Amiatanews: Castiglione d’Orcia 04/07/2020
Dal 20 luglio al 13 settembre appuntamento con spettacoli, eventi, passeggiate e incontri per la direzione artistica di Francesco Chiantese.
In questa fase di riapertura controllata successiva al blocco delle attività, laddove nelle grandi città si osserva un comprensibile ridimensionamento delle proposte culturali ed artistiche, le piccole comunità stanno mostrando tutta la loro forza. E’ il caso del comune di Castiglione d’Orcia, con il suo grandissimo territorio che va dal cuore della valle dell’Orcia fino alle sorgenti del fiume Vivo, che ha deciso di rilanciare ed alzare la posta in gioco della propria offerta culturale e turistica trasformando la propria stagione estiva in un vero e proprio festival con circa trenta eventi a coprire un lasso di tempo che va dal 20 luglio al 13 settembre.
“Abbiamo deciso che era il momento di spingere sull’accelleratore, anche se delicatamente, per uscire dalla curva dovuta al covid” afferma il sindaco Claudio Galletti alla guida della comunità di meno di 2500 anime (al suo secondo mandato); “del resto – aggiunge Alice Rossi assessore alla cultura – nel nostro territorio il ritmo della vita ed i grandi spazi consentono agilmente di realizzare eventi in totale sicurezza e la nostra comunità, così come gli ospiti abituali che tornano ogni anno a vivere con noi nel periodo estivo, così come i nuovi ospiti che ci stanno raggiungendo alla ricerca di tranquillità, sentono il bisogno di riappropriarsi in sicurezza delle relazioni, dell’incontro, della condivisione di quegli elementi della nostra vita quotidiana che da queste parti sono tradizione ed assieme contemporaneo.”
In effetti, basta guardarsi attorno, in questo paese dove il panorama è un richiamo continuo per chi passeggia in queste strade, tutto profuma di intimità.
“Volevamo partire dalle nostre tradizioni, dalle cose buone fatte fino a qui, mettere a sistema gli errori, ed incrementare; – continua Claudio Galletti – per questo abbiamo scelto di chiamare un professionista, che è anche un amico del nostro territorio, perché ci confortasse in questo momento di passaggio importante”.
La direzione artistica e il coordinamento dell’organizzazione sono stati affidati a Francesco Chiantese ed alla sua Accademia Minima.
“Non posso dire sia stato facile, ma neppure che sia stato difficile. – ci dice Francesco Chiantese, napoletano che ha fatto delle piccole realtà territoriali il campo d’azione del proprio artigianato teatrale – questo tempo non ci consente la facilità di azione, perché tutto necessita di una cura maniacale a causa del virus, ma qui c’era già tutto quello che era necessario. Quattro associazioni proloco, una filodrammatica (i Talenti Tintinnanti), una banda (La Castigliana), una tradizione rituale che è alle basi del teatro e che io venero come un rito sacro (il Maggio di Castiglione), un cittadino onorario che porta in dono la ricchezza di una biografia professionale ed artistica (Giancarlo Governi) che elargisce da sempre con affetto profondo, le grandi aziende vinicole del consorzio Orcia, un regista che ha saputo raccontare la meraviglia di questo territorio attraverso l’osservazione attenta e sghemba di un’azienda (Silvio Governi), un giovane fotografo del territorio Francesco Guerri, delle attività professionali figlie del territorio come valdorcia tour e la cooperativa di comunità ParcoVivo e potrei andare avanti a lungo dimenticando sempre qualcuno. Ho solo dovuto coinvolgere una manciata di amici, artigiani del teatro e della musica, ed invitarli qui perché incontrino questa comunità così come per tutti noi è naturale far incontrare tra di loro persone belle quando ne conosciamo. Più che un lavoro di direzione artistica il mio è stato il compito di organizzare una grande festa, dove invitare persone belle, perché possano confrontarsi, giocare assieme, appartenersi. Perché a Castiglione d’Orcia al centro di tutto, avvolta dalle bellezze della natura, si fa comunità, oggi come ieri, inevitabilmente, senza che la distanza dovuta al tempo passato tra tradizione e quotidianità si faccia sentire. Qui la comunità è imprescindibile; se per qualche motivo vuoi isolarti, non ci riesci, finisci in qualche modo sempre per appartenere a questo territorio e questo territorio finisce con l’appartenerti. Ed è questa, io credo, l’Italia da cui abbiamo tutti qualcosa da imparare.”
Spettacoli, concerti, proiezioni, conferenze, presentazioni di libri, fotografia, passeggiate, enogastronomia tutto ad un ritmo umano, lento, vivibile ed in sicurezza. Queste le premesse di questo lungo, lunghissimo, festival.
“Del resto, alba e tramonto – ci dice ancora il sindaco – appartengono alla nostra cultura, di base una cultura contadina, come elementi fondanti; ancora oggi scandiscono le nostre vite, non solo perché ancora oggi molti di noi lavorano all’interno della filiera agroalimentare, ma perché qui le ore di passaggio sono le ore in cui la valle pretende di essere guardata, ci costringe a fermarci, mentre tutto attorno cambia colore, dai campi alle pietre dei nostri borghi, al cielo.”; “se penso a mio nonno – aggiunge Alice Rossi – e se penso a mia figlia, è inevitabile che lo stupore davanti ad un tramonto sia elemento comune delle loro biografie. Ecco perché, un paio di anni fa, abbiamo cominciato a celebrare questi momenti dedicandogli un festival che quest’anno, assieme a Francesco, abbiamo fatto crescere”.
Tradizione ma anche modernità, laddove è necessario; il sito www.albaetramontofestival.it allora diventa la mappa di orientamento per i cittadini e gli ospiti all’interno di questi fittissimo cartellone; con un sistema di prenotazioni online intuitivo, che consente di rendere più agevole l’accesso agli eventi nel rispetto delle regole anticovid, con le informazioni più aggiornate tramite i social (facebook Festival dell’alba e del tramonto – Castiglione d’Orcia; e instagram albaetramontofestival), e con un numero di telefono, quello del direttore artistico, a disposizione di tutti anche di coloro che si trovano in difficoltà nell’utilizzo di un social o di un sito.
“E’ bello che sia il mio numero ad essere a disposizione; faticoso, perché fortunatamente arrivano tante telefonate e tanti messaggi, ma è bello; così come ho scelto ed ottenuto di poter girare personalmente, nella zona, per consegnare le locandine, parlare con gli albergatori, i ristoratori, i bar, i negozianti. Una parte della comunità con cui è importante dialogare. Perché prima di tutto mi trovo a gestire un festival pubblico, una parola meravigliosa, pubblico con la responsabilità di gestire le risorse che non senza fatica una piccola comunità così ha messo da parte e con coraggio ha scelto di investire. Ogni centesimo, per me, deve ricadere sul territorio in bellezza, cultura, crescita, ma anche in turismo ed economia”.
Tra gli artisti ospiti che animeranno le strade, le piazze, i boschi e le sorgenti di Castiglione d’Orcia e che non ancora abbiamo citato ci saranno il narratore Vittorio Continelli, l’attore Matteo Pecorini della storia compagnia Chille de la balanza, il cantautore Massimiliano Larocca, la compagnia Ensarte, UgoGiulio Lurini, il coro flos vocalis che ha studiato assieme a Francesco Chiantese un concerto per “due persone alla volta”, Mirco Roppolo con un djset performance che farà risuonare la musica dei suoi vinili e dei suoi nastri magnetici in tutta la città attraverso delle radio d’epoca dagli anni ‘30 agli anni ‘70, ed ancora i Synthagma Project e gli Antonomia research project, il chitarrista Diego Perugini, la pittrice Francesca Bizzarri, la danzatrice Elisa Bartoli, ed il Siena Viola duo, il duo VoceViola, la violinista Chiara Giorgi, la violista Vanessa Trippi…ed i volontari che ci aiuteranno in tutto questo ed i tecnici ed i dipendenti dell’amministrazione comunale che hanno accolto con pazienza ed amore verso la comunità il carico di lavoro extra a cui sono stati e saranno sottoposti durante tutta la durata del festival.
“Me li immagino tutti a tavola; è una cosa che non possiamo fare quest’anno, ma che se sarò coinvolto nella prossima edizione chiederò di fare…una lunga tavolata nelle vie del centro con tutti, artisti, cittadini, ospiti, tecnici, volontari che mangiano tutto assieme. Bella vero come immagine? – chiude Francesco Chiantese – ma non è un’idea mia; qui, è tradizione. E’ tradizione che i maggiaioli dopo aver percorso in lungo ed il largo il territorio a cavallo tra l’ultimo giorno di aprile ed il primo di maggio raccolgano cibo ed offerte, e quel che non è consumato subito finisce in una grande merenda a cui partecipa tutta la comunità. E’ così. Abbiamo veramente tanto da imparare da questi territori che però, per fortuna, non si risparmiano in quanto ad accoglienza. Anzi.”
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