Intervista esclusiva rilasciata ad Amiatanews dall’esponente di spicco del PD che nel tardo pomeriggio di oggi, ha relazionato all’assemblea del Comitato del “Basta un SI” “E’ stato un incontro partecipato e significativo nella sostanza e nella forma, dove, i cittadini dell’Amiata, hanno dimostrato interesse, attenzione e convinzione verso le ragioni del SI alla riforma costituzionale, oggetto del quesito referendario il prossimo 4 Dicembre.” Sono queste le parole di esordio con cui Piero Fassino, in passato Ministro della Repubblica, Segretario dei DS, Parlamentare, Sindaco di Torino, esponente di spicco del PD e a favore del SI al referendum, ha iniziato il cordiale colloquio che ci ha concesso in esclusiva questa sera, poche ore dopo l’incontro tenuto nella prima serata ad Abbadia S. Salvatore, organizzato dai Comitati de “Basta un Si”, presso il Club ’71, a sostegno delle ragioni di “SI” all’ormai imminente referendum costituzionale. Assieme all’ex Ministro e Sindaco di Torino, Silvana Micheli (Segretaria PD Siena) e Raffaele Marras (Segretairo Giovani Democratici Toscana) Circa duecento i presenti, per quello che è stato, probabilmente, l’ultimo impegno per questa lunga campagna referendaria, che prospetta uno dei cambiamenti istituzionali più importanti della Nazione dalla prima Costituzione del 1946, con principalmente il rinnovo delle funzioni e dei ruoli del Senato e dei rapporti con la Camera, l’abolizione del CNEL e delle innovazioni come l’introduzione del referendum propositivo. “Nel mio intervento ho richiamato i punti chiave della riforma con la vittoria del SI – continua Piero Fassino – La riforma prevede la trasformazione dell’attuale Parlamento che, da due Camere con le stesse competenze, attribuisce due funzioni distinte alle stesse: la Camera dei Deputati, avrà funzione legislativa e quella di dare fiducia al governo; il Senato, diverrà la Camera delle Regioni, ovvero il luogo della rappresentanza territoriale. L’obiettivo di queste riforme è da un lato, ridurre i tempi della legislazione e dare rappresentanza parlamentare alle Regioni e ai Comuni, dall’altro ridefinire e assegnare in modo chiaro, le competenze tra Stato e Regioni, visti i molti conflitti di ruolo esistenti, scaturiti dalla Legge del 2001, che prevede, per troppe materie, una doppia competenza. Altro aspetto della riforma è il completamento della trasformazione delle Provincie, da organi statali a organi regionali di secondo grado, e, ultima riforma, l’eliminazione del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).” Dunque, sono questi i punti principali della riforma, a cui vanno aggiunte alcune innovazioni come l’introduzione del referendum propositivo che va ad affiancarsi al già presente referendum abrogativo, obbligando così il Parlamento, a prendere in considerazione le proposte di disegni di legge derivante dai cittadini attraverso la raccolta di firme; inoltre si prevede che la Corte Costituzionale, dia un parere di legittimità prima che il Parlamento esamini qualunque legge elettorale. Si prevede inoltre uno “statuto delle opposizioni” così da riequilibrare i rapporti con la maggioranza parlamentare. “Cosa da ribadire è che non vengono in alcun modo cambianti i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo – precisa Fassino – Così come non vengono cambiate le competenze del Presidente della Repubblica, lo stesso per quel che riguarda la Magistratura. Si tratta, sostanzialmente, di riforme finalizzate a ridurre i tempi per l’emanazione delle leggi e, in questo senso, a rendere più efficiente il sistema e a semplificarlo” Chiediamo all’ex Ministro se questa riforma migliorerà l’efficacia e l’efficienza delle leggi verso il cittadino, in termini di approvazione, emanazione e applicabilità: “Sicuramente si. Oggi, con un Parlamento con due Camere che, sostanzialmente fanno la stessa cosa, di fatto, una legge, ha almeno tre passaggi, visto che normalmente il Senato porta sempre modifiche a quel che Montecitorio propone e dunque occorre almeno un altro passaggio alla Camera. Tutto questo, ha come conseguenza l’allungamento dei tempi rispetto a una società che vive e decide, in realtà, su tempi sempre più rapidi; distinguere le competenze, legislativa quella della Camera dei Deputati e, al Senato, quella relativa alla vita degli enti locali, riduce drasticamente i tempi. Una volta che la Camera ha approvato una legge, entra in vigore; una volta che il Senato ha approvato quelle norme relative agli Enti locali, entrano altrettanto i vigore: questo non fa altro che rendere più efficiente il sistema.” Se dovesse passare, questa riforma, andrà a toccare i rapporti tra le varie Istituzioni dello Stato? “Assolutamente no… bisogna fare chiarezza. I poteri del Presidente del Consiglio e del Governo (al di là della trasformazione delle due camere), rimangono inalterati, così come quelli della Magistratura e del Presidente della Repubblica; nessuno stravolgimento dell’impianto parlamentare e costituzionale, ma misure che puntano a migliorare l’efficienza delle Camere e delle Regioni e la qualità della legislazione.” Cosa obiettano i sostenitori del “NO” relativamente al referendum e perché pongono la questione della legge elettorale? “Chi sostiene il NO, non ha grandi obiezioni a queste riforme ma, soprattutto, alla legge elettorale – ci risponde Piero Fassino – . La prima cosa da dire è che la legge elettorale non è oggetto del referendum per il semplice motivo che la stessa non è materia della Costituzione. La legge elettorale, che entrerà in vigore dopo il referendum, prevedeva inizialmente che nella costituzione del nuovo Senato, i Sindaci e i Consiglieri Regionali venissero eletti dai Consigli Regionali; ora si va invece nella direzione, annunciata dallo stesso mio Partito, il PD, che anche lo stesso Senato verrà eletto direttamente dai cittadini, rispondendo anche all’obiezione di chi vedeva un Senato debole con l’elezione da parte dei Consiglieri delle Regioni. Per quanto riguarda l’elezione della Camera dei Deputati, il cosiddetto Italicum, i sostenitori del NO puntano il dito sul fatto che tale legge accentua il carattere maggioritario del premio che viene dato a chi vince; debbo dire che, in realtà è l’esatto contrario Attualmente, infatti, la legge prevede di dare un premio di maggioranza del 55% dei seggi a chi vince le elezioni con qualsiasi percentuale; l’Italicum, invece, prevede che il 55% del premio di maggioranza viene dato a condizione che, chi vince, prenda almeno il 40% dei consensi e, se ciò non fosse, si andrebbe al ballottaggio tra i primi due schieramenti, con un innalzamento ulteriore della soglia percentuale. Dal mio punto di vista è dunque una legge che migliora la sproporzione tra voti ottenuti e seggi assegnati, riducendo la distanza tra i voti ottenuti per vincere e il 55% dei seggi assegnati alla Camera” Il suo Partito, il Partito Democratico, è il protagonista principale di questa riforma di cui, molti aspetti, erano già stati oggetto di volontà negli anni passati anche quando lei stesso era Segretario dell’allora DS. “Questa riforma è una proposta del mio schieramento politico da sempre. Sono stato Segretario dei DS per sette anni, facendo tre congressi e, ogni volta, nelle mie relazioni, ponevo questa come una nostra proposta. Romano Prodi, vince con l’Ulivo le elezioni del 1996, avendo nel programma elettorale la proposta di riforma per differenziare la Camera e e il Senato, avanzata nuovamente nel 2006 e nel 2013 come PD. Una proposta che fa parte della storia degli ultimi decenni del mio Partito” Cosa accadrà se vincerà il SI o vincerà il NO? Se vincerà il SI, si otterranno due effetti positivi: si migliora il funzionamento del Parlamento, delle Regioni e dello Stato e in generale delle Isitituzioni; inoltre si stabilizzerà la situazione politica. Se vincerà il NO, le cose rimarranno come oggi, con le loro inefficienze e, soprattutto, si aprirà una crisi senza aver chiaro come risolverla, dovuta al fatto che lo schieramento che sostiene il NO (Lega, F.I., M5S, tanto per citare i principali partiti o movimenti a cui aggiungere esponenti PD come D’Alema, Bersani o altri come Cirino Pomicino), è molto eterogeneo e non costituisce una maggioranza politica o un’alleanza. che si riunisce solo per dire il proprio NO e che in caso di vittoria, non sarà in grado di fare una proposta unitaria, viste le evidenti differenze ideologiche e di concezioni politiche distanti e inconciliabili.” Secondo lei, ci saranno ripercussioni sul governo e sul PD in caso di vittoria del “NO” “Certamente. Se il SI dovesse perdere il referendum, sarebbe ridicolo dire … non è successo nulla e Renzi resta lì dov’è. Guardiamo, ad esempio, cos’è accaduto in Inghilterra, dove Cameron, perdendo il referendum su Brexit, si è dimesso. Se in Italia, Renzi ha chiamato al voto 60 milioni di persone, il risultato porterà comunque delle conseguenze; ripeto, però… se dovesse vincere il NO e Renzi si dovesse dimette, quali il futuro con un lo schieramento del NO così politicamente lontano? Anche per questo il mio convincimento per il SI al referendum del 4 Dicembre; oltre al miglioramento del sistema e delle Isitituzioni, si continua il processo di cambiamento del Paese; con la vittoria del NO, si aprirebbe una crisi, a parer mio, senza vie di uscita. Anche per lo stesso PD, con la vittoria del SI, andrebbe avanti il progetto di riforma già avviato negli ultimi due anni dal governo Renzi; con il NO si interromperebbe tutto. Per concludere, le sue impressioni su questa giornata passata ad Abbadia S. Salvatore e sull’Amiata “Come ho detto all’inizio, ho trovato un ambiente di partecipazione, con tanta gente rispettosa e attenta alle riflessioni dei relatori, convinzionta delle ragioni del SI, che ha trasmesso una forte passione politica, del resto tipica di queste zone che conosco benissimo, avendo sposato Anna Serafini di Piancastagnaio (Parlamentare del Pci, Pds, Ds, Pd dal 1987al 2013 ndr ) Permetteteci un ringraziamento per la cortesia e l’ospitalità di Anna Serafini e Piero Fassino
Fonti Comunicato stampa Comitato Basta un Si di Abbadia S. Salvatore del 16/11/2016]]>