Incontro con Don Zelio Vagaggini: Santa Barbara e la Miniera Incontrare mio zio, Don Zelio Vagaggini, è come incontrare il nonno che non ho mai visto se non negli occhi di mia madre, di sua sorella Franca (Iva) e dei suoi fratelli Alberto e dello stesso Zelio. Prima di andare alla Casa della Resurrezione per ascoltare il suo racconto, ho preso il coraggio di vedere e rivedere questi in Don Zelio, ed immaginarmi un quadro con il nonno Francesco e la nonna Maria, da me vissuta per pochi anni, quando tornavo a Piano con i miei genitori e mi appoggiavo alla stufa vicino a lei, con quel vestito e quegli occhi dolcemente tristi a ricordo di un marito salutato in quell’ultima improvvisa mattina. Una stessa storia vissuta per l’altro mio nonno, Nazzareno, babbo del mio, anche lui preso dalla miniera. Seduto accanto a Don Zelio, prete vero, e ad un camino dal fuoco amico, quasi a ricordare l’immagine che porto con me, lo ascolto e provo ad immaginare il ragazzo, l’uomo e la Fede che sostiene il suo racconto come fosse un libro. Le parole sono immagini. Vedo le persone prender corpo affianco, ne sento il respiro, ascolto il rumore del buio delle miniere tra barlumi di lampade arrugginite di acetilene, il coraggio di uomini protagonisti di una vita da strappare alla fame. Fuori, nelle case del villaggio ed in quelle di Piano e di eguali Comuni, donne e bimbi nell’attesa e nell’agonia della paura. Percepisco il ciclo di una vita che mi stringe e mi salva facendo vedere la mia fortunata. L’immagine di una Santa Barbara che vive nella miniera, nella vita e nella morte come a ripercorrere il destino della propria, cercando di donare la salvezza dal fuoco delle esplosioni e dei gas di una miniera spesso traditrice e sincera solamente nel sacrificio. Ma è il sacerdote, è Don Zelio, Don Azzelio come lo si chiama a Piano, che nel suo racconto spinge quel carrello verso la giustizia di un lavoro più giusto e preteso a quegli operai stanchi ed aggrappati ad esso su rotaie traditrici. Lo spinge in una galleria che si ricrea fedele ed illuminata, quasi a disegnare un percorso di resurrezione. Questa era la Santa Barbara che cercavo e che mi ha regalato come a farmi messaggero, dando nuovo cammino e luce ad un carrello di una miniera e all’anima. Una Santa per il popolo ed un popolo per una Santa. Ma è soprattutto un nuovo messaggio a tutti noi, per i giovani, per quelli che verranno e che ancora verranno. Soprattutto per il mio carrello e la mia galleria. Marco Conti [youtube_video video_id=’KCrUI-773p4′]]]>