Geotermia. Le contro deduzioni di GeotermiaSI rispetto alle false informazioni di SOS Geotermia e dei vari Comunicati NOGESI

Proseguono i comunicati tra i comunicati favorevoli e svaforevoli alla geotermia elettrica Passata la manifestazione di Larderello dello scorso 1° Dicembre e in vista di quella prevista per il prossimo 22 dicembre a Santa Fiora, si susseguono i comunicati e le prese di posizione tra i vari comitati a favore o non a favore dello sviluppo geotermico. Il tutto in un contesto, più che noto, che vede la possibile scelta del Governo, di non considerare più la geotermia  come fonte rinnovabile e quindi non più sostenibile attraverso finanziamenti. Dopo aver pubblicato le posizioni di SOS Geotermia riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa “Geotermia SI” in risposta a quelli diffusi in questi giorni diffusi da SOS Geotermia e altri comitati che fanno riferimento a Rete NO GESI. Ricordiamo che su Amiatanews è possibile ricercare informazioni sul tema nella categoria “Geotermia” e al link “SOS Geotermia” molti dei comunicati o articoli relativi Di seguito il comunicato integrale di “Geotermia Sì”

LA VERITÀ “SCOMODA” DEI COMITATI. LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE PARTE SECONDA.

Dopo il nostro precedente comunicato di risposta alle fantasie di MD sugli incentivi che la Geotermia avrebbe ottenuto, ci apprestiamo a rispondere a SOS Geotermia e varie della rete NOGesi che continuano a postare come un mantra ossessivo sulla “presunta pericolosità” per la salute e l’ambiente della geotermia, però facendo un distinguo fra l’area classica di Larderello-Castelnuovo-Monterotondo e Radicondoli-Travale-Chiusdino con quella Amiatina, adducendo che qui i fluidi hanno diversa composizione chimica e quindi sono più pericolosi per la salute. Riprendendo le passate motivazioni di contestazione addotte dai comitati NOGesi, circa il 100% di quanto indicato come fonte di pericolo per l’uomo e l’ambiente è stato sistematicamente smentito dalla scienza, previo accurati studi non di parte, realizzati da CNR, INGV e Università varie (in particolare per sismicità, falde idriche e Mercurio nei fiumi). In tempi più recenti la campagna di disinformazione ha preso come bandiera alcune conclusioni riportate in una pubblicazione del 2013 del Prof. Basosi, anche se lo stesso ha a più riprese affermato di non reputare corretto nei suoi confronti l’utilizzo di poche frasi estrapolate dal suo studio per indicare come “letale” una tecnologia che sta funzionando nella migliore delle sue configurazioni. Inoltre, possiamo fin da ora affermare che lo studio in oggetto è ampiamento superato, dal nuovo assetto produttivo delle centrali Amiatine. Nostro scopo è di dimostrare una volta per tutte che le “sconvolgenti verità” sono in realtà fake truth, ossia notizie false introdotte all’interno di altre vere, rendendo difficile a chi non conosce il problema di distinguere le bufale dalle verità. Ci sembra doveroso iniziare dagli argomenti inerenti la salute delle popolazioni, riprendendo il pluricitato studio epidemiologico (prima fase) fatto fra il 2009 e il 2010 sulle condizioni sanitarie delle popolazioni delle Colline Metallifere e dell’Amiata. A questo proposito, copiamo e incolliamo di seguito le dichiarazioni della D.sa Nuvolone responsabile per ARS dello studio (Agenzia Regionale della Salute): “Le conoscenze scientifiche sui rapporti tra geotermia e salute sono a tutt’oggi ancora molto limitate perché le aree nel mondo con emissioni geotermiche naturali – o derivanti da attività produttive – sono scarsamente popolate. Le criticità sanitarie emerse dall’indagine ARS sono concentrate nell’area dell’Amiata: si tratta di un eccesso di mortalità generale ma solo nei maschi, un eccesso di mortalità per tumori, sempre solo nei maschi, ed un eccesso di malattie dell’apparato respiratorio. Diversi indizi fanno pensare però che la geotermia abbia un ruolo marginale nel determinare queste debolezze di salute perché: • gli eccessi di malattia/mortalità sono concentrati nell’area geotermica dell’Amiata, cioè quella di più recente sfruttamento, ma non nell’area tradizionale pisana • gli eccessi nell’area amiatina sono presenti soprattutto nei maschi e non nelle femmine • le debolezze di salute nella popolazione dell’Amiata sono presenti (come indicano i dati sanitari) da prima dello sviluppo dell’attività geotermica • si tratta di patologie (come tumore dello stomaco, del colon, del fegato o le pneumoconiosi) per cui la letteratura scientifica indica come principali fattori determinanti quelli occupazionali (l’Amiata è stato tradizionalmente terra di attività mineraria), gli stili di vita, fattori genetici o altri ancora che non conosciamo. La necessità condivisa da tutti, compresi noi favorevoli alla geotermia, concorda nella necessità di ottenere risposte ancora più certe sulla salubrità della risorsa, affinché essa non abbia quegli effetti comunque anche solo marginalmente ipotizzati dai detrattori. Nello studio epidemiologico denominato “seconda fase”, che prende in considerazione gli anni dal 2009 al 2015 e che i NOGesi ben si guardano dal riferire, viene riportato: “Relativamente all’aggiornamento degli indicatori di mortalità aggregati a livello comunale, il dato più interessante riguarda l’andamento storico degli eccessi di mortalità generale dei comuni amiatini. Dopo i picchi del 13-14% registrati nel periodo 2000-2006, che erano presenti nel report del CNR del 2010, negli ultimi anni disponibili dal 2009 al 2015, l’eccesso di mortalità generale negli uomini si è notevolmente ridotto al 3.3%. Persiste invece l’eccesso di mortalità per tumori, sempre nei maschi e non nelle donne, che nel periodo 2009-2015 si assesta al 13%, dopo i picchi del 20% registrati negli anni precedenti (2000-2006). Inoltre, i NOGesi scrivono di un incremento della mortalità rispetto al 1980, altra bugia perché dai dati riportati sempre sull’indagine di ARS, che partono addirittura dal 1971, si osservano cose notevolmente diverse come dimostrato dai grafici 1 e 2. ARS_Dati_Geotermia_Grafico_Tassa_Mortalità_01 ARS_Dati_Geotermia_Grafico_Tassa_Mortalità_02 Nel 2017, nonostante i dati esposti fossero tranquillizzanti, i comitati hanno proseguito a martellare con la loro disinformazione, con particolare riferimento a una nuova campagna d’indagine sugli aspetti sanitari dei soli residenti dell’Amiata. Questa campagna di indagine è denominata “Invetta” ed è finalizzata allo screening sanitario di un numero elevato di campioni, con analisi del sangue, urina e visite specialistiche mirate sui possibili disturbi che certi Metalli o Sali potrebbero portare. I primi dati, non ancora completi, sono stati presentati a ottobre 2018 ad Arcidosso. Dalla prima lettura data dai professionisti che la conducono, è emerso che i volontari che si sono resi disponibili per l’analisi costituiscono un campione disomogeneo per fasce d’età, con conseguente necessaria rimodulazione dell’azione di scelta dei soggetti da sottoporre alle analisi e connessi ritardi nel proseguo dello screening. Quello che appare comunque è un diffuso superamento dei valori di metalli pesanti sia nelle urine che nel sangue. Fra questi compare il Tallio, mai trovato nei fluidi geotermici neppure con la strumentazione più sensibile, mentre per quanto riguarda il Mercurio va ricordato che l’Amiata è un vulcano che ha cessato la propria attività da non più di 100000 anni e dove sono concentrate le più importanti miniere al mondo di tale minerale che è stato estratto a partire dall’epoca etrusca, per poi riprendere in modo esteso ed industriale dagli inizi del 1800, fino agli anni ’80 del secolo scorso in diversi siti, sia est che a sud che a ovest del cono vulcanico dell’Amiata, producendo rilevanti accumuli di rocce contaminate e di rosticci derivanti dalla cottura del minerale, messi spesso proprio sulla fascia di contatto fra la roccia vulcanica e l’incassante argilla, sovente in prossimità della zona di risorgiva dell’acqua utilizzata come fonte idropotabile dei vari centri abitati. Analogo problema riguarda le gallerie di scolo delle miniere, che percolano l’acqua entrata in contatto con le mineralizzazioni di metalli pesanti come l’onnipresente Hg ma anche il Tallio e altri metalli pesanti. Considerando l’aspetto tossicologico del Mercurio, in letteratura medica è noto “l’idragismo”, sintomatologia neurologica che provoca tremore, insonnia, irritabilità ect… ma non viene riconosciuta come causa di tumore, letteratura purtroppo abbondante per i casi di inquinamento a Idria in Dalmazia e a Minimata in Giappone. Per quanto riguarda l’idrogeno solforato (H2S), occorre citare lo studio di Bates sulla popolazione della città di Roturoa (60000 abitanti residenti in un’area con imponenti manifestazioni geotermiche naturali di H2S), dove risulta un’influenza nulla sull’esposizione ad una concentrazione ben superiore a quella a cui sono sottoposti ora gli abitanti delle aree geotermiche Italiane, dopo l’installazione degli AMIS e da anni documentato dai dati ufficiali delle centraline di Enel Green Power e di Arpat, ma giudicate “farlocche” dai comitati. Peccato che anche questa fake truth sia stata completamente smentita dall’installazione nel 2018 di una centralina indipendente per il monitoraggio per la Qualità dell’aria da parte del Comune di Piancastagnaio. Questa è gestita da tecnici del Mise che, oltre a curarne la manutenzione e la taratura, effettuano anche la validazione e l’elaborazione dei dati: ebbene, da quanto pubblicato mensilmente fino a oggi non solo non è stato rilevato alcun tipo di sforamento, ma nemmeno sono stati registrati valori lontanamente vicini ai limiti minimi definiti nelle diverse normative di controllo, risultando in linea con quanto finora pubblicato sui siti dei comuni e Arpat sui monitoraggi in continuo di Enel Green Power e di Arpat stessa. Per quanto riferito alla pubblicazione del prof. Basosi, da cui sono riprese alcune frasi in realtà decontestualizzate, va fatta una dovuta premessa. Lo studio del 2013 intitolato “Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy” è stato redatto utilizzando i dati disponibili in Arpat nell’arco di tempo che va dal 2002 – 2009, periodo in cui si è avuta la progressiva installazione dei sistemi AMIS sulla maggior parte delle centrali geotermiche. Rileggendo con maggiore attenzione quanto pubblicato nel 2013, nella tabella 1 si individua una inesattezza, peraltro significativa nella successiva analisi dei dati, ossia viene data per certa la presenza di Amis su 3 delle 4 centrali per tutto il periodo considerato. Infatti in tabella 1 alla fine della seconda pagina, l’Amis risulterebbe installato su Bagnore3, PC3 e PC5, con PC4 dotatasi di questa tecnologia a fine 2008. Ciò non corrisponde alla realtà, in quanto solo Bagnore3 era dotata di Amis fin dalla prima misura, mentre a PC3 è stato installato a agosto 2005, a PC5 nel dicembre 2005 ed a PC4 ad agosto 2008. Inoltre all’epoca a Bagnore3 non era ancora stato attivato l’abbattimento dell’ammoniaca NH3, al contrario di oggi in cui ne viene abbattuta oltre il 75% modificando totalmente i risultati e le conseguenti conclusioni. Inoltre non risultano disponibili i dati relativi agli anni 2004-2005-2006 e 2007 per le c.li PC4 e PC5 obbligando a eseguire la media dei valori di questi anni solo su due impianti di cui uno dotatosi di filtri solo successivamente al 2005. Da questi dati sono stati ricavati 3 indicatori di potenziale impatto ambientale: GWP (Global Warning Potential) che ha impatto globale, in cui sono considerate le emissioni in kg di CO2 equivalenti di CO2, CH4, N2O, SF6, CF4 e C2F6 (alcuni di questi gas non sono presenti nei fluidi geotermici, ma si presentano negli scarichi di centrali termoelettriche). ACP (ACidification Potential) con impatto regionale, che considera kg SO2 equivalenti (SOx, SO2, NOx. NO2, NH3, HCl, HF, H2S). HTP (Human Toxicity Potential) con impatto regionale, che considera come parametro kg 1.4 DB equivalenti (SO2, NOx. NO2, As Pb, Mn, Hg, Ni, Se). Una volta calcolati con i dati in possesso (ripetiamo molto diversi da quelli attuali per le migliorie effettuate nell’ottica del “Near zero emission”), sono stati paragonati con gli stessi indicatori calcolati per centrali a carbone e a gas naturale. I tre grafici ottenuti hanno significative variazioni nel corso degli anni (sarebbe interessante ripetere questi calcoli con i valori attuali di emissione) così sintetizzabili: Greenhouse Warning (GWP): a causa dei valori di CO2 presenti naturalmente (e non prodotti da combustione) gli indicatori hanno un andamento in linea con le centrali a gas naturale e comunque sempre inferiori anche del 50% rispetto al carbone. Human Toxicity (HTP): i valori degli indicatori sono fino 9 volte inferiori a quelli del carbone e fino a 7 inferiori a quelli del gas naturale. ACidification (ACP): gli indicatori viziati dalla presenza di ammoniaca di Bagnore3 non ancora filtrata tramite l’Amis, hanno dei picchi elevati specie nel 2005 e 2006, mentre si riducono notevolmente nel 2008 e 2009. Per quanto riguarda le centrali PC3, PC4 e PC5 è evidente l’influenza positiva dell’installazione dell’Amis con valori di ACP vicini a zero per PC5, PC3 e PC4 nel 2009 con l’abbattitore appena entrato in esercizio. Quindi, come riportato dal Prof. Basosi, estrapolare solo singoli concetti del suo lavoro senza riportare l’intero studio è certamente scorretto. Vorremmo ora puntualizzare una frase sulla pubblicazione di cui sopra: a pag 305 (la 5^) viene riportato un commento sul concetto che la coltivazione geotermica incrementa la risalita della CO2 verso la superficie in maniera innaturale, mentre a pagina 302 (la 2^) si riferisce di una pubblicazione del prof. Frondini (2009) che ipotizza come il degassamento naturale del vulcano sia probabilmente inferiore alle emissioni delle centrali. Anche questa ipotesi risulta superata, in quanto come dimostrato da una recente pubblicazione del prof. Sbrana di UNIPI, al termine di una puntuale campagna di misure dirette (oltre 2000 punti misurati su tutto il complesso vulcanico amiatino comprese le importanti manifestazioni naturali presenti), risulta che le emissioni di CO2 delle centrali, rappresentino appena il 5% del totale rilasciato naturalmente, riducendo ulteriormente l’impatto sul fattore ACP. Sugli incentivi crediamo ci sia poco da dire, essi sono necessari per continuare lo sviluppo tecnologico verso un futuro con emissioni zero, mentre sui rischi e sulle implicazioni ambientali, come l’inquinamento delle falde idropotabili, ci sembra che la risposta stia arrivando dai 5 anni pregressi di controlli in continuo della falda nelle vulcaniti amiatine, dove come affermato da scienziati del CNR e dall’UNISI non c’è alcuna interferenza, né c’è mai stata in passato. Per quanto riguarda la microsismica dovuta a eventi antropici, la risposta è stata chiaramente espressa dai tecnici di ISPRA e dai ricercatori di INGV, ossia in un campo a elevata permeabilità secondaria, la pressione di poro nei pozzi di reiniezione non induce né innesca eventi sismici. Ne sono esempio lampante i site test voluti a furor di popolo dopo gli eventi del 2012 in Emilia nei campi di stoccaggio di gas metano e produzione di petrolio: a tal proposito, i site test non hanno ancora evidenziato eventi tellurici connessi o riconducibili alla reiniezione dei fluidi nel serbatoio. La microsismicità, che saltuariamente può essere individuata, rappresenta meno del 5% degli eventi totali e come indica il prefisso “micro” ha intensità inferiori a Magnitudo 1, pertanto non percepibili dall’uomo. Ai punti 8, 9 e 10 inerenti i limiti delle emissioni credo sia necessaria un’unica risposta cumulativa. I limiti delle emissioni sono stati fissati dalla Regione Toscana in misura ampiamente inferiori a quelli utilizzati nel resto del paese, proprio per tutelare la salute pubblica, ossia a garanzia che gli impianti di abbattimento debbano essere sempre attivi ed efficienti. Per quanto riguarda l’acido solfidrico (H2S) emesso dalle centrali geotermoelettriche, esso costituisce la sostanza dal caratteristico odore delle aree termali, detto anche di “uova marce”. Tale percezione olfattiva si verifica quando la concentrazione in aria di questa sostanza supera i 7μg/m3 (il microgrammo è un milionesimo di grammo), valore comunque molto al di sotto del limite di attenzione sanitaria stabilito dalla Linea Guida del WHO (150 μg/m3 come media nelle 24 ore), ovvero avvertire il cattivo odore non significa che esista un rischio sanitario. La soglia di percezione olfattiva di 7μg/m3 è un valore convenzionale al cui livello solo il 50% della popolazione esposta percepisce un disturbo olfattivo. Sulla base delle diverse sensibilità individuali, è possibile che una piccola parte di popolazione esposta possa avvertire un disturbo olfattivo già a partire da una concentrazione di aria di 4 μg/m3. Ad oggi tutte le centrali sono dotate di un sistema di abbattimento del mercurio e dell’acido solfidrico presenti nei gas incondensabili, denominato AMIS, in grado di abbattere il 99% dell’acido solfidrico che si ripartisce nel gas in uscita dal condensatore e, successivamente, in entrata AMIS. La parte restante di acido solfidrico si ripartisce, anziché nel gas, nelle condense, e una piccola quota di essa viene emessa allo stato aeriforme dalle torri refrigeranti, da cui esce vapore acqueo, causando talvolta il superamento della soglia di percezione olfattiva. Il mercurio è un elemento fortemente reattivo e, in caso di intossicazione, riduce la funzionalità di enzimi e proteine; l’organo bersaglio maggiormente a rischio è il sistema nervoso centrale. Il mercurio elementare è presente in forma naturale, in ambiente, con valori di 2 – 4 ng/m3 misurati in zone remote, lontane da industrie e prive di anomalie geologiche locali, mentre nelle aree urbane sono normalmente misurati circa 20 ng/m3 [1 nanogrammo (ng) corrisponde a 1 miliardesimo di grammo (g)]. Le determinazioni dei livelli di esposizione da mercurio della popolazione della zona del Monte Amiata, dovuti alla somma dei due contributi, componente naturale, pur in presenza di una significativa anomalia geologica, più la componente emissiva della Centrali geotermoelettriche, dimostrano valori molto lontani dal valore limite di cautela sanitaria stabilito dalle Linee Guida internazionali (WHO, ATSDR, EPA), che è di 200 ng/m3 mediato su base annua. Nell’area del Monte Amiata si registrano dati spesso paragonabili ai livelli di fondo naturale, ovvero per lo più compresi fra 2 – 4 ng/m3 con alcuni picchi a 8 – 20 ng/m3; fra l’altro i dati determinati da ARPAT sono registrati su base oraria invece che su base annua, per questo maggiormente cautelativi. Il funzionamento dell’Amis è regolarmente monitorato come la sua efficienza complessiva sull’abbattimento di H2S e Hg, in quanto viene fatto un bilancio di massa, fra l’ingresso alla turbina e lo scarico sulle torri, valutando cosi l’effettivo abbattimento del sistema espresso in percentuale e la verifica del limite di emissione previsto per legge. In parallelo all’Amis sono stati implementati nuovi demister sulle torri refrigeranti, che grazie alla loro particolare conformazione eliminano quasi totalmente il trascinato liquido (Drift) contenente Arsenico, Boro e Antimonio. Capitolo a parte merita la valutazione delle emissioni di Ammoniaca (NH3), considerata un precursore della Polveri Sottili PM10. Le emissioni nella zona di Bagnore sono sicuramente importanti, ma dal 2015 sia per Bagnore3 che per Bagnore4 è stato implementato nell’Amis un ulteriore sistema di abbattimento specifico per l’ammoniaca, riducendo fino al 75% la quantità fra entrata e scarico. Vale però su questo aspetto considerare che l’emissione annuale dalle torri delle centrali di Bagnore (abbattimento del 75% delle 620 t/anno in ingresso, con emissione effettiva di 160 t/anno) equivale o è inferiore a quelle di un allevamento di mucche o di animali da cortile o di campi e vigne trattate con concimi chimici. Probabilmente i limitrofi allevamenti di tacchini o un centinaio di ettari di vigne hanno analoghe o superiori emissioni di ammoniaca. Per esempio, risultano decine di comuni veneti con emissioni di NH3 fino a 730 t/anno.Veneto_Cartina_Emissioni_Numero_Animali_2013La Lombardia sempre da fonti regionali ufficiali ha comuni che emettono fino a 50 t/h al kmq.Lombardia_Cartina_Emissioni_NH3_2014 Geotermia Si
 
Fonti. Comunicato stampa Geotermia SI]]>

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