Amiata. Pietro Porcelloni: quando il sogno e la visione sono per sempre

Amiatanews: Abbadia S. Salvatore 26/04/2021
Oggi l’ultimo saluto al “Cavaliere dell’Amiata”. I funerali alle 15.30, nell’abbazia del Santissimo Salvatore

“Un visionario, un uomo che l’Amiata prima di farla l’ha sognata, disegnata nella sua mente con il coraggio, la tenacia indomabile, l’entusiasmo coinvolgente”.
Scelgo queste parole che la nipote Elisabetta, Betti, mi ha inviato ieri sera proprio mentre stavo scrivendo un articolo a ricordo dello zio Pietro Porcelloni, scomparso nella tarda sera di venerdì, all’età di 91 anni, portato via dal nuovo male.
La notizia, mi era giunta sabato mattina direttamente dal figlio Luciano che, anche a nome delle sorelle Lucia e Luisa, mi avvisava così con profonda commozione: “Il babbo se n’è andato. Ha finalmente riabbracciato Mariangela. E’ stato un uomo, un marito, un padre, un nonno esemplare. Il suo esempio il suo amore per il prossimo e per la sua montagna continueranno ad accompagnarci nella vita di tutti noi”. Le stesse parole che più tardi ho ritrovato scritte in un ricordo pubblico.
Ieri, riflettendo su questi pensieri così intimi, giusti e veri, ho cambiato pagina iniziando a scrivere su un foglio bianco il mio articolo, pensando come non bastasse neanche a me ricordare Pietro Porcelloni come imprenditore e uomo di sport. E con lui la sorella Ida. Troppo poco mi sono detto, il rischio è quello di non dare valore al senso profondo delle parole di Betti, figlia di Ida, così come quelle di Luciano, Lucia e Luisa.
Solo chi non vuol sapere, non conosce ciò che ha fatto Pietro Porcelloni per l’Amiata ed anche per la montagna italiana. Idee e gesta probabilmente irripetibili che hanno dato letteralmente vita a quella che chiamiamo “Montagna Madre”, dove Pietro può essere considerato non solo il figlio ma anche genitore e nonno. Montagna madre che è per lui è stata anche sposa, sorella. Casa. 
A me, che sono nonno, è venuta subito in mente quando con la sua tenuta azzurra di maestro di sci, 23 inverni fa, in quel della Contessa, strinse i piccoli scarponi a mio figlio Francesco, divenuto babbo, per poi, con buon sorriso, farlo sciare sul piano in una lezione improvvisata e volontaria. Quello sguardo e quell’atteggiamento non li ho mai dimenticati e non ho mai ricordato l’episodio al maestro Pietro quando, talvolta, ho avuto occasione di parlare con lui  con la timidezza che prende quando dinanzi ho persone così conosciute e importanti che riceverne il saluto e l’attenzione è già un privilegio.
Cosa dovrei raccontare di Porcelloni… che sull’Amiata dal nulla ha creato chilometri di piste, impianti di risalita, scuole di sci, atleti, competizioni internazionali, turismo, benessere, lavoro ed anche la neve quando l’inverno fa i capricci? Questa è già storia, scritta, insegnata e imparata da chi ha scelto di fare.
Non basta sognare, bisogna avere una visione, andare oltre il timore e il pregiudizio; una visione sorretta dal coraggio, dal lavoro, dal rischio. Soprattutto  avere il dono dell’umiltà, della generosità, del rispetto per le idee, dell’altruismo e della Fede. Per questo certi sogni e visioni sono per sempre.

Oggi, nell’Abbazia di San Salvatore, ci sarà l’ultimo saluto a Pietro Porcelloni; sarà all’interno di uno dei luoghi di fede più importanti dell’Italia centrale, che ha condizionato la storia dei nostri territori. Tutto questo accade in un momento dove i cittadini amiatini, gli imprenditori e gli amministratori devono assolutamente e urgentemente mostrare i valori espressi da Pietro Porcelloni. Egli ci lascia un’eredità da rispettare, conservare e sviluppare non dimenticando il suo esempio in un momento dove tutto sembra dividerci, dove tutto sembra difficile più di quel che sia, dove forse proprio noi tutti creiamo le nostre difficoltà che rischiano di essere protezione.
Dobbiamo avere l’umiltà di essere donne e uomini veri, dove le braccia si devono tendere, dove le mani si devono stringere con anima, cuore, lealtà e giustizia.
Pietro Porcelloni è stata terra, seme, fiore e frutto dell’Amiata, radice e ancora, precursore e guida di un cammino che non dobbiamo interrompere ma semplicemente percorrere.
E’ un dovere e l’unica maniera per dire grazie a Pietro, accomunando a lui chi più recentemente ci ha lasciato come Lido Bracciali e “Millo”. 

Marco Conti.

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