Sono già alcune centinaia i visitatori al monumento trasformato nella casa del “babbo” più desiderato dai bambini in questi giorni. Tra questi anche noi, che proviamo a raccontarvi la nostra esperienza La visita alla “Rocca di Babbo Natale”, una delle attrazioni principali di “Favoliamo verso il Natale” 2017, inizia già ai piedi del Castello, nella casina di legno del punto informativo, per segnarsi a uno dei gruppi che a turno saliranno e per ricevere documentazione e spiegazioni sulle iniziative natalizie di Piancastagnaio. Salita la scala in sasso esterna, dopo aver salutato Babbo Natale di legno all’esterno, si entra nell’affascinante roccaforte e appena varcata la grande porta-cancello, ci si immerge subito in un particolarissimo ambiente, dove il medioevo si confonde, anzi, si rinnova, con l’attuale degli addobbi dai colori e le forme natalizie. Prima di entrare, saliti i primi gradini del piazzale interno la Rocca, sembra di essere a bordo di una grande slitta di legno, tutta fatta a mano, trainata da tre renne illuminate e immersa in un bosco di abeti di Natale illuminati: è la slitta di Babbo Natale e dei suoi elfi, lasciata lì, forse per il freddo e la neve che inizia a cadere come improvvisa, così da riscaldarsi nella sua casa, anzi, Rocca. Chissà, cosa penseranno i bambini dinanzi a me… Entrando nelle stanze al piano terra del grande mastio senese-aldobrandesco, ci si trova subito all’Ufficio Postale, pieno di letterine per Babbo Natale, lasciate dai piccini, coi loro desideri di dono e le innocenti speranze della tenera età e dell’adolescenza. Attraverso una comoda e sicura scala di legno, si accede al piano soppalcato: è la stanza dei divertimenti dove i bimbi svolgono attività ludiche di ogni tipo in compagnia di “Mamma Natale”, che racconta favole, insegna a colorare, ascolta e risponde alle curiosità. Si esce e lo sguardo va all’insù: inizia sotto fiocchi di neve come palline, la vera scalata al mastio, alla casa vera di Babbo Natale ricavata all’interno delle sette stanze, raggiungibile attraversando il piccolo ponte di legno levatoio e varcando una pesante porta di ferro; prima lo sguardo che si apre intorno a me, verso una buona parte dell’Italia Centrale, un po’ nascosto ma, allo stesso ancor, più bello, per i fiocchi di neve che ci pungono il viso gelato dal vento. Si entra così all’interno della Rocca di Babbo Natale; subito, un grande camino acceso accoglie i visitatori e i già attoniti bambini, ben a bocca aperta, spalancata per molti. La magia già si sente, si vede anche; due grandi alberi di Natale illuminati, fanno bella mostra di se, con ai pieni grandi scatole di doni rosse e oro da portar via. Entriamo nella successiva stanza, al solito piano e troviamo la cucina di Babbo Natale, sicuramente uno degli angoli più belli della “sua” Rocca. L’ambiente racconta la tradizione eno gastronomica locale; in una madia sacchi di castagne, farina, noci; una tavola, un forno con il pane appena cotto, un lavandino in pietra locale con sopra porta mestoli, mestolini, passini, tutti in legno o in ferro. Accanto la dispensa a ripiani con la frutta secca e sciroppata, biscotti, legumi, cereali; un’altra madia con cesti di frutta di stagione. Ancora un grande paiolo con la polenta, cibo amiatino, una volta vero e proprio sostegno per queste genti. La tavola imbandita, è ben apparecchiata, fatta con elementi naturali come il legno coimprese le posate, i piatti, i bicchieri, le ciotole. Fa bella mostra di se una vecchia scala di legno, usata, come una volta. per appendere reste d’aglio, uva da far passire, pannocchie di granturco a seccare. La damigiana di vino, l’olio e il fiasco, completano una cartolina di qualche decennio fa che, forse, bisognerebbe ristampare anche nelle case. Si sale al secondo piano… qui l’aria si fa più “seria”… siamo nell’ufficio di Babbo Natale, quello dove lui assolve i suoi compiti: leggere le letterine e organizzare il viaggio con le sue renne, lasciate con la slitta giù in fondo, all’ingresso, nel bosco che s’imbianca. Uno bellissimo studio, ricco di particolari con una grande scrivania in legno con su un vecchio telefono a disco, un’antica macchina da scrivere, una pergamena, un libro rosso, librerie, quadri, una grande piantina della terra e un mappamondo per sapere dove andare. Non poteva mancare un grande albero di Natale con ai piedi le scatole dei regali, già pronte da portare a chi le aspetta ansioso. Accanto si entra nella parte più intima della casa: la camera da letto di Babbo Natale. Appena entrati ci si trova dinanzi al grande letto, tutto colorato di bianco e di rosso, dallo schienale di legno con su disegnato Babbo Natale addormentato con la sua renna nel cielo: lui su una nuvola a fare da materasso, lei appoggiata sulla luna e le stelle, così come i disegni dei comodini posti a lato. Lanterne, candele, valigette, bauli, armadi, comò e una poltrona bianca; poi il solito albero e i doni. Tutto ben messo e sistemato, valorizzato e in armonia. Il viaggio all’interno del sogno della Rocca di Babbo Natale continua. Dopo aver visitato la sala d’ingresso, la cucina, lo studio e la camera da letto, si sale ancora per trovarsi di fronte la grande sala giochi, ricchissima di giocattoli di ogni tipo, tutti tradizionali che parlano di quel passato che riempie gli occhi dei bimbi di oggi e fa tornare bambini i propri genitori e, ancor di più, i nonni. Il pavimento della sala, è quasi tutto occupato dal trenino che corre all’infinito; intorno a lui, l’albero di Natale, posto al centro della parete, con ai lati due grandi pupazzi di peluche: una renna che si dondola sull’altalena ed un orsacchiotto che ci prova. Tanti gli oggetti e i particolari, tra cui un richiamo alla montagna, l’Amiata ovviamente, con tre slitte di legno attaccate alle pareti e vecchi balocchi di bambini. Accanto alla sala giochi ,si entra in un mondo all’opposto, virtuale, senza luci per far vedere, proiettato su una parete, la fabbrica dei giocattoli di Babbo Natale in Lapponia: un esperimento, riteniamo, quasi un video gioco: la tecnologia, ha fatto il suo ingresso a casa di Babbo Natale. Si continua a salire e si arriva al culmine della grande torre; è qui che troviamo proprio il personaggio più atteso, il padrone di casa: Babbo Natale. Qui finisce l’attesa, la ricerca e si concentra nella scoperta, l’attenzione massima di tutti i bimbi, saliti in cima al mastio senese-aldobrandesco senza fatica. Tutti a bocca aperta, come i più grandi, pronti a fotografare i propri piccini, magari rivedendosi nell’obiettivo o sperando in una foto anch’essi con l’uomo dalla barba bianca. Ogni bambino vuole andare in collo a Babbo Natale, farsi coccolare, abbracciare, parlare, fotografare a ricordo di un’esperienza probabilmente unica, da gustare come le caramelline e le “leccanatale” prese nelle ceste. La casa di Babbo Natale finisce qui; sopra le pietre, il cielo. Ma il viaggio, quello vero, non è finito. Forse è proprio qui che inizia, spinto dalla fantasia, dall’emozione di questi bambini così felici di accarezzare una realtà vera, disegnata, colorata con gli occhi dell’innocenza e che han visto quel che volevano vedere e che magari neanche c’era. Come chi davvero non c’è più e solo un anno fa era proprio qui. (Ciao zio, Auguri). Un grande complimento agli organizzatori e a tutti coloro che hanno preparato questa bellissima rappresentazione natalizia, proprio in quell’ambiente medievale che, solo due anni fa, sembrava così difficile da esserne spazio e che l’intelligenza e il gusto, l’han reso bello, elegante, affascinante, spiritoso e, soprattutto, aperto. [gallery columns="5" link="file" ids="37092,37091,37090,37088,37087,37086,37085,37084,37083,37082,37081,37078,37076,37075,37074,37073,37072,37071,37070,37069,37068,37067,37066,37065,37064"]]]>