"Dieci Lettere" per un Buon Natale: "G" come "Globalizzazione"

La riscoperta del Natale, come autentica rivoluzione dell’amore, può essere uno dei doni da chiedere e da ricevere. Certo non possiamo non dire che il Natale non sia una festa non globalizzata. Lo è, soprattutto,  per il mercato che non si lascia sfuggire occasioni “ghiotte” per incrementare i propri consumi. Giochi, regali, vacanze, un mercato che si è talmente appropriato della festa più bella dell’anno, che le stesse realtà in cui viviamo, si trasformando in maniera  eclatante, da non essere  più riconosciute. Piccole frazioni, grandi paesi, metropoli, vengono avvolte da luci artificiali che mettono quella falsa e ipocrita “voglia di Natale” addosso, già alcuni mesi prima. Anche le periferie, sempre più lasciate a se stesse, prive di condizioni sociali e servizi inesistenti, dove la povertà e l’emarginazione sono il segno costante, vengono trasformate dal gioco di  luci colorate, alberi immensi, scritte augurali. E’ un senso di stanca ripetizione o la gioia di un evento che ancora scuote le coscienze dell’uomo? Bisogna dire con franchezza, che il senso della venuta del Figlio di Dio sulla terra,  lascia indifferente, se non critica, la nostra società.  Queste modeste riflessioni, che in questi giorni Amiatanews vi propone, potrebbero essere interpretate come un dialogo non propriamente positivo sul Natale e la sua  celebrazione; dobbiamo invece dircele queste cose, se vogliamo dare a questo evento il suo vero significato. Questo sfruttamento che anche la globalizzazione impone, è all’opposto della realtà di questa grande festa. Chi è gravato da qualche forma di sofferenza o di povertà, non è certo aiutato a  scoprire il senso ed il mistero di questa ricorrenza. Il tempo cammina, la storia va vanti; l’evoluzione e la trasformazione dell’umanità, sono ormai in atto e tutto è affidato alla tecnologia e ai suoi strumenti, che non sono sempre di pace. La riscoperta del Natale, come autentica rivoluzione dell’amore, può essere uno dei doni da chiedere e rivevere; doni che, sopratutto, si fanno ai bambini ed  hanno il sorriso e lo spazio di alcune ore, per poi essere riposti nella quotidianità, in attesa di un altro  Natale.  E che dire del Babbo Natale, divenuto ormai l’idolo della festa, un vecchio nonno, opulento, vestito di rosso dalla nota bibita americana, ricco di regali sfarzosi e che  ormai ha spodestato l’inerme, povero Gesu bambino avvolto in fascie? Chissa’, se Cristo tornasse sulla terra quanti lo riconoscerebbero, come già avvenne secoli fa e di cui l’evangelista Giovanni, aveva parlato nel celebre prologo: “Venne nel mondo, ma i suoi non hanno accolto”]]>

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