Alessandro Conti, porta in trionfo Giosuè Carboni con il fortissimo Jake nel seicentenario degli Statuti. Un Palio al “bacio” per la Contrada di Via XX Settembre che porta a tre le vittorie negli ultimi cinque anni. Una corsa bellissima dove tutte le Contrade hanno dato quel che potevano e volevano. Tre Palii in quattro anni, vinti dal Capitano Alessandro Conti, tre negli ultimi cinque per Voltaia, che riporta dopo un anno, il cencio nella Contrada di Via XX Settembre, tra la gioia di un popolo che lo ha preteso, voluto, ambito e che ora se lo gode in ogni suo istante, dentro le sue mura, come tradizione. Una Capitaneria giovane, anzi, giovanissima quella voluta da Conti, il quale ha voluto condividere con i Vice Capitani Giulio Agnorelli e Alessio Magini, e con una stalla altrettanto giovane (Stefano Giglioni, Claudio Benanchi e Matteo Bocchi), un Palio per niente facile, anche per il fatto che Voltaia, aveva scelto di correre col già vittorioso Jake della scuderia Walter Pusceddu, e, dunque, senza appello (o quasi) in caso di sconfitta. A questo, la Capitaneria ha voluto aggiungere la scelta di Giosuè Carboni (Carburo), portandolo per la prima volta a Piancastagnaio, ignaro della pista, di tutto o quasi, di tutti o quasi. Un rischio, frutto di un coraggio che nei primi giorni di Agosto, aveva portato lo stesso Capitano Conti, a far uscire un comunicato stampa, con cui annunciava la scelta del fantino sardo, andando a togliere di mezzo ogni decisione ancor prima di vederlo all’opera nelle prove libere tra Luglio e Agosto. Un Palio bellissimo che ha visto al canape, all’ordine del mossiere Antonio Gagliardi, fantini già conosciuti e esperti a Piancastagnaio, a cominciare da Giuseppe Zedde con il suo “Cra Cra”, Andrea Mari con “Tiger” e Francesco Caria con “Giovanni” (elencati per numero di presenze). Una mossa relativamente giovane, che il Sign. Gagliardi ha ben dato e, complessivamente, gestito bene, pur subendo più richiami che dandone, a dire il vero, dovuti essenzialmente al timore di qualche calcio di troppo fra i due canapi, come accaduto nella prova della sera prima tra Voltaia e Coro. Il tutto complicato dal fatto che il sorteggio aveva messo affianco proprio le due coppie rivali, nell’ordine, partendo dallo steccato, prima posizione, Voltaia, Coro, Castello e Borgo. Quattro mosse false dovute, prevalentemente a forzature, dove, in particolar modo nella prima, c’è stato un attimo di apprensione, con il canape che non è sceso bene ed è rimasto tra le zampe del cavallo Jake di Voltaia e che ha visto lo stesso Carboni venir giù dal cavallo, tra il cadere e lo scendere, per prendere prontamente per le redini il suo purosangue onde non lasciarlo da solo per la pista. La mossa decisiva, ha visto sostanzialmente il rispetto delle posizioni, con Borgo, la quarta ad entrare, che si è fatta sorprendere leggermente più arretrata rispetto alle altre che hanno fiancato quasi tutte assieme, con Castello prendere subito la prima posizione, seguita da Voltaia e Coro per chiudere con Borgo. Un primo giro velocissimo di Cra Cra, portato abilmente da “Gingillo”, che, come al solito, alla mossa e nei primissimi giri, conferma tutto il suo valore di fantino partente, al di là del cavallo montato. Una mossa aspettata un po’ da tutti, che vedevano proprio il purosangue di Catello favorito nei primi tre giri e in calo negli ultimi due con Jake di Voltaia che, sempre nelle previsioni, doveva divenire protagonista della corsa nelle fasi finali. E così è stato, ripercorrendo quasi il Palio del 2014, quando Voltaia con il solito Jake, passava il Coro con lo stesso Gingillo, proprio all’ultima curva. Stavolta il sorpasso è avvenuto poche decine di metri prima, quasi alla fine della dirittura delle “Tribune nuove”, dopo che, per almeno un giro Castello era riuscito a tener dietro Voltaia in tutti i modi, riuscendoci, non potendo nulla nelle fasi finali; Gingillo non ha avuto altra scelta, a quel punto, di ostacolare la rivale Borgo che rinveniva fortissima con il potente Giovanni e Francesco Caria, in un Palio che li ha visti, dal terzo giro in poi protagonisti della corsa, dopo aver passato il Coro con Tiger e Andrea Mari. Un Palio bellissimo, tirato fino alla fine, come in molti ci si aspettava, anche per le caratteristiche della nuova pista, più stretta e meno regolare nelle curve, ma, soprattutto, per la qualità e l’equilibrio dei quattro cavalli almeno nei 1.200 metri e, ovviamente, la preparazione fisica dei fantini. Alla fine ha vinto il più forte dei purosangue presenti, con un Carboni che ha saputo attendere il giusto momento, sentendo il suo Jake sempre rispondere alle sollecitazioni, anche quando non riusciva a esprimere a pieno l’azione di galoppo. Un Palio che ha visto nell’ombra un Andrea Mari, pur arrivato non lontano dai primi, ma che mai è sembrato essere nella corsa. Un Andrea Mari che era salito sull’Amiata con forti ambizioni e che, soprattutto alla mossa, ha cercato di dettare le cose con la sua esperienza e personalità. Borgo, terminato alla fine secondo, ha fatto un bel palio con un Caria che, a parer nostro, doveva avere più decisione nelle fasi della mossa che l’ha colto un po’ impreparato, forse disturbato dal richiamo ufficiale da parte del mossiere Gagliardi. Castello esce dal campo con un Palio corso più che bene da parte di Cra Cra e Gingillo, a cui, a parer nostro, in questa corsa, nulla può esser chiesto di più; Giuseppe Zedde è uscito pronto dai canapi e ha condotto un primo giro velocissimo, ha cercato di amministrare e contemporaneamente difendersi, chiudendogli le traiettorie, dagli attacchi di Voltaia, cedendo solamente nel finale, quando s’è giustamente preoccupato di non far passare la rivale Borgo, quando il Palio era ormai perso, dopo il sorpasso subito negli ultimi duecento metri. Voltaia ha vinto dunque il suo 11° Palio, il Palio delle “ricorrenze”, i 600 anni degli Statuti e il 40° dal 1979, ma ha vinto anche il Palio delle coincidenze, di un destino scritto inconsapevolmente dalla stessa autrice Cecilia Rigacci che ha realizzato, direttamente o in collaborazione, proprio le opere che sono all’interno delle due Contrade rivali, Coro e Voltaia. Nel 2009 il Palio con Carlo Sassi e il poeta Federico Onoferi e il Cupello vinto dal Coro sempre nel 2009; nel 2015 il Cupello vinto da Voltaia e, per l’appunto, questo Palio 2016. I contradaioli di Via XX Settembre, avevano sperato nei segni nel dipinto, come l’arco del Santuario della Madonna di San Pietro. A questo, il famoso deto “non c’è due senza tre”, come le corse e le vittorie del purosangue Jake. Ora in Via XX Settembre occorre un’altra mano, a contare i Palii dal 1979: sono infatti 11 le vittorie della Contrada (1983, 1984, 1985, 1987, 1991, 1993, 1996, 2003, 2012, 2014 e 2016), che sembrano proseguire verso con una nuova generazione di dirigente, dopo quella erroneamente non valutata negli anni 2000. All’attuale Priore, Alessandro Ascone, il compito di mai interrompere un percorso contradaiolo in equilibrio co,l tempo. A conclusione permetteteci un pensiero per il prof. Gilberto Madioni, dimenticato “cittadino onorario” di Piancastagnaio; una ricorrenza nemmeno accennata, in un Palio celebrativo che, come altre volte, si dimentica di coloro che han contribuito alla sua bellezza, almeno sotto l’aspetto artistico, storico e intellettuale. Una bellezza certificata da firme di valore anche internazionale, ben esposte da anni nei corridoi del Palazzo Comunale e nei libri catalogo a ricordo informativo. La stessa Rigacci fu presentata dal Madioni che, nella sua casa senese di Vico Alto, vorremmo salutare e dedicargli il nostro ringraziamento, in amicizia e rispetto. [gallery columns="6" link="file" ids="22766,22767,22765,22764,22763,22761,22760,22759,22758,22757,22756"]
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