Amiatanews (Marco Conti): Pistoia 27/02/2017 Cappellini: “I soci della nuova azienda credono fermamente nel progetto e hanno scelto di chiamare la società Floramiata a conferma della continuità aziendale. Siamo sulla linea dei sindacati su alcuni criteri da adottare relativamente alla scelta del personale; entro Marzo vorremmo già essere operativi con la definizione degli accordi.” Abbiamo intervistato l’Amministratore Delegato dell’azienda di Amiata Flor, che ha rilevato il polo florovivaistico di Piancastagnaio
A una settimana dall’acquisto da parte di “Amiata Flor” dell’azienda florovivaistica di Piancastagnaio “Floramiata”, di cui è stato dichiarato fallimento nell’Ottobre 2015, abbiamo avuto il piacere di incontrare presso gli uffici della Giorgio Tesi Group di Pistoia, il dott. Marco Cappellini, Direttore Generale del gruppo florovivaistico pistoiese e attuale Amminstratore Delegato di “Amiata Flor”. Un incontro e un’intervista cordiale che il dott. Cappellini ci ha gentilmente concesso, pur in un momento di provvisorietà ed estrema delicatezza per la conclusione ufficiale dell’acquisto, in attesa dell’accordo sindacale da definire nelle prossime settimane e la definizione del piano industriale e dell’organigramma che sarà oggetto nel prossimo incontro del 2 Marzo, a Siena.
“Come noto il 21 Febbraio u.s. c’è stato questo passaggio di proprietà che, ad oggi, rimane provvisorio in quanto deve essere ancora sottoscritto l’accordo sindacale – esordisce il dott. Cappellini – E’ chiaro che ci si trova dinanzi a una situazione delicata in tutti i suoi aspetti dove, anche quello sociale, assume un significato importante. Come ho letto sul vostro quotidiano on line, le dichiarazioni rilasciate dal sig. Lazzarelli della CGIL Amiata, ci trovano concordi su molte delle riflessioni fatte; quello dei sindacati è uno dei passaggi importanti nei prossimi giorni. Aver pensato alla costituzione di un pool e a riprogettare una vita nuova per questa azienda, ha delle difficoltà, dove l’elemento occupazionale è un tema molto delicato e importante, indipendentemente dal fatto che sia legato anche alla ufficializzazione, ovvero al rogito al rogito notarile che verrà fatto, presumibilmente, entro il mese di Marzo.”
Qual è stato il percorso che vi ha portato alla decisione dell’acquisto di Floramiata e quali le prime scelte? “Abbiamo fatto una fotografia, un’istantanea dell’azienda per quello che era al momento, anche se sapevamo che Floramiata, ha oggi delle infrastrutture che portano sulle spalle la propria età e ben sapendo che, realizzandole oggi, sarebbero concepite in maniera molto diversa visti i passi in aventi che la tecnologia ha fatto nel settore, così da rendere queste strutture obsolete e poco efficienti – ci risponde il Dirigente di Amiata Flor – Ma, pur essendo obsoleta, ci sono anche dei lati positivi perché, in fondo, ha retto in questi 30 anni e quindi ci si trova di fronte a una struttura che, comunque, nonostante i suoi anni, ha condizioni tali da poter andare ancora avanti. Abbiamo quindi fatto un ragionamento su quello che oggi è Floramiata e, dunque, sappiamo con cosa si parte; per noi era prioritario dare continuità a quello che l’azienda stava facendo, ovvero, l’attività florovivaistica con la produzione di piante da interno. Poi, anche con adeguate correzioni che verranno fatte da subito sulla tipologia della produzione, in relazione alle richieste del mercato e dopo la ricerca di prodotti che in questo momento non vengono realizzati nell’azienda, ma che fanno sempre parte del florovivaismo da interno, l’azienda ripsrtirà in un concetto di continuità nel settore. C’è sicuramente da ricostituire un magazzino molto ridotto, anche dalle scelte obbligate del curatore fallimentare dott. Sismondi, la cui gestione è senz’altro da apprezzare, indirizzata al pagamento del personale e ai costi della produzione. Una cosa che ci fatto piacere, accaduta in occasione di alcune nostre visite autorizzate dal dott. Sismondi, è stata quella di essere considerati dai dipendenti attualmente presenti in Floramiata, coloro che parlavano di piante, che parlavano del lavoro e della vita professionale vicina alla loro. Abbiamo avvertito un ambiente positivo e questo ci ha fatto veramente piacere.”
Dopo queste correzioni, non crede siano necessari primi investimenti a breve termine? “Oltre alle correzioni suddette, faremo quegli investimenti minimi da subito necessari, tant’è che già stiamo lavorando su dei preventivi su quello che abbiamo già individuato sulle cose da fare, come quelle relative alla struttura, al’operatività, all’impiantistica e alla sicurezza. Successivamente, inizieremo a lavorare per programmare gli investimenti a medio termine, affinché un domani la struttura venga progressivamente adeguata a quello che sono anche le tecnologie attuali. Dobbiamo anche dare segnali visibili di cambiamento e di un cambio di passo gestionale, anche sotto l’aspetto dell’immagine verso la clientela e i visitatori, considerando anche strumenti della comunicazione messi a disposizione dall’informatica e il vasto mondo di Internet.
Veniamo alla società “Amiata Flor” e come arriverà al rogito notarile. “Amiata Flor, è costituita da cinque soci: la Giorgio Tesi Group, la Barile Flower Service, Alberto Dainelli – Homleg (socio di maggioranza), più due soci di minoranza, ovvero due società di cui una opera nel florovivaistico con una produzione simile a Floramiata e una società esperta nell’efficientamento energetico, una presenza importante visto l’apporto energetico da fonte geotermica esistente all’impianto florovivaistico. Vorrei però darle subito una notizia ovvero quella che la volontà dei soci è di voler chiamare la società col nome ‘Floramiata’, per dare quel senso di continuità di cui si parlava e anche perché il nome ha una riconoscibilità e importanza a livello nazionale. Vorremmo andare al rogito con un aumento di capitale significativo, con la formazione di una società con un capitale sociale derivante dal versamento di denaro personale dei soci; sarà una società vergine, pulita, senza indebitamento alcuno e con a disposizione liquidità vera. I soci hanno concordato di immettere non solo denaro liquido per l’acquisizione, ma anche per affrontare, senza debiti, una prima ripartenza che preveda degli investimenti e tutta una serie di valutazioni, compresa la ristrutturazione del magazzino, per arrivare nel 2018 a una gestione quasi a regime, anche se il pieno regime è previsto per il 2019. Nell’assemblea che faremo per l’aumento di capitale ci sarà tutta una serie di correzioni e di aggiornamenti, tra cui, appunto, quella del cambio di denominazione da “Amiata Flor” a “Floramiata”
A proposito di investimenti, come è stato valutato l’apporto finanziario derivante dai benefici della geotermia, come i crediti d’imposta ad oggi pari a circa 3 Milioni di Euro? “Ho riletto attentamente le interviste che lei ha fatto in questi giorni, sia ad amministratori che sindacati. Voglio esser chiaro: nel progettare il futuro della nuova azienda, abbiamo valutato il tutto come se non esistesse la geotermia perché riteniamo che, in passato, questo sia stato un errore; l’azienda non era per noi appetibile per i fondi legati all’utilizzo geotermico (crediti d’imposta, certificato… ndr). Per noi è importantissimo nel business plan concentrarsi sulla produzione florovivaistica, anche perché poi, se si va a vedere, se da una parte ci sono i contributi per la geotermia che, tra l’altro, non sono subito disponibili essendo crediti d’imposta e dunque arriveranno negli anni successivi, dall’altra parte ci sono i costi piuttosto alti per la produzione dell’energia che l’azienda paga subito, nell’ordine valutato in diverse centinaia di migliaia di euro. Quindi, pensare alla geotermia come la valvola che rende attivo il conto economico dell’azienda può anche andar bene, ma poi se la si rivede sui flussi, l’azienda non avrebbe quelli per la geotermia se non fra due-tre anni. Quindi, al di là del credito d’imposta, c’è il problema di non incassare subito il denaro necessario per coprire i costi per la produzione energetica. Ogni modo, se avessimo pensato ai contributi del geotermico, si sarebbe fatto una scelta tragica. Ci siamo messi a studiare molto attentamente per capire se ci fosse stata la possibilità anche a Piancastagnaio, con una logistica un po’ particolare, in una situazione strutturale obsoleta, con quella situazione del personale, di ricreare la gestione produttiva di Floramiata. Per questo s’è sempre pensato senza considerare il geotermico; abbiamo partecipato a riunioni con ENEL e il GSE, per conoscere comunque il valore e i costi di produzione dell’energia, verificando se il bilancio dell’azienda tenesse senza i benefici derivanti dall’energia geotermica a fronte del piano industriale e di quegli investimenti che portino anche alla riduzione dei costi. Nella nostra idea, dunque, i proventi derivanti dalla geotermia serviranno per fare investimenti. Anche relativamente ai certificati bianchi, credo sia un argomento che quasi non tocchi la nostra gestione futura; sono a conoscenza delle problematiche passate, ma, credo, questo sia un argomento molto più a cuore al liquidatore. Il fatto che ci sia un progetto portato avanti da un pool come il nostro, può dare maggiori speranze a chi poi dovrà lavorare su questo tema, ma credo che, purtroppo, non saremo noi i beneficiari. Abbiamo fatto comunque un piano industriale, un business plan, certamente consapevoli del discorso geotermico e di quel che comporta anche per le sue potenzialità; questo è dimostrato dalla presenza di un socio che opera nel campo dell’efficientamento energetico; lo abbiamo fatto però, sempre pensando ai suoi proventi, come fossero straordinari di fronte a quelli che l’azienda dovrà avere comunque e indipendente dalla geotermia. Proventi che i soci potrebbero indirizzare su investimenti futuri oltre a eventuali Piani di Sviluppo, PIF (Piani di Indirizzi Forestali) e Patti Territoriali che la nuova Floramiata potrebbe cominciare a prendere in esame. Penso, ad esempio, a quelli legati alla ricerca, che un domani potrebbe essere affrontato in maniera seria perché, a Piancastagnaio, oltre alle serre, ci sono 90 ettari esterni e ambienti su cui poter investire in tal senso a medio termine. Ho scelto due consulenti con alle spalle una grandissima esperienza; insieme abbiamo fatto delle riunioni periodiche per capire tutto quello che era la parte legata alla produzione e alla struttura. Su questo, ci ha dato un importante contributo sia il curatore che altre persone con alta professionalità che lavorano dentro Floramiata.”
Veniamo al discorso molto delicato del personale. Come da bando di gara, saranno almeno 75 più il settore commerciale i dipendenti futuri con cui partirà la nuova azienda. “Assieme al curatore fallimentare, siamo stati noi stessi a suggerire il numero previsto nella gara d’asta. Per noi erano importanti tre passaggi: il primo che ci fosse un acquirente che desse continuità all’attività di Floramiata; il secondo che fosse un acquirente che si esponesse dal punto di vista finanziario (ricordiamo che al bando di gara andava chi poteva versare il 10% della base d’asta di 3,5 Milioni di Euro) e che 75 fossero appunto il numero minimo di dipendenti indicato per poter allontanare appetiti particolari di chi, magari, si prendeva la struttura e, conscio del fatto dei contributi geotermici, poter poi cambiare completamente il tipo di attività con effetti deleteri per il personale. Settantacinque per noi è il numero minimo, consci del fatto, come detto in precedenza, che e fosse su un ambiente tecnologicamente attuale, di persone ce ne sarebbero volute sicuramente di meno. Questo però non vuol dire che andando avanti e migliorando le tecnologie si andrà a ridurre il personale; noi, in realtà, si pensa di mettere in campo una serie di progettualità mirate a migliorare la tecnologia e la qualità del processo produttivo, ma anche a incrementare la produzione sotto l’aspetto delle superfici. Non so se già nel 2018 o 2019, ma tutto questo, se le cose andranno come vogliamo, significa andare nella direzione di un aumento della forza lavoro.”
Certo sarà necessario fare dei passi in avanti da parte di tutti. “E’ normale che chi investe con soldi propri debba scegliere e farlo in base alle professionalità delle persone. Oggi non conosciamo bene il personale di Floramiata; quel che possiamo dire, è che, nelle nostre aziende, la professionalità è considerata assieme all’attaccamento verso il lavoro, l’impresa, la motivazione e la passione. E’ dunque normale che, se si deve fare una scelta, bisogna valutare questi principi assieme a una professionalità indicata nel nuovo piano industriale e nel nuovo organigramma. Oggi le scelte non andranno ad accontentare tutti, anche se si pensa, sin da oggi, di valutare la possibilità di cominciare a scegliere del personale che possa entrare come avventizio per poi, successivamente, verificare se possa un domani, avere la possibilità di divenire lavoratore a tempo indeterminato. Queste sono situazioni che vanno verificate con attenzione e che hanno i loro tempi, che ci auspichiamo comunque rapidi, perché vogliamo entrare in azienda il prima possibile e prima si chiude l’accordo sindacale nelle prossime settimane, meglio è per tutti.”
I dipendenti verranno scelti tra la forza lavoro attuale? “Incontreremo i Sindacati a Siena, giovedì prossimo, 2 Marzo e questo sarà uno degli argomenti dell’incontro. Le dico che, per quanto possibile e sinceramente ci auguriamo lo sia, cercheremo di salvaguardare il personale ad oggi presente in Floramiata, scegliendo tra di esso le professionalità e le peculiarità ricercate; ci auguriamo, sinceramente, che accada al 100%.”
Il punto è anche sulla motivazione che queste persone oggi hanno dopo più di un anno e mezzo difficile per Floramiata; come esse si pongono verso l’azienda e la misura del senso di appartenenza… “Sono d’accordo. Noi abbiamo letto e interpretato la situazione storica di Floramiata e capito che c’è del personale con importanti professionalità che, forse, non è stato, per così dire, adeguatamente ascoltato; è sempre interessante e importante fare il buon ascoltatore, soprattutto verso coloro che hanno molti anni di esperienza, cosa che sembra non essere sempre accaduta in Floramiata che, a differenza di tantissime altre aziende, ha un aspetto assolutamente interessante, come quello di avere degli uffici che hanno fatto un lavoro sulla programmazione, analizzato i costi della produzione di una pianta ma anche quelli industriali per la sua produzione. Troveremo sicuramente buone professionalità e persone molto legate all’azienda e queste faranno parte anche della nuova; da una parte ci sono persone che hanno dimostrato forte volontà e impegno, in un momento così difficile e dal futuro incerto, inseriti in una gestione imprenditoriale a volte problematica, dall’altra si possono anche giustificare delle situazioni in cui il personale era in una forte demotivazione e con un rendimento diverso. Ognuno ha la propria personalità e il proprio carattere; magari, c’è qualcuno che ha continuato a dare il massimo, pensando che qualcosa prima o poi sarebbe accaduto e che con l’impegno poteva essere messo in una situazione di vantaggio in una scelta futura del personale e chi, al contrario, ha tirato un po’ i remi in barca, facendo della demotivazione il suo modo di comportarsi. La società non ha l’assillo di portare subito una redditività, ma è costituita da persone che scommettono sul futuro e su un percorso positivo a medio termine nel periodo 2017-2019. Speriamo sul personale di fare le scelte giuste ma gli stessi lavoratori devono considerare che i soci hanno fatto questo importante sforzo, perché ci credono. Se l’azienda non ha personale valido, l’azienda vale zero; sono le persone che fanno l’azienda che dovrà essere perfettamente in sintonia fra i propri settori e l’intero organigramma. Ognuno ha disponibili tutte le tutele contrattuali a fronte di necessità personali e noi siamo vicini ed attenti a questo, ma, quando si sta in azienda, le persone devono essere consapevoli che il proprio lavoro è importante per tutti, rende migliori tutti e tutto, comportando vantaggi personali e collettivi. Diremo ai sindacati che la nostra volontà è quella di costruire in futuro un premio sulla redditività, ovvero quello di poter distribuire una parte della redditività aziendale fra i lavoratori, realizzata appunto attraverso il lavoro da coloro che hanno avuto un giusto atteggiamento verso l’azienda. Non è necessario fare venti ore per dimostrare attaccamento lavorativo ma è la qualità delle ore previste che dimostra l’attaccamento, la passione e direi, l’amore per il lavoro ,che da se manda avanti positivamente le cose. Sappiamo anche un’altra cosa importante: l’azienda deve anche dare riconoscenza ai propri lavoratori; per molti essa riveste riveste la stessa, se non più importanza, di un premio in denaro. Vorrei portare un esempio, attuato qui alla Tesi Group. Abbiamo creato una intranet aziendale dove tutti i dipendenti possono conoscere in tempo reale le attività del gruppo, sia interne che esterne, come, ad esempio attività sportive, culturali e sociali, dove Tesi è protagonista anche attraverso sponsorizzazioni o promotore e organizzatore di eventi. I dipendenti si sentono parte dell’azienda anche attraverso questi strumenti tecnologici che mettono l’informazione e la condivisione al centro del rapporto. E’ possibile interagire lasciando la propria opinione, dando vita a spazi di discussione che divengono contributo, proposta o idea. Esiste una fondazione che si occupa di diversi progetti a scopo umanitario, ricerca scientifica e istruzione. I nostri dipendenti sono consapevoli di queste attività, dei progetti in corso e futuri e si sentono parte viva l’azienda. Chissà, forse potremo replicare parte di questo modello anche in Floramiata: vedremo in futuro.”
Uno dei settori delicati e fondamentali è quello commerciale, che nella gara di acquisto si aggiunge ai 75 dipendenti di cui si parlava in precedenza. “Si, vero. Il personale del reparto commerciale va ad aggiungersi ai 75 dipendenti di cui abbiamo precedentemente parlato. L’azienda ha una struttura commerciale tradizionale, con commerciali e agenti, su coi stiamo già lavorando in direzione di un approccio diverso e più attuale alla vendita e al cliente, che sposerà a quella di uno dei soci, la Barile, che vede una tecnologia avanzata e rinnovati rapporti con la clientela basati su principi rivisitati rispetto agli attuali. L’attività commerciale dovrà vedere Floramiata impostata non solo verso il mercato italiano ma anche verso quello estero. Il pool è costituito da aziende che vendono molto all’estero e che fanno dell’export la parte più importante del proprio fatturato. La Barile, ad esempio, è un’azienda tipicamente commerciale, che acquista e vende fiori in tutto il mondo; la Tesi Group è un’azienda che fa produzione su 500 ettari in Italia e distribuisce i propri prodotti su 54 paesi nel mondo; entrambe le aziende hanno una dimostrata e significativa conoscenza ed esperienza del mercato internazionale. Ma importante è anche la figura di Dainelli, titolare di un’azienda solida e conosciuta come la Homleg di Poggibonsi. Come investitore ha creduto molto nel progetto e ha voluto convintamente investire su di esso, dimostrando di voler fare conoscenza del settore e vivere la nuova azienda attivamente sia nella programmazione che nelle scelte. A noi ha fatto estremamente piacere, perché invece di costituire una classica immobiliare con un investitore e una società di gestione affianco, abbiamo da subito pensato di costituire un’unica società che fosse una Srl agricola, con dentro un investitore che crede fortemente nel progetto, facendone parte attiva in maniera costante, così come gli altri soci. Oltre al florovivaismo delle piante da interno, dal punto di vista commerciale si sta lavorando verso una significativa evoluzione che, partendo dal presente, porti a virare in direzioni diverse e contestuali al mercato, a sistemi e a metodi di vendita attuali, che prenda in considerazione quel che è accaduto negli ultimi anni sotto ogni punto di vista con molta attenzione, facendo conoscere Floramiata, nelle forme e nelle maniere opportune anche all’estero e, sotto questo aspetto, la potenzialità è altissima.”
Veniamo a un aspetto imprescindibile per un’impresa: la formazione. “Debbo dire che la formazione è una dei punti cardini; in questo tipo di azienda è assolutamente necessario formare. Ci si preoccuperà di fare questo con grande impegno e parlo di formazione dedicata alla professione, non solo quella prevista, ad esempio, dalle normative vigenti in termini di sicurezza. Quando leggo le dichiarazioni dei sindacati, che il futuro di Floramiata è legato anche a una professionalità che si rinnova e migliora attraverso la formazione, vuol dire che la strada sembra davvero essere quella giusta. La formazione è essenziale in un mercato e un mondo che cambia e si rinnova velocemente; Floramiata dovrà essere pronta a questo. Collegato agli aspetti formativi , speriamo molto nel fatto che i giovani siano protagonisti e dove si possa scegliere tra di loro per opportunità occupazionali. Avere anche rapporti con le scuole, sia italiane che estere, pensare anche a stage in Floramiata per gli studenti, fare formazione per diplomati o laureati in studi come quelli agrari, permette conoscenze reciproche che possono essere presi in esame dall’azienda per future collaborazioni o assunzioni.”
Avete avuto rapporti o occasione di incontro con il Sindaco di Piancastagnaio Luigi Vagaggini, comune dove Floramiata risiede. “Abbiamo incontrato il Sindaco Vagaggini, in occasione della presentazione del progetto al GSE a Roma e avremo sicuramente il piacere di incontrarlo anche prossimamente e più di una volta. Ho visto personalmente in lui la disponibilità, la passione e l’attaccamento dimostrato verso l’azienda che ha sede nel territorio dalla sua giunta amministrato. Ho letto alcune dichiarazioni anche sul suo giornale relativamente al fatto di tenere presente i lavoratori di Piancastagnaio nelle scelte future. Credo quello del primo cittadino sia un ragionamento anche logico solamente per il fatto che, indipendente da chi e dove, termodotto o meno, l’azienda è all’interno di un comune e se c’è da fare delle scelte è normale che la priorità sia favore di chi in quel comune abita, sempre rimanendo ben saldi i principi suddetti che sono parametri essenziali per la scelta. Da non intendersi il contrario, cioè che ci siano delle pressioni su di noi affinché si debba scegliere persone specifiche. Debbo dire che però ho letto le intenzioni sia degli amministratori che dei sindacati, che questo è un argomento ormai passato; tutti sono consci del fatto che i primi a scommettere sulla riuscita dell’operazione siamo proprio noi e che siamo sostenuti dalle aspettative di tutti, che hanno ben capito che stiamo portando avanti un’operazione molto impegnativa e difficile con grande determinazione acquisendo un’azienda che negli ultimi anni ha indubbiamente sempre dato risultati.”L’azienda riparte dunque e proprio con il nome Floramiata, con un messaggio e significato importante sotto molti aspetti. L’impressione è quella che ci sia anche una forte convinzione nell’essere pronti a riprendere l’attività produttiva in un contesto imprenscindibile dalla professionalità e attaccamento aziendale da parte dei futuri lavoratori. Nei piani di sviluppo della nuova Floramiata, nel breve termine (2017) ci sarà dunque un lavoro importante e un’esperienza diretta all’interno dell’azienda, che faccia capire quali correzioni fare al piano industriale e al business plan progettato, per poi puntare a un 2018 con una prospettiva concreta di sviluppo per entrare a regime nel 2018. La nuova azienda vuole ripartire ripercorrendo le esperienze produttive precedenti relativamente alle piante da appartamento, facendo da subito quegli investimenti necessari per l’attività, attraverso una concreta liquidità, per affrontare tranquillamente il 2017, dove costruire tutta la parte progettuale futura compresi gli investimenti importanti.
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