, che suona brani della tradizione, come le marce funebri composte negli anni trenta dal maestro di banda Vincenzo Monti. A Piancastagnaio, particolarmente toccante la presenza di tre uomini incappati e dal volto coperto per mantenere l’anonimato, che a piedi scalzi portano pesanti croci di legno, seguiti dal centurione, dai soldati romani e dalle confraternite del Sacro Cuore e di San Filippo Neri. A Radicofani, infine, molto suggestiva la rappresentazione del Venerdì Santo ( indicata al settimo posto tra le più belle d’Italia), dove le celebrazioni cominciano fin dal giovedì. Vengono innanzi tutto sorteggiati i dodici confratelli della Misericordia e Santissimo Sacramento e i dodici della Confraternita di Sant’Agata, che parteciperanno con abito storico all’intero ciclo della Passione, a cominciare dalla lavanda dei piedi. Al termine della messa “in coena Domini” avviene la distribuzione del pane benedetto. A seguire, la processione “della penitenza” e, davanti all’altare della riposizione, “l’adorazione”, che andrà avanti, a più turni, l’intera notte. Il Venerdì Santo, nella chiesa di Sant’Agata, dalle ore 14, “il canto delle tre ore” di agonia, per ripercorrere le ultime sette parole del Cristo, con assolo, coro e meditazioni su testi antichi di fine Settecento. Alle ore 20,30, inizio della Passione nella chiesa di San Pietro e infine la grande processione, con in testa gli scalzi. A Piancastagnaio devozione e pietas Piancastagnaio. A Piancastagnaio, la processione del Venerdì Santo, non ha particolari scenografie. Ma lo snodarsi di questo rito, sentito dalla popolazione proprio per sua grande semplicità, ne fa, forse una delle processioni più belle dell’intera Amiata… (segue all’ineterno di Amiatanews) Leggi i servizi di Giuseppe Serafini ai seguenti link:
A Rocca D’Orcia si replica la “lavanda dei piedi” con la antica compagnia di San Sebastiano Castiglione d’Orcia. Negli anni ’50 e ’60 Rocca d’Orcia, lo splendido borgo che giace ai piedi della Rocca di Tentennano, nel comune di Castiglione d’Orcia, era molto popolato e aveva una sua autonomia religiosa con un proprio parroco. A quei tempi una processione meno ufficiale partiva la sera di giovedì Santo dalla chiesa Sante Marie del capoluogo, diretta alla chiesa di San Sebastiano della frazione. Alla porta di ingresso veniva attesa dalla popolazione rocchigiana e qui si univa alla processione del luogo dando vita a una significativa aggregazione tra le due comunità. Il venerdì santo, invece, una rappresentanza della Rocca si univa alla processione del capoluogo per raggiungere infine la chiesa dei Santi Degna e Castiglione. La consuetudine sopravvive ancora oggi, sebbene Rocca sia abitata da poche persone, per lo più non residenti. Nella chiesa di San Sebastiano il giovedì va allora in scena le cerimonia della “lavanda dei piedi”, con i rappresentanti della compagnia di San Sebastiano, che conta ben 450 anni dalla sua fondazione e altri volontari. Il rito si conclude con la distribuzione ai partecipanti del “corollo”, tipico dolce pasquale. La via principale del borgo è completamente illuminata da lumini.
Il Calvario di Radicofani. Radicofani. Le tradizioni religiose sono sempre state molto sentite nel paese di Radicofani, anche grazie alla presenza delle numerose confraternite laicali. Il loro ruolo è particolarmente significativo durante la settimana santa, in quanto protagoniste di numerose pie pratiche e processioni. Alla congregazione di Sant’Agata, oggi presieduta da Pierluigi Catani, si deve la costruzione del “Calvario”, un qualcosa di unico al mondo, consistente in una quinta realizzata appositamente con i rami di bosso intrecciati tutto intorno al meraviglioso altare di Andrea della Robbia. Una parete di bosso, alta sette metri, arricchita in passato da oltre settecento lumini a petrolio, oggi da altrettante lampadine elettriche, con tre croci alla sommità. E, ai suoi piedi, dalle ore 14 del venerdì Santo, il canto delle “tre ore” per ripercorrere la dolorosa agonia di Gesù. Una tradizione secolare che rende unica la Pasqua del borgo.
I palloncini illuminati della processione di Abbadia San Salvatore e la visita ai Sepolcri. Abbadia San Salvatore. Una antica tradizione del Venerdì Santo, originale di Abbadia San Salvatore, riguarda l’uso di lanterne o palloncini di carta colorati, illuminati da candele interne, con cui si addobbavano e in parte si addobbano i balconi delle vie interessate dal passaggio della giudeata e che vengono portati in processione, appesi a un’asta di legno, dai bambini. La consuetudine, che potrebbe essere maggiormente valorizzata, perdura nel tempo, nonostante la modernità faccia spesso preferire lanterne e palloncini illuminati a led. Alcuni negozi specializzati si riforniscono per l’occasione, perché continuano a ricevere molte richieste, anche se è sempre meno facile reperire l’oggetto antico, della tradizione. Il Giovedì Santo la tradizione popolare prevede la visita ai “sepolcri”, che consistono nell’allestimento dell’altare della riposizione, metafora, nell’immaginario dei fedeli, della morte e della sepoltura di Gesù. In abbazia, dopo la messa in coena Domini e la lavanda dei piedi, alle ore 21 in cripta adorazione con canto della compieta. Il “sepolcro” è allestito anche presso il santuario della Madonna del Castagno. Nella parrocchia di Santa Croce, alle ore 21, visita collettiva ai sepolcri dalla chiesa di Remedi a quella di Santa Croce, attraverso le vie del paese vecchio. Sabato Santo, infine, benedizione delle uova e confessioni. Dalle 10 alle 12 presso la Madonna del Castagno; dalle 15 alle 17 in abbazia; alle ore 15, presso la chiesa di Remedi e alle16 in Santa Croce. Fonti: Testi articolo: Corriere di Siena Immagini: Foto di copertina (www.minube.it) – Piancastagnaio (A. Rosi) – Castiglion d’Orcia (www.fototoscana.it) Radicofani (www.madeintuscany.it) – Abbadia S. Salvatore (www.hotelgambrinusamiata.com)]]>