Geotermia. Le precisazioni di ARS Toscana sui primi dati dell'indagine InVETTA

Fabio Voeller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia di ARS Toscana, fa il punto sui dati emersi e sulle interpretazioni date da Rete NOGESI. Stasera incontro pubblico a Piancastagnaio (ore 21 – saletta comunale) organizzato dai comitati antigeotermici Il 23 Aprile passato, nel comune amiatino di Arcidosso, sono stati presentati da ARS Toscana, (Agenzia Regionale di Sanità), i primi risultati di InVETTA – Indagine di biomonitoraggio e Valutazioni Epidemiologiche a Tutela della salute nei Territori dell’Amiata”, l’iniziativa dell’ARS per studiare la salute degli amiatini in relazione alla geotermia. L’indagine vuol prendere in esame un campione di 2000 persone, di età 18-70 anni, residenti nei comuni dell’Amiata maggiormente interessati dalle emissioni degli impianti geotermici. Al progetto InVETTA, che vede il coordinamento scientifico dell’ARS, lavorano gli operatori della Asl Toscana Sud Est, i medici di medicina generale, il laboratorio di Sanità pubblica di Siena e il Laboratorio di analisi di Nottola. Ad oggi, sono 1065 le persone che hanno aderito all’indagine; i primi risultati dello studio, dopo quello di Arcidosso del 12 Maggio u.s., saranno oggetto questa sera a Piancastagnaio dell’incontro organizzato da Rete NoGeSI (NO Geotermia Elettrica e Speculativa) – SOS Geotermia (ore 21 – Saletta Comunale), movimenti notoriamente contrari all’attuale sfruttamento energetico. A seguito del primo incontro pubblico di Rete NoGeSI (NO Geotermia Elettrica e Speculativa) – SOS Geotermia, relativamente ai primi dati presentati di InVETTA, il dottor Fabio Voeller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia di ARS Toscana, , ha voluto epsorre, attraverso una nota stampa, alcune precisazioni, che riportiamo di seguito


Dai commenti apparsi sulla stampa in merito alla lettura ed interpretazione dei primi risultati dell’indagine InVetta presentati dall’Ars il 23 aprile scorso ad Arcidosso , cui ha fatto seguito un successivo incontro organizzato dalla Rete nazionale NoGesi – sempre ad Arcidosso, emerge la necessità di fare chiarezza su qual è l’interpretazione, seppur parziale, che bisogna dare ai dati finora raccolti. Ad oggi sono 1065 le persone che hanno aderito allo studio InVetta, di cui 992 (93.1%) hanno completato tutte le analisi previste. Ben 629 persone (59%) si sono candidate volontariamente. Si sono evidenziati degli elementi di attenzione sulla presenza di alcuni metalli nella popolazione oggetto d’indagine: in particolare per tallio e mercurio nel sangue. Per questi due metalli, il 30% del campione analizzato supera la soglia di riferimento della popolazione generale non esposta per motivi professionali. Ricordiamo che questa soglia non è un valore direttamente collegato ad effetti immediati sulla salute, ma rappresenta un’indicazione dell’esistenza di uno o più fattori di esposizione. Del resto la presenza diffusa di metalli in una zona mineraria come quella dell’Amiata è un fenomeno noto, già emerso da precedenti studi. A conferma di ciò va rilevato che è stato ritenuto opportuno ripetere il  prelievo a 15 partecipanti per il tallio e a 7 per il mercurio nel sangue: per valutare più approfonditamente valori che sembravano anomali. Per la gran parte di queste persone la ripetizione del prelievo ha determinato una situazione di rientro in valori più accettabili. Soprattutto per il tallio, l’osservazione – nei partecipanti all’indagine – di livelli urinari mediamente più alti della popolazione di riferimento impone valutazioni più approfondite per provare a spiegare la presenza di questo metallo nell’area. Già dalle prime analisi, sono stati attivati dei controlli su campioni di acqua, sia lungo la rete dell’acquedotto che ai rubinetti delle abitazioni, per escludere l’acqua potabile come principale sorgente di esposizione. Si precisa inoltre che quella presentata è una panoramica del tutto parziale dei risultati dello studio InVetta – si legge ancora – . La raccolta dei campioni è infatti tuttora in corso, e probabilmente continuerà per tutto il 2018. Da giugno inizierà anche la fase di raccolta dei campioni di controllo, ovvero dei residenti in altri comuni della zona non interessati dalle attività geotermiche. I dati presentati sono parziali anche perché, a parte l’abitudine al fumo, nell’analisi non si è ancora potuto tener conto della notevole quantità di informazioni raccolte mediante il questionario. E ad oggi non sono stati ancora analizzati nemmeno i dati sulle spirometrie. Lo studio Invetta utilizza delle metodologie di raccolta e analisi dei dati che rappresentano un vero salto di qualità rispetto a quanto era stato fatto nel 2010, nelle analisi di correlazioni riportate nell’Allegato 6.  Quest’ultimo infatti si basava su un metodo molto debole da un punto di vista scientifico, poiché metteva in correlazione dati ambientali e sanitari medi aggregati a livello comunale. Queste analisi geografiche a livello di comune possono sì fornire dei suggerimenti su fenomeni presenti sul territorio, ma non possono in nessun modo essere utilizzate per spiegare relazioni causa-effetto, nel nostro caso metalli-salute. E proprio perché lo studio CNR/ARS aveva comunque mostrato un quadro epidemiologico nell’area amiatina sfavorevole rispetto alla media regionale, che è stato deciso di avviare lo studio InVetta. Ora, a differenza di quanto fatto nel 2010:
  • i livelli di metalli si misurano nel sangue e nelle urine delle persone;
  • alle persone che partecipano si valuta la funzionalità renale e viene fatto un esame spirometrico per valutare in maniera oggettiva la salute respiratoria;
  • ogni persona è localizzata sul territorio e si può stimare con più precisione il livello di esposizione alle emissioni delle centrali.
L’Ars resta comunque disponibile a confronti su queste tematiche. Fabio Voller, Agenzia regionale di sanità della Toscana
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