Il primo cittadino di Piancastagnaio spiega l’iniziativa “Amministrazione Partecipata”.
Una lettera inviata al Presidente della Regione Rossi su Floramiata, il problema delle infrastrutture e le crisi aziendali sull’Amiata.
Il fallimento della politica geotermica.
Abbiamo incontrato il Sindaco di Piancastagnaio, Luigi Vagaggini, all’indomani della recente iniziativa “Amministrazione Partecipata”, ovvero la partecipazione diretta e democratica alla “cosa pubblica” da parte dei cittadini, di qualunque pensiero o appartenenza politica, organizzati in gruppi di lavoro, per proporre e realizzare idee e progetti di interesse collettivo, attraverso il confronto e la proposta condivisa.
Un’intervista, che non poteva non toccare altri spinosi e, purtroppo irrisolti argomenti, come la situazione delle infrastrutture (Ponte sulla Cassia ancora chiuso), la crisi delle imprese (Rivart e Floramiata) e il tanto dibattuto tema della geotermia, almeno sotto l’aspetto dell’apporto ad imprese e cittadini, in una visione che dovrà essere, da parte delle Istituzioni Pubbliche, sempre più “Amiata” che circoscritta, nel caso dei sindaci locali, ai propri comuni amministrati.
Un Sindaco Vagaggini, che, rispondendo ad alcune critiche delle opposizioni sulla mancata formazioni delle Commissioni Consiliari, si mostra deciso e convinto della sua iniziativa “Amministrazione Partecipata”, che ha già visto la formazione d sette gruppi/commissioni di lavoro, che riportiamo:
- “Attenzione allo spreco – Rifiuti – Ambiente”
- “Cultura – Turismo – Attività ricreative”
- “Urbanistica – Piano Strutturale”
- “Attività Produttive”
- “Geotermia”
- “Palazzo del Marchese”
- “Solidarietà – Socialità – Integrazione”
Sindaco Vagaggini, con Amministrazione Partecipata, ha iniziato questo nuovo percorso, del resto, in qualche maniera, preannunciato durante il suo incontro con i cittadini poco prima del Natale scorso. Dare la parola ai cittadini attraverso la costituzione di “gruppi di lavoro”, che affrontano temi di interesse collettivo.
Un cambio di passo della sua Amministrazione?
Si, è così. Dopo aver “aperto” ancora di più i Consigli Comunali alla gente, attraverso una video registrazione e la sua trasmissione sui nuovi canali di informazione, che la rendono sempre disponibile, e una attiva partecipazione dei cittadini alle assemblee, dando loro la parola durante apposite sospensioni concordate, ho pensato di sopperire anche al fatto, ormai diffuso dappertutto, del calo delle presenze dei cittadini agli stessi Consigli, dovuta non tanto al disinteresse, quanto agli impegni personali ed anche ad orari in cui spesso gli amministratori sono costretti a convocare le assemblee pubbliche. “Amministrazione Partecipata”, nasce anche da questa importante motivazione, ovvero quella di sopperire ad una volontà di conoscenza e partecipazione dei cittadini, che rimane comunque presente. Devo dire, che sono stato, in qualche maniera, anche “attaccato” dai gruppi consiliari di minoranza, vedi “Muoviti Piano” e lo stesso “Centro Sinistra per Piancastagnaio” per non aver costituito le Commissioni Consiliari; a questo, ho ritenuto di fare un passo avanti creando appunto “commissioni” aperte a tutti i cittadini, non certamente per sminuire l’importanza di una votazione in un Consiglio Comunale, come qualcuno ha voluto intendere, ma proprio per dare maggiore partecipazione a tutti. E’ inutile continuare a parlarsi in maniera ristretta, fra Sindaco, Giunta e la propria maggioranza o le altre forze politiche anche di opposizione col rischio di non percepire il polso della situazione all’esterno. Piancastagnaio non è una metropoli, è una piccola realtà, un comune a “misura d’uomo” ed in tal senso bisogna partecipare e condividere e l’unica maniera è destare l’interesse della gente, attraverso un sistema democratico anche se più impegnativo, come “Amministrazione Partecipata”.
Dunque è voluto uscire dal Palazzo Comunale, rivolgendosi ai cittadini che liberamente hanno scelto di costituirsi in gruppi di lavoro, alcuni già costituiti, dove c’è già una calendarizzazione degli incontri.
Nella passata settimana i gruppi hanno già avuto i primi incontri ed hanno iniziato a confrontarsi. I gruppi sono sempre aperti a tutti, nessuno escluso, di qualsiasi pensiero o colore politico. La partecipazione “conta 1 x 1”, senza maggioranze o minoranze del caso. All’interno di ciascun gruppo verrà nominato una persona che avrà la funzione di coordinatore, che si occuperà della parte organizzativa come le date degli appuntamenti, la redazione dei verbali delle assemblee e rapportarsi con l’Amministrazione Comunale con atteggiamento fattivo e collaborativo, potando i risultati del lavoro del gruppo. Dal canto suo, la stessa Amministrazione, dovrà comprendere, recepire e valutare le proposte che le commissioni sottoporranno. Tutto questo lo avevo, in parte, già preannunciato nell’incontro pubblico che avevo fatto prima di Natale, quando fu presentato il resoconto del lavoro svolto dal mio insediamento a Sindaco ed i progetti futuri. Tornando ai gruppi, devo dire che vedono un numero sempre maggiore di presenze e che gli incontri si susseguono. Ogni giorno, almeno un gruppo, si riunisce a testimonianza di una volontà di esprimersi e di portare il proprio contributo; sta divenendo un vero e proprio laboratorio, un’officina di pensiero che credo a Piancastagnaio fosse necessaria.
Qual è, in questo momento, il ruolo dell’Amministrazione Comunale?
Ad oggi il ruolo è quello di ascoltare per poi partecipare, dando il nostro contributo. Ad esempio, stiamo lavorando sul bilancio comunale, proprio perché dovrà essere un “bilancio partecipato”. Bisogna dare ai gruppi di lavoro anche la possibilità di tradurre le idee e le proposte in fatti concreti, altrimenti sarebbe il fallimento dell’obiettivo che ci siamo posti con la loro istituzione. Certamente non tutto potrà essere realizzato, questo è nelle cose; ma se iniziamo a “mettere nel cassetto” non soltanto i propri sogni ma anche le prospettive è già un passo fondamentale e vuol dire che avremo fatto un buon lavoro.
Un “cassetto vuoto”, sembra essere quello relativo al ponte sulla Cassia…. Lei ha sempre insistito, per risolvere velocemente e definitivamente la situazione, a nomina di un Commissario “ad acta”.
Io continuo ad insistere che la nomina di un Commissario “ad acta”, fosse l’unica soluzione fattibile per questa situazione. La chiusura della Cassia è veramente un dramma per tutta l’Amiata e rappresenta, lo debbo dire, il fallimento della politica amiatina. Non siamo stati capaci di portare avanti le nostre istanze sia a livello regionale che nazionale, col risultato che la strada regionale Cassia è ancora chiusa. Purtroppo sono stato una Cassandra (che diceva la verità senza essere creduta) … Qualcuno diceva che dopo sei mesi sarebbe stata riaperta… sono ormai passati quasi due anni ed ancora dobbiamo affidare i lavori e non lavori per una soluzione definitiva, ma per realizzare un ponte provvisorio. Un fallimento della nostra classe politica che diviene un fallimento anche per le nostre aziende che vivono nell’area. Il comparto artigianale ed industriale sulla Cassia, sta perdendo un pezzo per volta con le crisi di Floramiata, Rivart, Amiata Caminetti ecc… Dove non è possibile il transito, dove c’è assenza di infrastrutture, comincia a divenire il deserto; rischiamo veramente di rimanere isolati.
Relativamente a questi disagi, proprio oggi (25 febbraio per chi legge) ho mandato una lettera di appello al Presidente della Regione Rossi, chiedendo un incontro con la mia Giunta, per parlare non soltanto dei problemi legati alle problematiche del territorio di Piancastagnaio ma anche di quelli dell’Amiata. Piancastagnaio da solo non può far nulla, dobbiamo, tutti noi amministratori, fare dell’Amiata un unico territorio, dove tutti ci si responsabilizza su quelle che possono essere le grandi sfide e renderci conto del momento di povertà che stiamo vivendo, si potrà “vincere la partita”. Dobbiamo crederci. Non bisogna portare avanti gli intenti partitici ma fare la vera politica, quella al servizio del territorio; dobbiamo pretenderlo a noi stessi e metterci quindi accanto ai nostri cittadini.
Il problema Cassia ha dunque accentuato il momento difficile delle imprese amiatine, dove Floramiata, che risiede territorio di Piancastagnaio, rimane il caso più eclatante. Ormai siamo a Marzo e sembra lontana ogni soluzione, vuoi che sia un affitto d’azienda che la sua vendita…
Anche la questione Floramiata è nella lettera inviata al Presidente Rossi, anzi, è proprio al primo punto della mia relazione. Ho scritto al Governatore, con molta amarezza, che siamo lasciato soli. Con tutto il bene ed il grazie che posso rivolgere al Consigliere regionale Simoncini, non abbiamo avuto nemmeno un saluto né di un Assessore, né di un Presidente di Commessione Lavoro, né dello stesso Rossi. Siamo rimasti soli, appunto. E non è solamente il fallimento di Floramiata, ma è anche il fallimento di una politica geotermica dell’Amiata, checché se ne dica! Floramiata era approvvigionata dal termodotto che non è servito a Piancastagnaio ma al comparto Amiata dopo la crisi mercurifera, dove tutti hanno partecipato: i comuni di Santa Fiora, Castell’Azzara ed Abbadia S. Salvatore, in maggior parte, e Piancastagnaio in parte minore. Il termodotto è stato presentato come una struttura a servizio per Piancastagnaio ed invece è un servizio dato a tutti. La geotermia, devo dire amareggiato, non ha dato a Piancastagnaio i frutti che ci si aspettava. Altrove, i termodotti sono stati fatti per asservire i paesi, come Larderello, Pomarance e gli altri comuni geotermici limitrofi, per fare i veri teleriscaldamenti. Come quello che succerà a Marzo, dopo l’accordo fatto tra la Regione ed i Comuni di Santa Fiora ed Arcidosso, col termodotto che verrà portato nell’area delle Aiole, dove verranno create infrastrutture tra cui anche una piscina, noi, a Piancastagnaio, il termodotto lo abbiamo dato all’Amiata e non ai pianesi; infatti, Piancastagnaio non ha ancora usufruito del teleriscaldamento e qualcuno mi sta rimproverando del fatto che ancora non ci sia.. beh, noi abbiamo un termodotto fatto da trent’anni e mi si viene a dire che dopo un anno e mezzo ancora non ha fatto il teleriscaldamento!
Qualcuno si deve domandare cosa ha chiesto ad Enel in tutti questi anni… non ci si deve accorgere ora. Ho fatto recentemente un convegno sul teleriscaldamento: non è il giorno o l’orario a determinare se di interesse o meno, ma era un convegno da fare perché in questo momento Piancastagnaio ha diritto di pretendere, di avere ciò che è mancato dalla geotermia. Come detto prima, non è una questione partitica; mi batterò fino in fondo su questo, perché la geotermia non è servita ai pianesi, ma è servita principalmente alla Regione e poi al comprensorio amiatino. Oggi Piancastagnaio deve avere i propri ritorni, perché anche a Piancastagnaio c’è bisogno di lavoro e di credibilità.
Non a caso sulla geotermia c’è stata ultimamente molta informazione, con l’organizzazione di convegni e pubbliche assemblee. “Amministrazione Partecipata” ha un gruppo dedicato, a testimonianza di un’attenzione profonda.
La commissione sulla geotermia, è paritetica a tutte le altre, pur riguardando un tema molto sentito. Il gruppo è costituito da pensieri e valutazioni eterogenee, a testimonianza della natura democratica dell’iniziativa. Ci sono persone favorevoli ed altre contrarie alla geotermia nelle varie forme di sfruttamento. Nel caso specifico di questa commissione, abbiamo già preso iniziative concrete come quella di andare a Roma, al Ministero dello Sviluppo Economico, dal Responsabile della geotermia a livello nazionale. Se la geotermia dovrà continuare ad essere sull’Amiata, vogliamo innanzi tutto la garanzia per la salute dei nostri cittadini; una volta avuta questa certezza e sicurezza, pretendiamo ci sia un ritorno occupazionale, economico per quello che può essere uno sviluppo non soltanto per Piancastagnaio, ma per tutto il comprensorio amiatino. Una zona come Casa del Corto, nel Comune di Piancastagnaio, può attrarre investitori per attività imprenditoriali di interesse non solo locale, ma nazionale.]]>