Amiatanews (Marco Conti): Piancastagnaio 04/08/2020
Disappunto per lo stato di abbandono: “Solleciterò l’intervento del Ministro Costa”.
Il critico d’arte e parlamentare italiano a Piancastagnaio per la mostra di Pietro Annigoni. Durante un tour nel territorio amiatino, ha visitato domenica anche lo stabilimento minerario inserito nel Parco Nazionale Museo delle Miniere del Monte Amiata ma chiuso ormai da circa due anni per motivi di sicurezza.
La visita del prof. Vittorio Sgarbi a Piancastagnaio, in occasione dell’inaugurazione della mostra di Pietro Annigoni, non poteva certamente passare inosservata e, così, è stato.
Venuto a conoscenza dell’importante evento artistico-culturale, alcuni giorni fa il critico d’arte e parlamentare italiano aveva espresso, durante una sua telefonata all’amico Sindaco Luigi Vagaggini, il desiderio di venire a visitare la mostra, confidando di salire a Piancastagnaio proprio la sera dell’inaugurazione, di ritorno da una serie di incontri che lo avrebbero visto protagonista dapprima in Versilia (venerdì) e il giorno dopo nella terra etrusca di Sutri e Tuscania. Intorno alle 22:30 di Sabato l’arrivo di Sgarbi; dopo un momento conviviale, l’ingresso alla mostra ospitata all’interno della Rocca di Piancastagnaio che, di notte, esprime ancor più il suo indubbio fascino.
Il critico d’arte ha così potuto ammirare le opere del maestro Pietro Annigoni accompagnato dallo stesso Sindaco Vagaggini, il curatore Emanuele Barletti, la signora Tesoro Annigoni e l’Assessore alla Cultura di Piancastagnaio Roberta Sancasciani. Con loro, anche l’artista Patrizia Almonti, incaricata di dipingere il prossimo Palio e autrice dell’opera in ceramica “Alma Pianese”, un omaggio alla comunità locale.
Un’ambientazione ritenuta ideale da Sgarbi, quella realizzata all’interno di un “monumento-simbolo che, con le sue sale medievali squadrate e di simil misura, si presta a molteplici tipologie di eventi espositivi”, potendo oltretutto garantire una vista di tutto rispetto ad ogni ora del giorno, godibile dalla terrazza panoramica del grande mastio.
Sgarbi ha voluto testimoniare come anche piccoli centri quali Piancastagnaio, se sorretti dalla volontà del fare e da una corretta progettazione, possono ambire a essere punti di interesse per eventi artistici culturali di prestigio, tra l’altro inseriti in contesti favorevoli quali la vivibilità, le bellezze storiche, sociali, ambientali e naturalistiche con tipiche tradizioni popolari caratterizzanti i borghi di un comprensorio molto generoso sotto questo aspetto sia per i turisti che per gli stessi abitanti. Un connubio sicuramente da valorizzare sempre più attraverso proposte e scelte condivise.
Attratto in tal senso e da alcune informazioni su quel che il territorio propone, Sgarbi è voluto rimanere a Piancastagnaio così da poter visitare il giorno seguente alcuni luoghi di interesse del comprensorio amiatino, conosciuti ma non visitati, motivo “di riflessione e arricchimento personale”.
Una domenica dedicata ad alcuni siti storici, artistici e naturali del comprensorio amiatino e della Valdorcia, seguendo anche il consiglio del Sindaco Vagaggini. Il tour pianificato prevedeva la visita alle ex miniere di mercurio del Siele e del Morone, alla Rocca Silvana di Selvena, al castello della Sforzesca di Castell’Azzara, all’Abbazia di Abbadia S. Salvatore e il suo museo, al Fosso Bianco di Bagni di S. Filippo per concludersi con la Valdorcia. A questi, si è aggiunta anche la visita a Floramiata, dove Sgarbi ha rilasciato una dichiarazione relativamente alla statua di Paolina Borghese del Canova danneggiata pochi giorni fa, andata in onda sui TG della sera.
Abbiamo avuto l’opportunità di essere con Vittorio Sgarbi accompagnandolo durante la visita agli stabilimenti minerari del Siele nella tarda mattinata di domenica. Nati intorno alla metà del 1800, essi sono considerati i primi giacimenti per l’estrazione del cinabro e la produzione di mercurio a livello industriale con centinaia di addetti e con un’organizzazione anche dal punto di vista sociale; un villaggio vero e proprio, con tanto di scuole e una serie di servizi per operai, dirigenti e famiglie. Nell’area poi sono nati altri insediamenti come quelli dell’Argus, Abetina e Solfarate, dando vita a un polo minerario di rilevanza mondiale assieme agli altri giacimenti del Morone (Selvena) e di Abbadia S: Salvatore che, assieme ad altri siti, fanno parte del Parco Nazionale Museo delle Miniere dell’Amiata, nato quasi 20 anni a tutela, conservazione, miglioramento e promozione dell’epoca mineraria amiatina. Un ente che, a dire il vero, sta attraversando un periodo oggettivamente difficile, di stallo, con forti preoccupazioni per l’abvandono e la possibile perdita di parte di un patrimonio industriale, storico e sociale unico nella sua fattispecie.
Al Siele i primi forni Cermak Spirek, poi i più moderni Pacific, ciminiere, sale officine, gallerie tra cui l’Emilia (la sola ad oggi percorribile sull’Amiata) e molti altri manufatti.
Lo stesso Sgarbi, che ha voluto fare una visita approfondita di circa due ore, ha espresso tutto il proprio disappunto nel vedere uno stabilimento che, ormai chiuso da circa due anni, si trova in condizioni di evidente degrado e che rischia di rendere vane le opere di bonifica e il recupero negli anni passati di molte delle sue strutture e manufatti, oltre a vanificare i motivi di una serie di iniziative pubbliche che hanno visto la presenza anche di esponenti governativi e studiosi. Una situazione del resto più volte denunciata dallo stesso Sindaco Luigi Vagaggini, già Presidente del Parco e attualmente nel CdA nominato dal MiSE.
Vittorio Sgarbi, paragonando “questo importante patrimonio a un’opera d’arte inestimabile”, ha espresso la volontà di impegnarsi direttamente verso il Ministro Sergio Costa (Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare) così da dare il proprio contributo alla tutela del sito minerario espressione di archeologia industriale mineraria.
“Qui si respira il tempo e il sacrificio di un periodo storico e sociale fondamentale di queste comunità. Percorrere la galleria Emilia è stato emozionante e motivo di comprensione di quel che accadeva nelle viscere di questa terra; un percorso nel lavoro e nell’anima di chi ha lavorato qui in condizioni difficili. Tutto qui deve tornare a essere di tutti. E’ necessario dare una risposta concreta per non interrompere quel forte legame che ancora stringe molte delle popolazioni amiatine al periodo minerario che, pur conclusosi ormai da alcuni decenni attraversando anche il periodo della riconversione, deve rimanere vivo e motivo di massimo rispetto per quel che rappresenta, di studio e di prospettiva.”
Le foto non siglate Marco Conti – Amiatanews, sono state gentilmente concesse da G.T. che si ringrazia.