Amiatanews (Marco Conti): Amiata 14/02/2021
“La neve, la tanta neve?… Tanto viene il sole e la scioglie!” (forse…)
L’appena nominato Presidente del Consiglio Mario Draghi, rivolgendosi ai giovani durante il suo intervento all’ultimo Meeting di Rimini, dichiarò come non fosse possibile un mondo senza speranza. Se questo è vero, lo è anche il contrario, pensando, senza alcuna offesa, al riconfermato Ministro della Salute, Roberto Speranza (appunto), il quale ha deciso di fermare gli impianti sciistici fino al 5 Marzo p.v., firmando un provvedimento dopo una riunione al ministero, al termine di una giornata segnata dagli allarmi del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e del consulente Walter Ricciardi.
Il provvedimento, attuato a poche ore dalla riapertura degli impianti sciistici (tanto per non cambiare), “tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità”. Dati che evidenziano il fatto di come, la variante scoperta in Inghilterra, sia pari a una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi. Troppo.
L’origine del provvedimento è dunque nel timore dell’accresciuta diffusione delle varianti di questo Sars-Cov2 che, a quanto pare, ha deciso di non abbandonarci cambiandosi anche di vestito, come a mascherarsi per questo Carnevale sempre più triste. Si conta sulla vaccinazione mondiale che, già di per sé, appare ancora molto complessa e dove i vaccini stentano nelle forniture, tant’è che l’immunità di gregge è l’obiettivo che ci siamo prefissati per stare più tranquilli.
Una scelta sicuramente non facile quella di Speranza, dettata, come sempre, dalle indicazioni del CTS dove, il consulente governativo Ricciardi ha dichiarato l’intenzione di chiedere al governo il lockdown totale, visti i numeri della pandemia, oggettivamente ancora preoccupanti.
Il fatto è che il settore degli impianti sciistici, utilizzati principalmente da chi pratica lo sci alpino, sull’Amiata sono ormai chiusi da circa un anno; se poi ci si aggiunge la scarsità di neve dell’inverno passato con la prima vera neve verso la fine della stagione e col virus ben circolante, la chiusura diventa ben più lunga. A questo va aggiunta la beffa di una stagione 2020-2021 che poteva risistemare qualcosina per tutto e per tutti, dalle società di gestione alle Scuole di sci, dalle strutture ricettive a quelle commerciali, dai dipendenti anche stagionali ai fornitori di prodotti e servizi, per non parlare del Fisco con l’incremento di entrate. Questo, giusto per citare alcune attività ma, come ben sapete, l’indotto arriva dalla Vetta fino alla Cassia o al Cipressino, da Firenze a Roma, da Siena a Grosseto, da Arezzo a Perugia, da Viterbo a Terni. Tutti sull’Amiata appassionatamente. Magari!
Invece “no”, un “NO” grande di quelli che, a gridarlo, giunge con la sua forza alla Capitale come le luci della Croce Monumentale di Zalaffi, accese e viste in mezza Italia Centrale per soddisfare il desiderio di Papa Leone XIII°. Un Giubileo, quello del 1900, le cui grazie e perdoni sarebbe stato giusto fossero ritornati un po’ sull’Amiata, almeno per il sacrificio del trasporto e del montaggio della croce. E invece ancora “NO”. Anzi, un bel “SI” alle discussioni sull’apertura di seggiovie e sciovie (queste abbiamo) che hanno preso sempre più spazio sulle cronache, soprattutto per i fogli di carta bollata che altro, con l’immancabile ripicca, dimenticandoci di darne un senso collettivo e di pubblica utilità e di immagine. Qualcuno ha anche ipotizzato che la nuova pennellata d’arancione alla Toscana (non dimentichiamolo) avesse, per così dire, tolto le castagne dal fuoco un po’ come gli alberi e i rami caduti un po’ dappertutto, dalla strada provinciale alle piste. Accidenti…
Durante la campagna elettorale per le regionali, ci avrei provato a chiedere di valutare la pandemia con le micro aree (esempio le Unioni dei Comuni) al posto di regioni o province. Ovviamente con decisioni restrittive o meno a seconda del parere qualificato e scientifico e la conseguente scelta politica; il tutto guidato da un apposito Commissario indicato dal Ministero Ma niente… troppo da discutersi addosso per due soldi che non accontentavano nessuno se non il litigio. Che poi, s’è visto come sia andata sull’Amiata nel primo fine settimana col giallo e la neve abbondante.
“Ma, ormai, quel che è stato è stato”, si potrebbe dire; ci andrei con calma perché chi ha perso il lavoro, l’ha perso davvero; chi ha perso clienti, li ha persi eccome.
E non giriamoci troppe colpe perché su questa nostra cara Amiata, che in molti ci si ricorda a seconda del momento o della convenienza, la pandemia l’abbiamo gestita con grande attenzione, con scienza e coscienza, con sacrificio e fiducia. Merito di tutti: amministratori, ASL, imprenditori, cittadini. Tutti insomma, pazienza compresa. Qualcosa ci si meritava, visto anche le vite perse durante la prima ondata.
Morale… ma allora perché “NO” anche a noi residenti? Perché, parlando sempre di sci, non ci è stato permesso di prendere un skilift o una seggiovia biposto con piattelli o seggiolini a circa 15 metri uno dall’altro, vestiti con occhiali, casco e bocca coperta da sempre? Vabbè… sto’ zitto. Scusate lo sfogo, ma il limite ogni tanto si passa… Non fare almeno una sciatina non è solo come togliere il gelato a un bimbo ma negare una sorta di riconoscenza, un grazie alle nostre comunità.
Ogni modo, la speranza è l’ultima a morire… la neve, la tanta neve? “Tanto viene i’ sole e la scioglie!”, disse Tommaso della Pupilla (un personaggio di queste parti).
Sta’ a vedere che quest’anno non si scioglie più…
‘ngià!, dico io.
Marco Conti