I giorni più intensi della settimana Santa per il parroco di Piancastagnaio e la comunità dei fedeli Don Gianluca Emidi, parroco di Piancastagnaio da circa 8 anni, che compirà, il prossimo Maggio, 25 anni di sacerdozio si appresta a celebrare i riti più significativi della settimana Santa. Giorni intensi anche per gli impegni legati al ministero sacerdotale, che, da oggi, Giovedì Santo, lo vedranno assieme alla sua comunità parrocchiale, percorrere questi giorni di fede, tradizione e mistero, che porteranno alla resurrezione di Gesù Cristo. Giorni in cui Piancastagnaio, come tutte le comunità dell’Amiata, si raccolgono attorno alla propria intimità, quel rumoroso silenzio che avvolgerà il paese dopo la liturgia dell’adorazione della croce, momento profondo e intenso, che segnerà, come ogni anno, l’anima e il pensiero dei fedeli. Abbiamo incontrato Don Gianluca ieri sera, alla vigilia del Giovedì Santo che conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. La messa vespertina “in Coena Domini”, sarà l’inizio del Triduo pasquale, i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Don Gianluca, siamo ormai a Giovedì Santo, nel pieno di una una settimana, quella Santa, tradizionalmente sentita dalla comunità di Piancastagnaio e in tutta l’Amiata: “Vivo intensamente questi giorni. Se per i cristiani, questi giorni, i giorni della salvezza, sono i più importanti dell’anno, come parroco devo svolgere il mio ministero sacerdotale; lo faccio con gioia e consapevolezza, accogliendo e stando assieme ai fedeli nelle celebrazioni e nelle confessioni.” Per il cristiano, sono anche giorni del mistero “Nella Chiesa, quando si parla di mistero, non si intende un qualcosa di misterioso, ma quel che deve essere svelato, rivelato. Dio si è rivelato, appunto, si è fatto conoscere attraverso Gesù Cristo, il quale ha parlato all’uomo anche con la sua morte, come dire che Dio ci ama così tanto, da non risparmiare se stesso. Un mistero che possiamo conoscere proprio perché Dio ce lo ha svelato.” Dio ci dà così un messaggio senza fine… “Dio è Amore, null’altro. Una definizione, solo apparentemente breve, ma in realtà infinita, dimostrata proprio attraverso la crocifissione di Cristo. La resurrezione non è semplicemente vita dopo la morte, ma è respirare per sempre, in vita, in morte e nell’eternità, della vita di Dio. Sarebbe poca cosa pensare alla resurrezione come un qualcosa dopo la nostra morte; la resurrezione di Cristo ci chiede di vivere ora da risorti, di fare ora le scelte di vita. Giovedì, con la lavanda dei piedi, uno dei momenti più suggestivi. Quale il suo significato? “Dio è Amore, anche in questo caso, il significato è in queste pochissime parole. Gesù, nell’ultima cena, dice che da quel momento in avanti, dopo la sua donazione totale, la sua presenza sarà diversa, nella forma dell’Eucarestia. Gesù dice anche, che il vivere in questo mondo, deve caratterizzarsi dall’amore. Per darci questo messaggio, Gesù fa un segno d’amore forte verso i dodici apostoli lavando loro i piedii, un gesto dove non erano totalmente obbligati neanche gli schiavi del tempo. Gesù lo fa, volontariamente, anche dinanzi alla volontà contraria di Pietro. Il significato della lavanda dei piedi è ancora l’amore, col dedicarsi fino in fondo, senza limiti o reticenze. Anche il sacerdote, ripete le gesta di Gesù verso la sua comunità “Gesù lo ha fatto verso i discepoli. Noi sacerdoti, dovremmo farle questo gesto verso le persone che rappresentano la Chiesa ma anche la società, nel significato che Dio si inchina ai piedi, alla vita, di ogni persona. Per questo, qui a Piancastagnaio, dove i bambini della prima Comunione rappresentavano, con un volontario, i dodici apostoli, abbiamo deciso, da questo Giovedì Santo, di avere tra i dodici, uomini e donne della società, compresi i richiedenti asilo politico presenti a Piancastagnaio. Riconosciamo la presenza di Dio in ogni persona e, come Chiesa, ci inchiniamo e ci prestiamo a significare di farlo verso tutta l’umanità. Venerdì Santo, la comunità intera, anche attraverso le rappresentanze sociali e storiche, si ritrova nella suggestiva e significativa processione, dopo l’adorazione della croce del pomeriggio, nel tempo del silenzio, dove le campane non suonano da ore e non lo faranno fino alla notte di Pasqua… “Il Venerdì Santo è un giorno molto sentito proprio perché Dio, in Gesù, assume tutta l’umanità e anche la morte, attraverso la sofferenza. Tutti ci sentiamo particolarmente toccati in questo, rivivendo anche i nostri momenti di sofferenza e di una sorte di morte spirituale che la vita, talvolta, ci presenta. Dal punto di vista, strettamente ecclesiale, si dà grande risalto alla processione della tarda sera, che, liturgicamente parlando, pur essendo una tradizione così intima per tutti, non dice tutto il messaggio del Venerdì Santo. Il momento liturgico è nel pomeriggio, alle 15, l’ora in cui, come dice il Vangelo, Gesù spirò dandoproprio il suo spirito al mondo. In Chiesa, proprio in quell’ora, c’è l’adorazione della croce, sicuramente un momento a cui tutti si dovrebbe partecipare per il suo profondo significato. Rispetto ad aspetti sicuramente suggestivi e significativi della processione, l’adorazione ti mette dinanzi alla croce di Cristo, con il gesto del sacerdote che si stende sul pavimento della chiesa, prostrandosi in adorazione mentre ogni cristiano lo fa nel proprio cuore. Un momento intensamente intimo, che coinvolge ancor più intimamente.” La sera prima, i fedeli si recano in quelli che popolarmente vengono chiamati “i sepolcri” “Il loro vero nome sarebbe gli altari della reposizione dove viene contemplata la presenza di Gesù attraverso l’eucarestia, da lui istituita durante l’ultima cena. Il venerdì pomeriggio, nella liturgia dell’adorazione della croce, non c’è una messa e non viene consacrata l’eucarestia che verrà presa proprio il giovedì sera, dagli altari della reposizione. Piancastagnaio, ma un po’ tutte le comunità amiatine, hanno sempre avuto un particolare atteggiamento in questi giorni della settimana Santa; sembra quasi che la comunità si trasformi, cambi il proprio atteggiamento in un modo di essere diverso… “Sono a Piancastagnaio da circa 8 anni e vivo in una comunità passionale, in ogni senso; una caratteristica amiatina. Una passione che ritrovo anche nella religiosità della gente di Piancastagnaio. Si fa fatica a trasmettere alle nuove generazioni i grandi significati della Pasqua e delle sue ritualità. Non credo ci sia una trasformazione in questo periodo; c’è, invece, chi porta questa gioia pasquale tutto l’anno e, in questi giorni, è bello vedere sentimento e passione vere nella partecipazione. Una Pasqua contraddistinta, ancora una volta, da situazioni tragiche per l’umanità e per la comunità cristiana, colpita proprio il giorno della Domenica delle palme, da atti terroristici… “Purtroppo sono anni che la Pasqua si celebra tra le guerre e atti terroristici. In questi attentati indiscriminati ci sono tutti, di qualsiasi credo e accadono accanto a noi, in situazioni nuove e diverse. Da molti anni, aumenta il numero delle persone che vengono uccise perché credenti, perché cristiane. Papa Francesco, ogni tanto ce lo ricorda, facendo riferimento al fatto di come oggi, ci siano più martiri oggi che nelle persecuzioni nei primi tempi della Chiesa. La Pasqua dovrebbe darci la prospettiva della vita. Perché non si rinuncia alla propria fede, a questo credere che Dio si è rivelato a Gesù perché sa che ne vale la pena. Il cristiano non si tira indietro, ha un amore che mi arde dentro e, ad esso, alla mia fede, non rinuncio. Nessuno cerca la morte, ma, questo è il percorso. Gesù sulla croce disse <<Padre, perdona loro perché non sanno quello che sanno>>… e questo questo vale per tutti noi nell’errore. ]]>
Pingback: Piancastagnaio. Il Triduo Pasquale, con i suoi riti e celebrazioni. Il Parroco Don Gianluca: “Dio è Amore.” | Cosvig