L’esposizione dedicata al fratello di Pietro, inaugurata il 22 Ottobre scorso nel complesso museale senese del Santa Maria della Scala, visitata anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella Aveva suscitato qualche ansia tra fedeli e compaesani più…”laici” (ma non per questo meno sensibili al “loro” patrimonio storico e artistico) la comunicazione pervenuta dalla competente Soprintendenza, con la quale si annunciava che la “Madonna col Bambino”, opera giovanile di Pietro Lorenzetti, conservata in sicurezza nella Pieve parrocchiale dei Santi Stefano e Degna, sarebbe migrata temporaneamente a Siena. L’occasione, prestigiosa, è quella della grande mostra dedicata al fratello di Pietro, il più noto Ambrogio Lorenzetti, inaugurata il 22 Ottobre scorso nel complesso museale del Santa Maria della Scala, dove proseguirà fino al 21 Gennaio 2018 e che ha già annoverato tra i suoi visitatori illustri anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I castiglionesi, memori delle “battaglie” condotte in passato per ottenere di poter vedere conservate le preziose opere d’arte (ora collocate nella Sala d’Arte San Giovanni) – se non nelle chiese dove da sempre erano state venerate – almeno in loco, avevano come suol dirsi “drizzato le antenne”, preoccupandosi e volendosi accertare che fosse sicuro il ritorno della “loro” Madonna nella cappella della Pieve a lei dedicata. A tale scopo si era tenuta anche una informale riunione e c’era chi era pronto a recarsi a Siena prima dello spostamento temporaneo dell’opera d’arte per ottenere “nero su bianco” ed in via anticipata l’assicurazione sulla restituzione. In realtà, poi, la corrispondenza intercorsa tra la Soprintendenza ed il parroco, ed un interessamento per vie ufficiose del sindaco Claudio Galletti, avevano reso più chiari a tutti i termini della questione e così la “Madonna delle Grazie” ha preso la via di Siena. La tavola di Pietro Lorenzetti, del quale si hanno notizie dal 1280 al 1348, era fratello maggiore di Ambrogio (quest’ultimo nato nel 1290 e scomparso il 3 Giugno 1348) è stata ritenuta testimonianza importante da inserire nella esposizione: nel comunicato di un’importante agenzia di stampa, che preannunciava l’apertura della grande mostra, è stata scelta come immagine a corredo dell’articolo. I lineamenti dei volti, il colorito della carnagione assai somigliante a quello umano, lo sguardo tenero di Gesù verso la Madre e quello intenso di lei che a sua volta guarda i fedeli da qualsiasi punto essi la osservino (grazie alla “invenzione” degli occhi leggermente socchiusi), la mano di Gesù appena poggiata sul manto materno, sono tra gli elementi più evidenti dell’opera, sottoposta ad un sapiente restauro condotto negli anni Ottanta del secolo scorso a cura della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici. In questi mesi, con avvisi che ne danno debito conto all’ingresso della Pieve e alla cancellata della Cappella di sinistra (anch’essa una piccola opera d’arte, realizzata ai primi del Novecento dalla bottega Zalaffi di Siena, la stessa che curò la realizzazione della croce monumentale posta sulla vetta del Monte Amiata), è esposta una fotografia dimensioni naturali dell’opera, i cui colori risultano però molto più chiari rispetto all’originale, che farà ritorno nella sua nicchia fra circa tre mesi Foto ripresa da ArcheoSpot]]>