Di fronte a questa difficile congiuntura economica e sociale c’è bisogno più che mai di una forte unità d’intenti e di una decisa azione politica.
Comunicato stampa lista “Centro Sinistra per Piancastagnaio”
Con la recente decisione del Tribunale di Siena, si apre per l’azienda floricola di Casa del Corto un capitolo inedito, gravido d’incognite e d’incerto avvenire. Si è giunti a questo drammatico epilogo per preminenti responsabilità dell’azionista di Floramiata a cui si deve ascrivere l’intero onere per gli enormi errori di gestione compiuti, per il pesante e incomprensibile indebitamento aziendale, per l’incapacità manifesta nel governare una realtà produttiva così complessa e importante per Piancastagnaio e l’intero comprensorio amiatino. Un territorio peraltro già caratterizzato in queste ultime settimane da altre difficili crisi aziendali e occupazionali come quelle della Rivart e dell’Amiata Marmi. A pagare le spese di tale sconsiderata gestione sono le centinaia di dipendenti – fissi ed avventizi – privati di lavoro e reddito e verso i quali si prospetta un non breve periodo di sacrifici e difficoltà. A loro, come ai lavoratori e alle imprese dell’indotto di Floramiata, va la nostra piena solidarietà ed il nostro impegno per concorrere con altri a trovare una sollecita e solida ripartenza di questo fondamentale comparto economico ed occupazionale della montagna. Ai responsabili della procedura fallimentare chiediamo tempi celeri e una gestione della fase di transizione coraggiosa ed innovativa che non può e non deve limitarsi a commercializzare ciò che è nell’attuale patrimonio aziendale, ma sappia dare continuità al normale processo produttivo. Una condizione questa che appare indispensabile per ricercare una positiva soluzione alla drammatica crisi del complesso serricolo di Casa del Corto. Occorre, anzitutto, salvaguardare l’unitarietà dell’azienda e la sua vocazione florovivaistica, evitando fin d’ora manovre e mire speculative e scoraggiando ogni ambiguo tentativo che vedesse nella frammentazione dell’impianto – il cosiddetto imbroglio dello spezzatino – la soluzione della crisi. Bisogna vigilare perché ciò non accada e per questo invitiamo i responsabili della procedura a non seguire facili scorciatoie che sarebbero devastanti per i dipendenti di Floramiata e darebbero un colpo mortale agli assetti economici e sociali dell’Amiata. E’ del tutto evidente che la soluzione di questa gravissima crisi non può essere lasciata solo nelle mani dei giudici del Tribunale di Siena o del curatore fallimentare a cui è stata affidata la responsabilità della liquidazione dell’azienda. La drammatica vicenda di Floramiata chiama direttamente in causa tutte le Istituzioni dello Stato, a cominciare dal Governo, dalla Regione Toscana e dagli Enti Locali territoriali. Aprire un tavolo di confronto e di concertazione con i rappresentanti dei lavoratori diviene per le Istituzioni pubbliche un dovere ineludibile e urgentissimo. Possono essere prese in esame più ipotesi di soluzione (imprenditori del settore, toscani e non, una cooperativa promossa dai dipendenti di Floramiata, l’azionariato diffuso, ecc.), ma ciò che importa è che qualsiasi proposta si fondi su un progetto industriale, con relativo piano finanziario, credibile e trasparente che mantenga, come abbiamo detto, l’assoluta unitarietà dell’azienda, la sua vocazione produttiva – magari con l’auspicabile estensione al comparto agro-alimentare – e, soprattutto, manifesti e garantisca un forte impegno economico del soggetto o dei soggetti chiamati a gestire e, successivamente, rilevare l’azienda serricola. Al Governo e alla Regione Toscana chiediamo, inoltre, un deciso impegno programmatico e finanziario capace di difendere l’azienda e sostenere lo sviluppo del comparto floro-vivaistico e agro-alimentare della zona. Non è tempo oggi di polemiche e divisioni. Di fronte a questa difficile congiuntura economica e sociale c’è bisogno più che mai di una forte unità d’intenti e di una decisa azione politica.]]>