Amiatanews: Arcidosso 25/07/2020
Guendalina Amati: “Occorre una politica seria e non i soliti proclami elettorali”.
Lo scorso 15 luglio si è svolto a Porto Ercole un convegno nazionale sotto l’organizzazione di Acquedotto del Fiora, al quale ha presenziato assieme ai presidenti delle società che gestiscono il sistema idrico integrato sul territorio regionale, anche il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Eugenio Giani.
“Durante quell’assise, – commenta Guendalina Amati, coordinatore di FDI Amiata – si è parlato del nuovo strumento di AdF, finalizzato allo sviluppo economico del territorio, vocato alla sostenibilità ambientale e sociale, essendo tra l’altro AdF, la prima stazione appaltante per le province di Grosseto e Siena”.
“Secondo poi, – prosegue Amati – quanto sarebbe emerso nel corso della riunione, AdF affermerebbe che la società sta lavorando per il benessere della comunità e del territorio, dando un contributo concreto al rilancio dell’economia locale attraverso una nuova economia verde, mentre lo stesso Giani sottolineerebbe il valore espresso da Acquedotto del Fiora come un “Ente che maggiormente si caratterizza a non rimanere nella gestione delle acque, ma di collocarlo in un contesto più generale dell’economia circolare”.
“Bene, detto questo, – precisa l’esponente di FDI Amiata – dopo tutte queste belle parole e proclami, noi di Fratelli d’Italia vogliamo dire ai vertici di AdF e allo stesso Giani, che gli utenti della provincia di Grosseto pagano la terza bolletta più cara, non della Toscana, ma, udite bene, di tutto il territorio nazionale”.
“Vorrei ricordare a tutti, – spiega Guendalina Amati – che l’acqua che arriva sia nella costa maremmana, sia nelle città di Siena e Grosseto, che disseta un’ampia fascia di Toscani, nasce tutta dalle sorgenti dell’Amiata. Al di là dei giusti appelli che ogni anno si rinnovano per un utilizzo più attento di questo bene primario, i cittadini del territorio da cui nasce l’acqua, e cioè la montagna amiatina, non hanno alcun tipo di risvolto né economico, né ambientale, né sociale da questo sfruttamento”.
“La scellerata captazione ad uso potabile delle acque con la costruzione degli acquedotti, – spiega Amati – con il primo che si chiamava dell’Acquarbure nel comune di Casteldelpiano, per passare negli anni con le Sorgenti del Fiora, ed infine con l’acquedotto di Siena, quest’ultimo che capta le sorgenti della Cascata d’Acqua d’Alto ad Arcidosso, anno dopo anno hanno fatto sparire l’elemento primario che caratterizzava il Monte Amiata, cioè l’acqua”.
“Nel 1999 la Comunità Europea, – prosegue – ha emanato nuove direttive in materia di acque; direttive che poi sono confluite nel Testo Unico dell’Ambiente. Il Testo che è retroattivo, dice che non esistono più acque di proprietà, e che tutte le acque sono pubbliche, comprese quelle sotterranee, e che tutto quello che è stato fatto in precedenza dovrà pertanto essere rivisto e corretto”.
“Ricordiamo poi, – continua Amati – che già nel 2001 l’allora vicepresidente dell’ATO Giulietti, si espresse sui drenaggi e sulle gallerie orizzontali amiatine, che determinano un irreversibile prelievo costante di acqua, senza rispondere alle esigenze effettive dell’utenza. Ricordiamo poi che nel 2013 sul Testo Unico venne inserita la norma per l’installazione di dispositivi per la misurazione sia delle portate, che dei volumi derivati, al fine di rendere pubblici i dati relativi all’andamento delle captazioni. Ma ad oggi nessuna opera risulterebbe che sia stata fatta”.
“L’Europa, – spiega Amati – ha creato le condizioni legislative per il ripristino ambientale, ma l’applicazione della normativa da parte della Regione Toscana risulterebbe ancora molto indietro. Per capire se il catastrofismo finora sostenuto dalle forze politiche che finora governano la Toscana sia reale, ho chiesto all’Unione dei Comuni amiatini e al Comune di Arcidosso, come tra l’altro è previsto per legge, di rendere pubblici i dati relativi agli andamenti delle grandi sorgenti amiatine, che sono state date in gestione ad AdF”.
“Al momento, – afferma Amati – nessuno ufficialmente conosce quanta sia l’acqua che verrebbe sottratta all’Amiata per arrivare alla costa, a Siena e a Grosseto, e le condotte percorrono centinaia di chilometri con perdite mai veramente quantificate perché non misurate”.
“La sinistra che da sempre amministra la Regione Toscana ed anche gran parte del nostro territorio amiatino cosa ha fatto fino ad oggi? Perché non ha attuato la normativa europea e nazionale installando dispositivi atti alle misurazioni e non ha reso noti i dati? Ben venga la cosiddetta economia circolare sbandierata dal candidato Giani in campagna elettorale, ma prima ancora sarebbe bene che si realizzassero dei sistemi di approvvigionamento idrici alternativi allo sfruttamento dell’acquifero dell’Amiata, si ripristinasse l’ambiente naturale dove viene effettuato il drenaggio, si garantisse il deflusso vitale minimo, si quantificasse il volume reale delle sorgenti e quanta acqua realmente viene sottratta, in modo così da capire l’entità delle dispersioni lungo il percorso per poi agire capillarmente di conseguenza con interventi mirati alla ristrutturazione delle condutture idrauliche. Solo in questo modo le bollette per i tanti utenti maremmani e non solo sarebbero più eque e meno salate”, così conclude Guendalina Amati, Fratelli d’Italia Amiata.
Fonti
Comunicato stampa 25/07/2020