Piancastagnaio. Presentato "Il gioco dei nomi", le indagini del Maresciallo Casati continuano…

Sabato 21 Gennaio, presso la Biblioteca Comunale, lo scrittore senese Luigi Bicchi, ha presentetato il suo terzo romanzo dedicato al sottufficiale dei Carabinieri, preannunciando nuovi episodi e nuovi contesti del personaggio L’evento promosso dal Comune di Piancastagnaio, la Pro Loco e la Gestione Associata delle Bioblioteche Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia, ha visto una folta e interessata partecipazione Una sala affollata, quella della Biblioteca Angelo Ferrazzani di Piancastagnaio, ha ospitato Sabato 21 u.s., la presentazione del libro “Il gioco dei nomi”, l’ultimo romanzo di Luigi Bicchi, che narra delle indagini e avventure del Maresciallo dei Carabinieri Casati. Luigi Bicchi, senese della Tartuca (come, giustamente, tiene a dirci), è tornato a Piancastagnaio dopo alcuni mesi, quando presentò i primi due libri che vedevano protagonista il sottufficiale della “Benemerita”,  il ”Gioco del tempo” (2014) e “Il gioco delle tombe” (2015), editi dalla Betti Editrice di Siena. L’appuntamento presso la Biblioteca Comunale, era stato promosso e organizzato dall’Amministrazione Comunale, presente con gli Assessori Sancasciani e Bensi, l’Unione dei comuni Amiata Val d’Orcia e la Pro Loco di Piancastagnaio, entrambe presenti con i propri rappresentanti. Molti gli appassionati della lettura in sala che hanno interagito con lo scrittore durante la presentazione, in un clima di cordialità e curiosità per la vicenda narrata nel “Il gioco dei nomi”, ma anche con il voler già avere anticipazioni sulla prossima avventura del maresciallo Casati. Abbiamo incontrato in esclusiva l’autore Luigi Bicchi, a cui abbiamo chiesto di raccontarci il motivo e l’ispirazione che l’han portato a immaginare, studiare e descrivere un soggetto così impegnativo e, in qualche maniera, delicato e degno ti attenzione come un Maresciallo dei Carabinieri: “Ho sempre avuto la passione per la lettura, in particolare per i cosiddetti romanzi gialli. Durante le tante letture, mi sono accorto che gli agenti delle forze dell’ordine, ad eccezione del Maresciallo Fenoglio nato dalla penna dello scrittore Gianrico Carofiglio, venivano rappresentati in maniera…per così dire… ‘sopra le righe’. Per questo – continua Bicchi – ho immaginato un personaggio che non fosse né eroe, né anti-eroe. Da qui l’idea del Maresciallo Casati. Un uomo che sente molto le inchieste che conduce, al punto che decide di abbandonare un certo tipo di vita, che sarà oggetto di nuovi episodi che racconterò in futuro.” Luigi_Bicchi_IMG_20170121_142453 Proprio per questo “sentire” il proprio lavoro, Casati si trasferirà a Murlo, nel senese, alla ricerca di un posto più tranquillo dove vivere. “Ma Casati è un po’ sfortunato – ci dice lo scrittore – tant’è che invece di trovare la tranquillità, si ritrova in una Murlo dove avviene un duplice omicidio che segnano un nuovo percorso nella vita del Maresciallo, che ho raccontato in questi primi tre romanzi e che proseguirà nelle prossime avventure. Ho scelto Murlo perché è un paese, per così dire ‘sparso’, costituito da più di quindici frazioni disperse in un territorio vasto, dove, le più conosciute sono Vescovado, Casciano e Murlo, dove quest’ultimo in realtà è formato dal solo castello, ben conosciuto.” Come confermatoci dallo stesso Bicchi, anche in questo romanzo, egli presenta gli aspetti psicologici del Maresciallo Casati, l’ambiente e le persone intorno a lui e le modalità di indagine, simili a quelle che si possono riscontrare nell’attività investigativa delle Forze dell’Ordine dello Stato. “Ho scelto la figura del Carabiniere semplicemente perché sono praticamente in ogni comune d’Italia, anche quelli più piccoli, e, dunque, visibili anche per la divisa, praticamente sempre indossata e conosciuti dalla gente che con loro si rapporta costantemente; – ci dice il Bicchi – la scelta è inoltre riconducibile al fatto che, occupandomi di mostre d’arte, ho avuto l’opportunità di conoscere da vicino i Carabinieri del Nucleo dei Beni Artistici ed il loro delicato lavoro, così come agenti di Polizia. Approfondendo la conoscenza di queste persone, mi son reso conto, che dietro ad all’importante ruolo e immagine per la gente, queste persone conducono, in realtà, una vita come la maggior parte di noi, coi soliti problemi e necessità familiari, conducendo una vita per così dire … normale, pur dovendosi confrontare con situazioni legate alla criminalità come delitti, furti, truffe e quant’altro che rappresentano comunque una diversità professionale fondamentale.” Un Maresciallo Casati, dunque, che lo scrittore Bicchi, dal Castello di Murlo, prima “casa” del sottufficiale, lo fa pian pianino uscire dalle mura medievali di una così piccola, pur bella, frazione, portandolo nei luoghi dove lo scrittore ha vissuto e vive, come Siena (Il gioco delle Tombe) e Firenze, con quest’ultimo “Il gioco dei nomi”. “Una Firenze fuori dal normale – ci descrive Bicchi raccontando un po’ la storia del suo ultimo romanzo – che pur in primavera è sotto un caldo afoso asfissiante ed opprimente; l’unico posto dov’è possibile sentire un po’ di fresco è il palazzo il Palazzo dei Leoni, dimora del conte Saverio Falcini di Valdera, dei suoi figli Alberto e Gualtiero, della governante Elide, del portiere Ernesto, del segretario Fontani, dell’autista Lastrucci. Un palazzo che ho arricchito anche con personaggi fiorentini comuni, come il libraio di Via San’Antonino, il gioielliere, il titolare dellLuigi_Bicchi_Il-gioco-dei-nomia gelateria ed altri, tutte situazioni e personaggi che traggo dalla conoscenza visto che son 50anni che vivo a Firenze.” Dunque un racconto sospeso nella fantasia che diviene realtà attraverso l’abile penna del Bicchi, che sentiamo quasi come parte protagonista del racconto, quasi ad essere lui stesso personaggio della vicenda. Anche il Palazzo dei Leoni è frutto della fantasia dello scrittore senese, un immobile storico metafisico abitato da una famiglia divenuta nobile nel 1938, che vive la propria realtà in un contesto controverso. La data, il 1938, non è un caso: “Si, è così – precisa il Bicchi – L’anno è proprio quello dell’introduzioni delle leggi razziali in Italia che nel libro è un po’ il filo rosso che collega le vicende e le indagini di Casati. Un richiamo, per riflettere su quel che è accaduto dal 1938 al 1943 e cercare, in qualche maniera, di capire e recuperare un pezzo di storia. In quegli anni, ad esempio, gli ebrei non potevano avere abitazioni importanti come, ad esempio, un palazzo, ma potevano avere una casa di dimensioni quanto bastava per viverci, o anche, non potevano avere una tenuta agricola ma un campo da poter soddisfare le proprie primarie necessità. La storia reale, ci dice, che proprio in quel periodo, ci fu una serie di finte vendite immobiliari compiacenti per evitare la requisizione dello Stato in base alle leggi razziali.” Un elemento fondamentale del romanzo dunque, frutto di una ricerca personale dello scrittore che ha interagito con la comunità ebraica fiorentina; un lavoro che è stato recensito dall’importante rivista Toscana Ebraica, che ne aveva apprezzato i contenuti ancor prima della pubblicazione. Proprio in questo contesto Generale dovuto al momento storico, chiediamo sulla vendita vendita reale o effettiva del Palazzo dei Leoni narrata… “E’ proprio così – ci dice il Bicchi – Nel racconto alla fine degli anni ’90, cominciano ad arrivare alcune lettere anonime a Palazzo che innescano una serie di situazioni che fan si che venga richiamato, dopo tanto tempo, a Firenze  il Maresciallo Casati, per svolgere la sua indagine senza esser conosciuto troppo dai fiorentini. Un’indagine che si basa sulla compravendita e, soprattutto, sulla morte improvvisa del Conte Falcini: il delitto della ‘camera chiusa’, in quanto avviene in un palazzo con le porte chiuse con all’interno cinque persone.” Ecco dunque il motivo del titolo del libro di Luigi Bicchi “Il gioco dei nomi”, le cinque persone nella “camera chiusa”, dove il Maresciallo Casati dovrà dire quello dell’omicida del Conte. Personalmente, durante l’affascinante presentazione del Bicchi, mi rivedo passare le immagini di sceneggiati degli anni ’60, come il Commissario Maigret o il più recente Hercule Poirot degli anni ’90, personaggi diversi ma con caratteristiche che rivedo nelle parole dell’autore, che , quasi alla fine del nostro incontro, ci regala una sorpresa: “In quest’ultimo racconto, c’è qualcosa di più rispetto agli altri due precedenti: il Commissario Casai si innamora e quindi, non solo un giallo, ma anche una storia d’amore ad esso parallela come alla storia della famiglia Falcini di Valdera. Tant’è che nel finale ringrazio il regista Akira Kurosawa, regista del film Rashomon, il film delle ‘mille verità’, così come quelle dei personaggi del mio racconto che si intersecano una con l’altra in una matassa che il buon Casati scioglierà dinanzi ai cinque indiziati, raccontando la sua verità all’interno della camera chiusa, come un Poirot del tempo.” Una storia che ha sicuramente affascinato i presenti che hanno gremito la sala principale della Biblioteca Comunale  Ferrazzani di Piancastagnaio, che va a chiudere una prima fase dell’uomo e carabiniere Casati che, nel prossimo racconto, il quarto, quando Bicchi farà entrare il suo personaggio nella cronaca, in una storia che lo vede in un episodio di gravidanza mal gestita, che comporterà la perdita della vita della giovane donna. Lo stesso avverrà anche per il quinto romanzo sul Casati, che indagherà sul fallimento di una cooperativa, in una serie di fatti dai risvolti drammatici. Luigi Bicchi sarà il prossimo 27 Gennaio alla libreria IBS di Via de’ Cerretani di Firenze, così come al Salone del Libro del capoluogo toscano e forse tornerà anche al Salone del Libro di Torino, dove era presente lo scorso anno. Ma, visto il successo e anche l’affetto ricevuto a Piancastagnaio, lo attendiamo sull’Amiata al più presto, ringraziandolo per l’esclusiva intervista rilasciata.]]>

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