Il piccolo chiostro. Il Leccio delle Ripe è di proprietà pubblica

Amiatanews: Amiata 30/11/2020
Appuntamento con Don Carlo Prezzolini, e le sue riflessioni riprese dalle pagine web del sito da lui ideato, “Il piccolo chiostro” (www.ilpiccolochiostro.it), nome della piccola chiesa da lui guidata.

Lo scorso 13 Novembre il Comune di Piancastagnaio si è aggiudicata l’asta di vendita del terreno dove insiste la pianta sotto la quale sostò S. Francesco d’Assisi nel suo viaggio da Rieti a Siena.

Di Don Carlo Prezzolini (Toscana oggi – Confronto 29/11/2020)

Nel 2013 viene pubblicato, a cura della parrocchia del Saragiolo, un libro dedicato al Leccio di san Francesco, situato nella località delle Ripe, posta fra le Tre Case e il centro di Piancastagnaio. Questa pubblicazione segnò l’inizio di un nuovo interesse per questo millenario e monumentale albero, che la tradizione collega al passaggio del Poverello di Assisi nella Montagna amiatina, siamo agli inizi del 1200, e alla fondazione dell’eremo collocato nei pressi del leccio stesso. È tradizione che il 2 di agosto si celebri, sotto la pianta, per iniziativa del parroco don Gianpietro, la “festa del perdono”, con la partecipazione di molti sacerdoti e di tante persone, che spesso in questa occasione riscoprono il sacramento della confessione.

Questa grande pianta, che presenta evidenti problemi di salute, diventa argomento di incontri per la sua cura e per la valorizzazione del luogo francescano, in collegamento con i tanti luoghi francescani dell’Amiata. Poi tutto si blocca perché il leccio era dentro una proprietà privata. Questo impedimento è stato da poco superato e il leccio, con un’ampia zona boschiva intorno, è diventata proprietà del comune di Piancastagnaio, per interessamento del sindaco Luigi Vagaggini e di tutto il consiglio comunale.

Ritengo opportuno riprendere il percorso individuato nel 2013, magari formando una commissione composta dal comune, dalle parrocchie di Saragiolo e di Piancastagnaio e da esperti di piante, dell’ambiente montano e delle tradizioni religiose.

Mi permetto, in base alla mia esperienza sulle tradizioni popolari amiatine, di riproporre alcuni argomenti e tappe di questo possibile gruppo di lavoro, già pensati negli incontri ricordati. La prima, e la più urgente, è studiare la salute del monumentale albero, con gli interventi  possibili. Mi sembra che il problema sia, oltre all’anzianità, il fatto che dal tronco si diramano colossali rami e nel luogo di questa diramazione con il tempo si è formata una buca dove stagna l’acqua, che in inverno gela.

La millenaria pianta dovrebbe essere poi dichiarata di interesse nazionale, penso senza problemi. La salute del leccio va collocata all’interno della valorizzazione del vasto bosco, di castagni e di essenze quercine, che potrebbe essere dichiarato parco naturale.

Eppoi ci sono da riscoprire i sentieri che da Piancastagnaio, dal Saragiolo e dal piccolo centro del Quaranta portavano all’albero e alla vicina chiesa della Santissima Trinità, erede dell’eremo fondato da san Francesco.

Recentemente, in occasione della pubblicazione di una piccola guida sul convento dei cappuccini di Arcidosso, sono tornato a riflettere sull’importanza degli insediamenti francescani della Montagna amiatina: secondo la tradizione Francesco fonda, oltre all’eremo delle Ripe, anche l’eremo del Colombaio, nella feconda campagna di Seggiano, poi trasformato in convento, dove si forma san Bernardino da Siena (1380-1444). Alla fine del 1200 vengono fondati i conventi di San Bartolomeo, nei pressi del castello di Piancastagnaio, di Radicofani, alle porte dell’importante castello dove passa un itinerario della via Francigena, e di San Processo, nella fertile valle fra i centri murati di Arcidosso, Castel del Piano e Montegiovi. Successivamente, verso la fine del 1400 gli Sforza di Santa Fiora donano ai francescani l’antico monastero delle monache benedettine della Selva, intitolato alla Trinità. La nuova riforma dei cappuccini, degli inizi del 1500, fonda, verso la fine del ricordato secolo, il convento di Arcidosso e un nuovo convento nella valle del Paglia sotto Radicofani. Questa ricca rete spirituale si affianca all’antica presenza dei monaci benedettini, poi cistercensi, dell’abbazia del Santissimo Salvatore. Quindi un ulteriore progetto, integrato agli altri ricordato, potrebbe essere la creazione e valorizzazione degli “itinerari francescani amiatini”.

Speriamo che questo cammino riprenda con slancio.

Carlo Prezzolini – donprez51@gmail.com
Toscana oggi – Confronto 29/11/2020

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