La Grande Cena della Vittoria, Sabato 7 Settembre presso i locali della ex Stosa. Poche chiacchiere, umiltà, unione d’intenti e molti fatti per una vittoria senza discussioni in un anno di troppe e inutili novità Durante i giorni del Palio, iniziai a scrivere un articolo con le parole “I lettori lo sanno, sono un Contradaiolo…” e, con le solite, credo sia opportuno iniziare anche queste mie riflessioni, tutte dedicate alla Contrada del Coro che, Sabato prossimo, 7 Ottobre, festeggerà la sua indiscutibile e meritata vittoria del Palio 2017, il suo 13° cencio appeso in Contrada da quando la corsa ha ripreso senza interruzioni dal 1979, con medie vittoriose di poco più di 1 su 3 (13 vittorie su 42 Palii corsi tra cui il cappotto del millennio, nel 2000) oltre a essere la Contrada vittoriosa nel primo e nell’ultimo Palio. Insomma numeri e non chiacchiere, come quelli previsti per la “Grande Cena della Vittoria” dove sono attesi 400 contradaioli più gli ospiti, negli spazi ricavati all’interno della ex Stosa, dietro il Mobilificio Furzi, a fianco dei Vigili del Fuoco, al confine con l’area del Convento di San Bartolomeo, sede, destino della sorte, proprio della cena della rivale lo scorso anno che ha ospitato domenica passata Vittorio sgarbi, motivo del rinvio della stessa Cena; quasi sembra un Palio vinto anche questo… Numeri e non chiacchiere, si diceva… ed è proprio così. Chiacchiere, troppe, che però in molti hanno fatto a Piancastagnaio e dintorni, sulla Dirigenza e la stalla corese, ritenute quasi sempre, se non incapaci, almeno impreparate per affrontare un “Palio nuovo”, viste le tante novità (troppe quelle inutili e nessuna quelle utili) inerenti l’ormai celebre (anche troppo) ordinanza della Signora Martini e le modifiche apportate al Regolamento del Palio di Piancastagnaio, per alcuni versi incompetenti e poco lungimiranti, proprio come l’ordinanza (a ognuno il suo). Ma è proprio qui, a parere di chi scrive, che la Contrada dello Stretto ha saputo trovare la chiave giusta della Vittoria: unione, fiducia, umiltà, rispetto e passione, insomma un “Tutti per uno e uno per tutti”, dove “uno e tutti” erano, alla fin fine, la solita persona, ovvero la Contrada. Una Dirigenza che a guardarla lavorare da… Contradaiolo, è sembrata sempre presente, nel silenzio e nella parola, sorniona e furba, astuta e leale, sorridente e pensierosa e quel che volete… senza mai distrarsi dalla sua visione concreta di vittoria, ben appoggiata sul suo palco in attesa di dimostrare le proprie intenzioni, tra cui il ritorno a essere protagonista di un Palio che negli ultimi anni, l’aveva vista sconfitta più volte proprio dall’avversaria Voltaia in un “vinco io e poi vinci tu”, con Borgo e fantini compiacenti a convenienza. Quella di Capitano Davide Coppi, (nominiamo lui per nominatore tutti senza dimenticare il Priore Stefano Angelini e il Difensore Marco Buoni) è stata una Vittoria senza discussione alcuna, al punto che lo stesso Capitano rivale si è congratulato con lui a fine Palio, con fare da sconfitto vero, quasi a riconoscerne gli errori di valutazione per il Capitano corese. Coppi e la sua Contrada, hanno costruito questa vittoria nel tempo, accettando le dure sconfitte negli ultimi anni, ingoiando grossi “rospi” anche senza che piovesse, camminando anche a testa bassa per il paese come sconfortato. Il suo pregio è stato quello di non arrendersi e di ricevere comunque la fiducia della Contrada che, senza mezzi termini, ha confermato sostanzialmente tutta la Dirigenza anche nel momento di difficoltà e imbarazzo oggettivi. Coppi ha dapprima salutato Giuseppe Zedde, fantino per anni del Coro (una vittoria), poi ha chiamato un anno fa Andrea Mari e, infine, nel momento più difficile, ovvero il passaggio dai puri ai mezzi, ha scelto Francesco Caria (finalmente Tremendo a Piancastagnaio dopo un Palio corso in Castello e uno in Borgo senza troppo esaltarsi) e la scuderia Fioravanti (dominatrice assoluta della stagione) col suo Bonantonio da Clodia vittorioso a Gennaio e ad Agosto, a cui è bastato “passeggiare velocemente” per vincere un Palio senza troppi pensieri. Ma quali frenate dietro, il freno era davanti per accelerare a piacimento e a bisogno… Chiacchiere? No, fatti e “fatti anche bene”, in un Palio che nasconde insidie future, col ritorno prepotente della gestione da parte dei fantini, incomprensibilmente lasciati fare (parlo di Voltaia e Borgo), dove troppi meccanismi son saltati per “fiducia” e “amicizia” verso coloro che stanno ben fuori le famose dita di una mano stretta. Sotto questo aspetto la vittoria del Coro acquista ancor più valore e anche significato storico, visto che è stata la prima di quel che abbiamo definito il “Palio nuovo”. Chiacchiere? Molto da dire, ma, come dicevo all’inizio “I lettori lo sanno, sono un Contradaiolo…” e all’amico Davide Coppi, non mi rimane che complimentarmi non solo per la vittoria ma per la gestione di un’annata paliesca non facile, vissuta anche in solitudine durante le riunioni ma che l’abbraccio di ogni contradaiolo del Coro e anche il riconoscimento degli sconfitti, ha sicuramente dato ben altro significato come la proposta tanto chiacchierata del giro in meno, dove il buon Davide, di torti ne aveva ben pochi. Ogni modo, comunque la si veda, i fatti gli danno ragione. Buona Cena della Vittoria e Buona Festa