Piancastagnaio. Nella sera dei 600 anni degi Statuti, Castello vince "Asta e Bacchetta" nel freddo e nel vento contestato

In una serata dal sapore quasi autunnale, si è svolta la Festa degli Statuti. Lo scudo della prova di abilità “Asta e Bacchetta”, opera di Marco Giubbilei, torna in Castello tra le (solite) contestazioni delle altre Contrade. Il Professor Alessandro Dani, ha dato spessore storico e didattico alla manifestazione, parlando del valore e l’importanza degli Statuti pianesi, nella ricorrenza dei 600 anni dalla loro redazione. Il Sindaco Vagaggini: “Tutti contribuiscono alla comunità. Bisogna impegnarsi affinché Piancastagnaio riprenda la propria priorità, nel bene comune. Le Contrade possono fare questo; la Festa degli Statuti sia dimostrazione di questi princìpi”


Una serata fredda e ventosa, ha accolto ieri questa la Festa degli Statuti, che si svolge a Piancastagnaio il 12 Agosto di ogni anno, a ricordare, come riportato all’inizio del regolamento della festa, “la codificazione in leggi di precedenti consuetudini e la creazione di magistrature rappresentative che dettero al paese un’organizzazione sociale e amministrativa molto moderna.” Un appuntamento atteso, ritenuto, a dire, tra i più importanti dell’anno pianese, visto il valore dell’anniversario dei 600 anni degli Statuti che, riportato ai giorni odierni, può apparire una semplice coincidenza o rievocazione storica, ma che, in realtà, ha significati molto più profondi per le motivazioni delle origini e della redazione degli Statuti, che, a conoscerli, aprirebbero di molto le conoscenze degli stessi abitanti delle Contrade che sono non solo citate all’interno dei documenti, ma avevano un ruolo sociale di tutto rispetto, espressione di un popolo che, assieme al Podestà del tempo, appare, per molti aspetti, più contemporaneo di quello attuale. Riprendiamo ancora dal regolamento, alcuni cenni in proposito: “Questo evento è ritenuto significativo in quanto gli Statuti, pur nella loro severità, sono ispirati ai principi dell’Umanesimo, quindi al rispetto dell’Uomo. Gli Statuti sono un codice penale e civile elaborato nel 1416 dal notaio e primo Podestà della Terra di Piano – Ser Santi di Giovanni da Lucignano – inviato dalla Repubblica senese con la collaborazione di alcuni “prudenti uomini” di Piano Castagnaio. Ogni articolo veniva proposto, discusso e approvato dal Maggior Consiglio costituito da tutti i capifamiglia chiamati nella piazza del Comune o in Santa Maria Assunta “a suono di campana e voce di messo”. Furono redatti prima in latino e sono conservati all’Archivio di Stato di Siena, poi furono trascritti in volgare. In questa versione, di agevole lettura, sono conservati nell’archivio storico del Comune.” Dunque non un anniversario qualunque, ma data originaria della base su cui iniziò a costruirsi la società di Piancastagnaio, nel passaggio tra il Medioevo e il Rinascimento, adottando dei principi tutt’ora universali come l’umanesimo, causa ed effetto di una storia sempre in cammino. Cose che il prof Marco Giubbilei (assente alla manifestazione per motivi professionali), autore dello scudo ligneo di “Asta e Bacchetta”, andato in premio all’Imperiale Contrada di Catello, vincitrice della prova di abilità con bandiere e tamburi, ha ribadito attraverso la sua opera durante la presentazione della stessa, lo scorso 10 Agosto, giorno della presentazione del Palio, dove sarebbe stato valore aggiunto, una trattazione dell’argomento, visto il richiamo sul dipinto di Cecilia Rigacci.   Princìpi che il bravissimo professor Alessandro Dani, amico della stessa artista, incaricato dal Comune per un intervento durante la serata, ha saputo ben sottolineare attraverso una presentazione colta degli Statuti, con un linguaggio, che solo una profonda conoscenza e passione, può far usare in una forma erudita ma, allo stesso tempo, semplicemente comprensibile e piacevolmente ascoltabile. Il professor Dani, senese, storico e docente universitario, ha parlato della nascita di queste leggi, della loro motivazione derivante da una volontà comune tra il Podestà di Siena e la comunità di Piancastagnaio e dell’importanza della democrazia intrinseca nei testi, che li avvicinano a buon diritto a quelli esistenti almeno in Toscana, dove fu Montieri (oggi in provincia di Grosseto), prima comunità in Toscana a dotarsene, tra l’altro scritti in lingua volgare e non in latino.Piancastagnaio_Festa_Statuti_2016_DSC_0035 Dani ha fatto un percorso storico di Piancastagnaio, distinto nel XII° secolo e successivamente, da varie “assoggettazioni” o “accordi” con città grandi o più piccole o famiglie nobili del tempo (Orvieto, Siena, Aldobrandeschi, Abbazia del S. Salvatore, …) dove, sembrerebbe, che “Piano” avesse già una sorta di statuti, ipotizzabili al 1200, come del resto altri comuni senesi, tra cui la vicina Radicofani. Tra l’altro, ha ricordato il prof Dani, Piancastagnaio non fu un “contado” di Siena ma Comune confederato attraverso un patto, un’alleanza condivisa che permise al piccolo paesino amiatino, di circa 1200 abitanti a quel tempo, di mantenere una propria identità, autonomia e libertà, scelta che porterà proprio alla stesura degli Statuti del 1416 pensati e scritti attraverso una volontà popolare. Un’identità, che, a parer nostro, è ancora ben visibile nel carattere dei pianesi che non hanno mai ben accolto i signorotti un po’ comandini del tempo, la cui storia, non sempre ricca di riconoscimenti e assoggettazioni, ne è esempio evidente tutt’oggi. Il prof Dani, ha ricordato come già il territorio fosse diviso in terzieri che già portavano il nome delle attuali Contrade (Castello,  Borgo e Voltaia), come era uso dividere paesi e città, a cui si aggiunse il Coro. Dunque una comunità che sceglie le proprie regole in accordo con Siena, stabilendo un’autonomia condivisa, scrivendo regole tra il diritto romano e le esigenze, gli usi e i costumi della comunità del tempo; regole scritte dapprima in lingua latina (1416) e successivamente in “volgare” (1432), come era tipico degli Statuti dei territori senesi (42 in volgare e solamente 4 in latino), così da renderlo più comprensibile e applicabile. Lo storico Dani, ha ricordato anche il periodo che vide la presenza, nei primi del 1600, del Marchese dei Bourbon (figura un po’ oscura), dove pur essendo in vigore gli Statuti del 1416, Piancastagnaio fu amministrato comunque come feudo dal Marchese che ne limitò decisamente l’autonomia, pur rimanendo Comune. Nelle sue conclusioni, Dani ha ribadito che lo Statuto di Piancastagnaio regola una forte partecipazione popolare (testimoniata dalla rotazione a tempo di 50 responsabili decisi dai cittadini), dalle attività amministrative a quelle più comuni come l’ambiente, il decoro urbano e della persona. Un Comune che prende forza dai Terzieri e dai loro cittadini, mettendo al centro il lavoro e il pensiero della “comunità”, concetto che, secondo Dani, si è perduto nel tempo dove il cittadino si sente spesso staccato dall’ente locale, assorbito e governato dallo Stato.

Il sindaco Luigi Vagaggini, si è voluto complimentare pubblicamente con il prof Alessandro Dani e con i figuranti delle Contrade e del Magistrato delle Contrade, per un comportamento estremamente composto e attento. “Tutti contribuiscono alla comunità – ha detto il primo cittadino invitando i cittadini a darsi da fare per il bene del Comune – Bisogna impegnarsi affinché Piancastagnaio riprenda la propria priorità, nel bene di tutta la comunità. Le Contrade possono fare questo e che la Festa degli Statuti ne sia dimostrazione di questi princìpi”

Castello vince lo scudo di Asta e Bacchetta

Piancastagnaio_Festa_Statuti_2016--www.gabrieleforti.it__ORT1567 Subito dopo, si è svolto il torneo di “Asta e Bacchetta”, ovvero la prova di abilità nell’uso della bandiera e del tamburo. Una vera e propria gara a cui molti giovani Contradaioli tengono molto, visto l’impegno che mettono durante l’anno nel prepararsi alle difficili esibizioni. Esibizioni che, nel tempo, assumono sempre più l’aspetto di vere e proprie gare sportive, sicuramente lontane dalle motivazioni della loro istituzione nella Festa degli Statuti, testimoniato da regole e decisioni prese in prestito da Federazioni Nazionali del settore. Una gara che ha visto vincitrice, per il secondo anno consecutivo, l’Imperiale Contrada di Castello preferita alle altre da una giuria composta da atleti (così sono definiti…), prevalentemente di Ferrara, con l’esperto Marco Malossi che, alcune ore prima aveva presentato il libro “Pensieri oltre la linea”, cercando nobili contributi per l’acquisto di un pulsossimetro da donare ad un ospedale pediatrico di Asti. La competizione si è svolta in condizioni molto proibitive per tutti, nessuno escluso, dovute principalmente al vento costante con raffiche improvvise, a cui aggiungere una temperatura reale e percepita, di gradazione autunnale, che hanno creato addirittura un’iniziale indecisione nella scelta di effettuare la gara o meno. Il programma ha, difatti, subito una modifica, anticipando il discorso del prof Dani, proprio nella speranza che il vento si calmasse. Il Rettore Pierangelo Fabbrizzi, i Difensori e i responsabili dei figuranti delle Contrade, hanno avuto un bel da fare, assieme alla giuria, nel prendere la decisione migliore. Va detto, che Il Rettore, già nel pomeriggio aveva consultato la giuria e le stesse Contrade nel cercare la soluzione migliore in caso di tempo avverso. Piancastagnaio_Festa_Statuti_2016_DSC_0022 “Asta e Bacchetta”, si è comunque svolta con sbandieratori e tamburini in evidenti difficoltà nell’esecuzione delle loro difficili esibizioni, riuscite grazie alla preparazione degli atleti in gara, frutto del costante impegno invernale. Quattro “numeri” di scuola non propriamente tradizionale, frutti di influenze nelle varie partecipazioni sul territorio nazionale; nell’ordine, dalla Contrada di Borgo, Castello, Coro, e Voltaia. A tutti dobbiamo riconoscere la qualità del suono, il miglioramento e la bravura soprattutto dei tamburini, alcuni giovanissimi, e la solita audacia e duttilità nel gioco della bandiera in questo tipo di esibizioni. Circa dieci minuti a Contrada, sempre con gli atleti in movimento nel cercare di governare gli strumenti maneggiati in situazioni oggettivamente difficili. Ha vinto Castello, abbiamo detto, superando di pochissimi punti, la Contrada del Coro, che, tra il pubblico, molti davano per favorita per la vittoria al termine delle esecuzioni. Come sempre, alcune rimostranze, molte incomprensibili a dire il vero, per la vittoria altrui, un po’ irriconoscenti per le decisioni di una giuria accettata inizialmente da tutti e poi, contestata clamorosamente. Tra le motivazioni, sicuramente, la volontà espressa da alcune Contrade, di non effettuare la manifestazione proprio a causa del tempo, ben lontano dall’essere sufficientemente garante della regolarità. Ma, dobbiamo dire, le condizioni erano le stesse per tutti, con minimali differenze; non crediamo sia giusto non riconoscere la vittoria altrui, proprio nella serata in cui, più che le divisioni, si festeggia l’unione della comunità di Piancastagnaio. Basterebbe considerare non una sconfitta la propria e allontanarsi da un clima tipicamente agonistico di sport che ben poco hanno da insegnare alla storia, rappresentata nella Festa degli Statuti. [gallery columns="5" link="file" ids="22617,22618,22619,22620,22621,22622,22623,22624,22625,22628"] Un’unione a cui è sembrata sottrarsi la Contrada di Voltaia che, apparentemente per protesta, ha interrotto la propria esibizione (ritenuta buona fino a oltre la metà), defilandosi inaspettatamente dopo una consequenzialità di errori a cui, gli esperti sbandieratori, non sono riusciti, loro malgrado, a interrompere. Dunque onore ai vincitori, la Contrada di Castello, che, con ragazzi giovanissimi (ricordiamo Simone Bruni, Nicola Bechini, Marco Guerrini, Gabriele Piccini, Amedeo Rossi, coordinati e allenati dai più esperti, Niccolò e Stefano Ragazzo), vince l’apprezzato scudo ligneo di Marco Giubbilei, nell’anno del seicentenario proprio degli Statuti, motivo della festa.]]>

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